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USA2020

Usa 2020

Trump o Biden? Tra Londra e Washington sarà sempre "special relationship"

Nei tanti sondaggi di queste settimane solo il 19 per cento degli interpellati in Inghilterra dice di avere fiducia in un secondo mandato di Trump alla casa Bianca. Ma si sa, si vota solo in America. Da Londra l'analisi del corrispondente della Rai

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di Marco Varvello
A domanda, l’altro giorno Boris Johnson ha risposto con la formula tradizionale di ogni Premier britannico: “Chiunque sia il Presidente americano, senza dubbio continuerà la relazione speciale tra i nostri due Paesi”.
Rapporto unico, forgiato dalle comuni radici, dalla storia coloniale, dalla guerra di indipendenza americana, dai tanti miracoli economici sincronizzati, dalla lotta insieme contro il nazismo, dalla alleanza transatlantica di cui Washington e Londra sono i pilastri. Ma è altrettanto vero che non è indifferente chi sia l’inquilino della Casa Bianca.

Se Donald Trump vincerà un secondo mandato il primo a congratularsi tra i leader stranieri sarà certamente Boris Johnson, che con Trump ha condiviso in questi anni un buon rapporto personale. Per non parlare del sostegno americano in quella battaglia a cui Johnson deve l’arrivo a Downing street, cioè la Brexit. Spesso soprannominato il “Trump britannico”, il Premier inglese ha goduto di questa alchimia di carattere.

Entrambi popolari e populisti, politicamente scorretti e guasconi. Trump aveva più volte criticato pubblicamente i tentennamenti di Theresa May e lodato invece il colpo di piccone che Johnson ha dato all’Unione europea con il suo “Get Brexit done”, facciamo la Brexit finalmente. Lo slogan con cui ha trionfato nelle elezioni del dicembre scorso.

Ma Trump è anche il Presidente che vuole “America first” sempre e su ogni tavolo negoziale. Per questo non si prospettano certo come una passeggiata le future trattative per un trattato di libero scambio transatlantico, che nei disegni britannici dovrebbe sostituire in gran parte l’interscambio con il mercato unico europeo.

Pure il disimpegno progressivo dell’amministrazione Trump dagli organismi internazionali, a cominciare dalla NATO per arrivare all’ONU, non è stato condiviso da Londra. Anche perchè esporrebbe il Regno Unito alla necessità di un maggiore ruolo di supplenza sulla scena internazionale. Per non parlare di dossier come Iran o cambiamenti climatici, dove il governo Johnson resta saldamente legato alle posizioni europee.

Ma anche con Joe Biden Presidente degli Stati Uniti non mancherebbero i problemi, a cominciare dall’antipatia personale.  Biden ha definito Johnson  “ fisicamente ed emotivamente un clone di Trump”.

Memore delle radici irlandesi della sua propria famiglia e di milioni di elettori americani, Biden ha pubblicamente diffidato il governo britannico dal mettere in pericolo con la Brexit l’accordo di pace per l’Ulster firmato nel 1998.

Ma è anche vero che lo sfidante di queste Presidenziali  riporterebbe la politica estera americana nell’alveo tradizionale di cooperazione multilaterale, dove il Regno Unito ha sempre avuto un ruolo privilegiato. Ed anche i negoziati commerciali potrebbero seguire linee meno conflittuali, nel reciproco interesse di scambi rafforzati, una volta che il mercato britannico non sarà più sottoposto alle norme europee. Biden certamente guarderà con più attenzione di Trump a Berlino e Parigi, ma nemmeno lui potrà fare a meno della sponda britannica, soprattutto nei dossier di sicurezza e difesa.

Insomma la “special relationship” tra le due sponde dell’Atlantico è destinata a continuare in ogni caso, come ha detto Johnson sulla scia di tutti i suoi predecessori. Chi invece sembra avere le idee chiare sulle proprie preferenze sono i britannici. Nei tanti sondaggi di queste settimane solo il 19 per cento degli interpellati in Inghilterra dice di avere fiducia in un secondo mandato di Trump alla casa Bianca. Ma si sa, si vota solo in America.