MONDO
L'omaggio del Papa Emerito
Ratzinger: "Wojtyla un santo e un amico"
Nell'intervista, tratta da un libro in memoria di Giovanni Paolo II, Ratzinger offre un ritratto personale del pontefice polacco, che egli stesso ha beatificato il 1 maggio del 2011. Ne onora la "straordinaria bontà e comprensione", la dedizione alla preghiera e l' impegno instancabile

"Il mio ricordo di Giovanni Paolo II è colmo di gratitudine. Non potevo e non dovevo provare a imitarlo, ma ho cercato di portare avanti la sua eredità e il suo compito meglio che ho potuto". Sono parole del Papa Emerito Benedetto XVI in un'intervista tratta dal volume "Accanto a Giovanni Paolo II" delle edizione Ares, che raccoglie i contributi dei collaboratori e amici più stretti del Papa polacco, e soprattutto le risposte scritte di Joseph Ratzinger ad alcune domande sul predecessore. "Sono certo che ancora oggi la sua bontà mi accompagna e la sua benedizione mi protegge", afferma Benedetto che ammette di aver ritenuto che "Giovanni Paolo II fosse un santo", fin "negli anni della collaborazione con lui". Un convincimento che, confida, "mi è divenuto di volta in volta sempre più chiaro".
Secondo il Papa Emerito, per comprendere la santità di Wojtyla "c'è innanzitutto da tenere presente naturalmente il suo intenso rapporto on Dio, il suo essere immerso nella comunione con il Signore". "Da qui - assicura - veniva la sua letizia, in mezzo alle grandi fatiche che doveva sostenere, e il coraggio con il quale assolse il suo compito in un tempo veramente difficile". "Giovanni Paolo II - ricorda - non chiedeva applausi, nè si è mai guardato intorno preoccupato di come le sue decisioni sarebbero state accolte. Egli ha agito a partire dalla sua fede e dalle sue convinzioni ed era pronto anche a subire dei colpi".
"Il coraggio della verità - spiega Ratzinger nel corposo volume - ai miei occhi un criterio di prim'ordine della santità". E, nel caso specifico di Giovanni Paolo II, "solo a partire dal suo rapporto con Dio è possibile capire anche il suo indefesso impegno pastorale". Infatti il Papa polacco "si è dato con una radicalità che non può essere spiegata altrimenti. Il suo impegno fu instancabile, e non solo nei grandi viaggi, i cui programmi erano fitti di appuntamenti, dall'inizio alla fine, ma anche giorno dopo giorno, a partire dalla messa mattutina sino a tarda notte".
"Durante la sua prima visita in Germania nel 1980, per la prima volta - ricostruisce l'allora arcivescovo della principale diocesi della Baviera - feci un'esperienza molto concreta di questo impegno enorme. Per il suo soggiorno a Monaco decisi pertanto che dovesse prendersi una pausa più lunga a mezzogiorno. Durante quell'intervallo mi chiamò nella sua stanza. Lo trovai che recitava il Breviario e gli dissi: 'Santo Padre, Lei dovrebbe riposare'; e lui: 'Posso farlo in Cielo'". "Solo chi è profondamente ricolmo dell'urgenza della sua missione può agire così", commenta oggi il Papa Emerito che vuole "rendere onore anche alla sua straordinaria bontà e comprensione" rivelando che Papa Wojtyla "spesso avrebbe avuto motivi sufficienti per biasimarmi o per porre fine al mio incarico di Prefetto. E tuttavia mi sostenne con una fedeltà e una bontà assolutamente incomprensibili".
Secondo il Papa Emerito, per comprendere la santità di Wojtyla "c'è innanzitutto da tenere presente naturalmente il suo intenso rapporto on Dio, il suo essere immerso nella comunione con il Signore". "Da qui - assicura - veniva la sua letizia, in mezzo alle grandi fatiche che doveva sostenere, e il coraggio con il quale assolse il suo compito in un tempo veramente difficile". "Giovanni Paolo II - ricorda - non chiedeva applausi, nè si è mai guardato intorno preoccupato di come le sue decisioni sarebbero state accolte. Egli ha agito a partire dalla sua fede e dalle sue convinzioni ed era pronto anche a subire dei colpi".
"Il coraggio della verità - spiega Ratzinger nel corposo volume - ai miei occhi un criterio di prim'ordine della santità". E, nel caso specifico di Giovanni Paolo II, "solo a partire dal suo rapporto con Dio è possibile capire anche il suo indefesso impegno pastorale". Infatti il Papa polacco "si è dato con una radicalità che non può essere spiegata altrimenti. Il suo impegno fu instancabile, e non solo nei grandi viaggi, i cui programmi erano fitti di appuntamenti, dall'inizio alla fine, ma anche giorno dopo giorno, a partire dalla messa mattutina sino a tarda notte".
"Durante la sua prima visita in Germania nel 1980, per la prima volta - ricostruisce l'allora arcivescovo della principale diocesi della Baviera - feci un'esperienza molto concreta di questo impegno enorme. Per il suo soggiorno a Monaco decisi pertanto che dovesse prendersi una pausa più lunga a mezzogiorno. Durante quell'intervallo mi chiamò nella sua stanza. Lo trovai che recitava il Breviario e gli dissi: 'Santo Padre, Lei dovrebbe riposare'; e lui: 'Posso farlo in Cielo'". "Solo chi è profondamente ricolmo dell'urgenza della sua missione può agire così", commenta oggi il Papa Emerito che vuole "rendere onore anche alla sua straordinaria bontà e comprensione" rivelando che Papa Wojtyla "spesso avrebbe avuto motivi sufficienti per biasimarmi o per porre fine al mio incarico di Prefetto. E tuttavia mi sostenne con una fedeltà e una bontà assolutamente incomprensibili".