MONDO
Il profilo
Ratko Mladic, il "boia" di Srebrenica
Ex generale durante le guerre che portarono alla dissoluzione della Jugoslavia, è stato accusato dal Tribunale Penale Internazionale di genocidio, crimini contro l'umanità, violazione delle leggi di guerra

Ratko Mladic è stato un generale dell'Armata Popolare di Jugoslavia, durante le guerre che portarono alla dissoluzione del Paese. Insieme all'ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, Radovan Karadzic, è stato uno dei protagonisti della campagna di pulizia etnica contro croati e musulmani. Mladic è stato accusato dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia di genocidio, di crimini contro l'umanità e di violazione delle leggi di guerra nell'assedio di Sarajevo e nel massacro di Srebrenica, dove nel 1995 furono uccisi almeno 7.500 uomini e ragazzi musulmani.
La pulizia etnica
Durante la guerra in Bosnia Mladic divenne il capo di Stato Maggiore dell'esercito della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina. Sotto il suo comando, due milioni e mezzo di persone furono cacciate dalle loro case e vennero attuate azioni che sono state riconosciute come "pulizia etnica".
La latitanza
Dopo le accuse del Tribunale Internazionale, nel 1996 Mladic è stato destituito dal comando dell'esercito serbo bosniaco e ha iniziato la sua latitanza, durata quindici anni. Ha trascorso questo periodo tra la Bosnia e la Serbia, protetto dall'esercito dei suoi ex subordinati bosniaci e dall'esercito jugoslavo di cui ha sempre fatto parte. Mladic è stato arrestato il 26 maggio del 2011.
Lo stupro come arma di guerra
Per realizzare il disegno della "Grande Serbia" Mladic istituì dei campi di concentramento con migliaia di prigionieri torturati e uccisi. Sotto la sua guida, i soldati serbi portarono avanti lo stupro etnico come arma di guerra. I suoi obiettivi erano soprattutto i civili, chiusi nelle città assediate.
I caschi blu in ostaggio
Nel maggio del 1995 Mladic prese in ostaggio oltre 400 caschi blu dell'Onu: a quel punto Francia, Gran Bretagna e soprattutto gli Stati Uniti decisero di intervenire nella guerra. Ratko Mladic, è stato definito il "boia" di Srebrenica perché nella città furono uccisi circa ottomila persone.
La pulizia etnica
Durante la guerra in Bosnia Mladic divenne il capo di Stato Maggiore dell'esercito della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina. Sotto il suo comando, due milioni e mezzo di persone furono cacciate dalle loro case e vennero attuate azioni che sono state riconosciute come "pulizia etnica".
La latitanza
Dopo le accuse del Tribunale Internazionale, nel 1996 Mladic è stato destituito dal comando dell'esercito serbo bosniaco e ha iniziato la sua latitanza, durata quindici anni. Ha trascorso questo periodo tra la Bosnia e la Serbia, protetto dall'esercito dei suoi ex subordinati bosniaci e dall'esercito jugoslavo di cui ha sempre fatto parte. Mladic è stato arrestato il 26 maggio del 2011.
Lo stupro come arma di guerra
Per realizzare il disegno della "Grande Serbia" Mladic istituì dei campi di concentramento con migliaia di prigionieri torturati e uccisi. Sotto la sua guida, i soldati serbi portarono avanti lo stupro etnico come arma di guerra. I suoi obiettivi erano soprattutto i civili, chiusi nelle città assediate.
I caschi blu in ostaggio
Nel maggio del 1995 Mladic prese in ostaggio oltre 400 caschi blu dell'Onu: a quel punto Francia, Gran Bretagna e soprattutto gli Stati Uniti decisero di intervenire nella guerra. Ratko Mladic, è stato definito il "boia" di Srebrenica perché nella città furono uccisi circa ottomila persone.