ITALIA
Business da record per l’ecomafia nel 2014
Nel 2014: accertati 29.293 reati , circa 80 al giorno, 22 miliardi il fatturato
Nel 2014 il fatturato degli ecocriminali è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente.
Ma c'è ottimismo per il 2015 grazie alla neo legge sugli ecoreati

E’ davvero pesante il bilancio dei reati commessi nel 2014 da ecomafie ed eco-criminalità: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, con un fatturato stratosferico di 22 miliardi, cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente. Questi i dati che risultano nel nuovo rapporto Ecomafia che è stato presentato questa mattina da Legambiente. Sulla carta questo studio dovrebbe essere l’ultimo a riportare cifre record di queste entità. Il 22 maggio 2015, il Parlamento ha approvato la legge n. 68 che – ha detto la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni – “introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata la principale nemica dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti”. Si spera quindi che il 2015 sia l'anno spartiacque in cui le ecomafie e l’eco-criminalità cominceranno ad essere contrastati con strumenti repressivi adeguati. Intanto però il grafico dell’anno appena trascorso registra una continua crescita delle infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3). Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati. Un vero e proprio boom di infrazioni accertate è avvenuto nel ciclo dei rifiuti, che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno con un impressionante quantitativo di rifiuti sequestrati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste sono stati bloccati più di tre milioni di tonnellate di veleni. Nel racket degli animali le forze dell’ordine hanno verbalizzato ben 7.846 reati, la denuncia di 7.201 persone, l’arresto di 11 e il sequestro di 2.479 tra animali vivi e morti. La corruzione ha svolto un ruolo cruciale in ben 233 inchieste eco-criminali che hanno portato all’arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. La Lombardia è la prima regione dove il fenomeno corruttivo si è maggiormente diffuso con 31 indagini, seguita subito dopo dalla Sicilia con 28 inchieste, la Campania con 27, il Lazio con 26 e la Calabria con 22. Dal Mose di Venezia ad alcuni cantieri dell’Alta velocità, dai Grandi eventi alle ricostruzioni post terremoto, dalla gestione dei rifiuti all’enogastronomia e alle rinnovabili, il fenomeno è purtroppo diffuso su tutto il territorio nazionale. Sono risultati in crescita anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%) e nella classifica delle regioni con il più alto tasso d’illegalità in questo ambito, la Campania si conferma al primo posto, seguita da Calabria, Puglia e Lazio.
L’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria) continua a crescere. Qui si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Salgono gli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti e si registra un calo dei reati in Campania -21% circa.
Sull’ecomafia sono stati monitorati, sino ad oggi, 324 clan che con l’aumentare degli interessi economici hanno assunto sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite: il trafficante dei rifiuti che consente guadagni a tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli; l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più “succulenti”, contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia; l’addetto del supermarket o cassiere dei boss, colui che ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia attraverso le casse dei supermercati; il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose che una volta insediatosi nella pubblica amministrazione si prende cura degli interessi dei suoi sponsor criminali; il funzionario pubblico, meglio noto come “colletto bianco”, figura che svolge un ruolo fondamentale quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un’autorizzazione, una licenza; lo sviluppatore, nuovissima figura professionale legata agli affari illeciti della green economy, un esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili; il truffatore agroalimentare che etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli si dedica ai reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero degli appassionati del genere; infine ci sono il tecnico, l’esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business.

L’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria) continua a crescere. Qui si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Salgono gli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti e si registra un calo dei reati in Campania -21% circa.
Sull’ecomafia sono stati monitorati, sino ad oggi, 324 clan che con l’aumentare degli interessi economici hanno assunto sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite: il trafficante dei rifiuti che consente guadagni a tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli; l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più “succulenti”, contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia; l’addetto del supermarket o cassiere dei boss, colui che ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia attraverso le casse dei supermercati; il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose che una volta insediatosi nella pubblica amministrazione si prende cura degli interessi dei suoi sponsor criminali; il funzionario pubblico, meglio noto come “colletto bianco”, figura che svolge un ruolo fondamentale quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un’autorizzazione, una licenza; lo sviluppatore, nuovissima figura professionale legata agli affari illeciti della green economy, un esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili; il truffatore agroalimentare che etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli si dedica ai reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero degli appassionati del genere; infine ci sono il tecnico, l’esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business.
