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POLITICA

Lavoro

Referendum sul Jobs Act, bufera sulle parole del Ministro Poletti. Landini: "Governo schizofrenico"

Lo scontro scoppia dopo che la Consulta ha reso noto che iniziera' l'11 gennaio 2017 l'esame sull'ammissibilita' delle richieste relative a tre referendum abrogativi proposti dalla cgil e sottoscritti da 3 milioni di Italiani

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La data in cui svolgere il referendum sul Jobs Act irrompe come una bomba a orologeria nel dibattito sulla durata del governo Gentiloni, nel giorno stesso in cui ottiene la seconda e definitiva fiducia.   

Per disinnescare questa minaccia, il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, sottolinea che la soluzione piu' probabile e' andare al voto anticipato. "Se si vota prima del referendum - spiega - il problema non si pone. Ed e' questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario piu' probabile".

A quel punto, il referendum slitterebbe automaticamente di un anno. Tuttavia, uno scenario di questo tipo, soprattutto se annunciato ora - si rileva in ambienti parlamentari - vorrebbe sancire che questo governo serve solo a fare una legge elettorale, con buona pace di chi, premier in testa, ha ribadito che "il governo va avanti sino a quando ha la fiducia".

E non e' un caso che tanti ministri, freschi di rinomina, a quanto trapela, non abbiano apprezzato per niente le frasi di Poletti. Lo stesso ministro, che pero' ieri in serata ha smentito la circostanza,  avrebbe corretto le sue parole spiegando ai colleghi in Cdm che la sua dichiarazione, non concordata con nessuno, tantomeno con Renzi, sarebbe stata una "scivolata".

Anche se il vicesegretario Lorenzo Guerini, rilanciando la candidatura di Renzi alla segreteria, non ha escluso il voto a giugno: "Se c'e' la volonta' politica dei partiti si puo' fare. Certo, la legge elettorale non puo' diventare l'argomento su cui costruiamo un prolungamento artificioso della legislatura", ha sottolineato.   


Polemica innescata dall'annuncio della Consulta
Lo scontro scoppia dopo che la Consulta ha reso noto che iniziera' l'11 gennaio 2017 l'esame sull'ammissibilita' delle richieste relative a tre referendum abrogativi proposti dalla cgil e sottoscritti da 3 milioni di Italiani. Quesiti che puntano a cancellare la modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e quindi la possibilita' di licenziamento, ad abrogare le disposizioni che limitano la responsabilita' in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore. Ed eliminare i cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie.

E se l'ex ministro Maurizio Sacconi lancia la creazione di 'comitati per il no', Susanna Camusso, leader della cgil, attacca a testa bassa Giuliano Poletti e il suo "scenario" di rinvio: "ogni Slittamento significa non avere il coraggio di affrontare i Problemi".

Sul fronte opposto, il presidente di confindustria, Vincenzo Boccia, sottolinea che questi referendum "provocano Incertezza, ansieta' del sistema paese in cui i consumatori non consumano e gli investitori attendono". Parole a cui replica sempre Susanna Camusso: "Confindustria ricorre allo stesso schema del referendum sulla costituzione. Ma le minacce delle disgrazie per non permettere la libera decisione delle persone non funzionano".

Netto Nicola Fratoianni di Sel: "il Governo vuole impedire agli italiani di votare sui referendum contro i voucher e il jobs act? Bene. Non hanno capito il voto Del 4 dicembre". Poi arriva la precisazione di Poletti: "le mie Affermazioni non sono altro che l'ovvia constatazione che, qualora si andasse ad elezioni politiche anticipate, la legge prevede un rinvio dei referendum. E' un'ipotesi che io non ho 'Invocato' e non dipende certo dalla mia volonta' che questo possa accadere. Ogni interpretazione strumentale e', quindi, totalmente fuori luogo".  

Landini: "Schizofrenico che governo pensi già alle urne"
"E' un po' singolare che un governo che ha appena chiesto e ottenuto la fiducia del parlamento pensi che il suo primo problema  sia chiedere la sfiducia per andare a votare. E' un paradosso, una schizofrenia". Lo dice il segretario generale della Fiom Maurizio Landini.  Siamo di fronte  a una dichiarazione - prosegue Landini a proposito del Jobs act - che dimostra una grande paura, paura di non avere il consenso come si è dimostrato sul referendum costituzionale". "Come Cgil - conclude Landini -  abbiamo raccolto milioni di firme, e se la Corte Costituzionale l'11 gennaio conferma quanto abbiamo fatto, i cittadini italiani siano messi nelle condizioni di poter decidere e votare per cancellare leggi sbagliate".


Speranza: Pd ritrovi il suo popolo. Lavoro per costruire un'alternativa a Renzi
"Noi dobbiamo avere innanzitutto rispetto per quel milione e oltre di persone che hanno firmato i tre quesiti e che legittimamente, come prevede la Costituzione, li hanno proposti al Paese. Le parole del ministro Poletti sono sbagliate perché sembrano indicare che si stia cercando una scorciatoia per evitare il problema. Poi sul merito il dibattito è aperto: lui difenderà la sua legge, è legittimo, ma è altrettanto importante rispondere alla richiesta di partecipazione dei cittadini. Peraltro si è espresso proprio nelle ore in cui si votava la fiducia, è davvero singolare che già si annunci la fine del nuovo governo". Lo afferma Roberto Speranza, sinistra Pd, in una intervista al Manifesto. Speranza non dice che la minoranza del partito, in caso di referendum sul jobs act, sarà schierata con la Cgil: "Nel referendum della Cgil è sicuramente rappresentata una parte fondamentale della nostra sensibilità di sinistra, ma io sono un deputato di maggioranza, sostengo questo governo. Intendo dire che almeno alcune delle domande poste dai referendum possiamo provare ad affrontarle nelle prossime settimane in Parlamento". "Ci sarà - osserva Speranza - probabilmente un confronto serrato sulla legge elettorale, da approvare entro fine legislatura, ma perché non tentare di utilizzare i mesi che abbiamo davanti anche per rispondere ad alcuni importanti temi sociali come scuola e lavoro? Ci aiuterebbe a ritrovare la sintonia con un pezzoo dell`elettorato di centrosinistra". "Io - conclude Speranza - lavoro per costruire un`alternativa a Renzi, proprio a partire dalle qestioni sociali. Se il Pd non riparte da questi nodi, perderà il suo popolo e lo consegnerà ai populisti. Negli ultimi anni abbiamo dato l`impressione di essere a favore di quelli che già hanno o stanno bene, non di chi è escluso e vive ai margini. Io sto lavorando su questo, non guardo ad altro, io ci sono".

Epifani: Gentiloni dia un segnale e cambi subito il Jobs act
"Gentiloni dia un segnale e cambi subito la legge". Così sulle pagine di La Repubblica Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil, è stato alla guida del Pd dopo Bersani e prima di Renzi. "Altro che congelare i referendum sindacali! Il Pd affronti le questioni e il nuovo governo cambi il Jobs Act. Poletti ha fatto una dichiarazione insensata", ha detto Epifani che annuncia che voterà a favore se l'11 gennaio la Consulta darà il via libera ai quesiti. Sulla possibilità di votare per evitare i referendum su Jobs act, voucher e appalti ha affermato: "Poletti ha fatto una dichiarazione che non ha molto senso. Per tre motivi. Il primo: mentre il premier Gentiloni giustamente e correttamente alla Camera e al Senato, e secondo la Costituzione, non ha posto un limite di tempo al governo, un ministro lo stesso giorno in cui riceve anch'egli la fiducia, dichiara quanto durerà il governo. Il secondo punto è che - come dimostra l'alto numero di elettori per il referendum sulle riforme costituzionali - c'è nel paese una richiesta di partecipazione molto forte. Dietro quei referendum promossi dalla Cgil ci sono milioni di firme di lavoratori, ai quali non si può rispondere in quel modo. In terzo luogo, perché il ministro del Lavoro dovrebbe misurarsi col merito dei quesiti referendari".

L'annuncio della Corte e le date possibili del Referendum
La Corte costituzionale ha annunciato che saminerà nella camera di consiglio dell'11 gennaio 2017, in aggiunta alle altre cause già fissate, l'ammissibilità delle richieste relative a tre referendum abrogativi tutte concernenti disposizioni in materia di lavoro, comprese misure presenti nel Jobs Act. Le richieste sono già state dichiarate conformi a legge dall' Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione, con ordinanza depositata il 9 dicembre 2016.  A presentare le firme per i tre quesiti di referendum abrogativi era stata la Cgil. Le tre richieste di referendum abrogativo riguardano in primis le norme sui licenziamenti illegittimi, contenute nel Jobs act, e dunque sul superamento della tutela reale dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sostituita con l'indennizzo economico. Inoltre, un quesito chiede di abrogare le norme sui "voucher" e il lavoro accessorio, mentre un altro è rivolto a cancellare la limitazione sulla responsabilità solidale in materia di appalti. La Cgil aveva avviato la sua raccolta di firme il 9 aprile scorso, per depositarle poi in Cassazione il primo luglio. Se la Consulta darà il suo via libera, il referendum si svolgerà, come prevede la legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno.