Urne chiuse
Fallisce referendum sulle trivelle. Renzi: "Demagogia non paga"
I dati definitivi del Viminale indicano il fallimento del quorum della metà dei voti più uno

Il referendum sulle trivelle fallisce il quorum. I dati del Viminale indicano che l'affluenza finale è stata del 32,15% degli elettori, ben al di sotto della metà dei voti più uno necessari per dare efficacia al voto. Alle 19 l'affluenza era stata del 23,48%.
Voluto da nove regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) che temono per conseguenze sull'ambiente e sul turismo, il quesito chiedeva di scegliere se abrogare la norma, introdotta con l'ultima legge di Stabilità, che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio, entro le 12 miglia marine dalla costa, senza limiti di tempo alla durata delle concessioni, cioè fino all'esaurimento del giacimento. Sebbene le società petrolifere non possano più ottenere nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso – secondo una norma approvata lo scorso dicembre – non hanno dunque scadenza certa.
Dopo l'esito del voto, con l'affluenza di circa 18 punti inferiore al quorum del 50%, la norma rimane dunque in vigore così com’è: l’attività di estrazione potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento.
Renzi: "Hanno vinto i lavoratori"
"L'Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto. E' un risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative di tutti gli opinionisti". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha commentato il risultato del referendum abrogativo sulle trivelle in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
"Il governo non si annovera tra i vincitori di questo referendum - ha aggiunto - Credo che abbiano vinto gli ingegneri, gli impiegati e gli operai che hanno mantenuto il lavoro, ha vinto chi lavora nelle piattaforme" .
Poi Renzi ha indicato chi, a suo avviso, ha perso: "Gli sconfitti ci sono, hanno dei nomi e dei cognomi. Qualche consigliere regionale, qualche presidente che ha cavalcato a tutti i costi questo referendum per esigenze personali". E a proposito dei costi economici sopportati per consentire lo svolgimento del referendum, Renzi ha sottolineato che è stato "inutile buttare oltre 300 milioni di euro. Non avremmo potuto accorpare il referendum con le amministrative neanche se avessimo voluto perché una legge non ce lo permette", aggiungendo che "questi 300 milioni" si sarebbero potuti utilizzare per investimenti: "ad esempio avremmo potuto acquistare 250 carrozze per i trasporti pendolari".
Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso. Adesso al lavoro per un'Italia più forte #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 aprile 2016
Il messaggio di questo referendum è che "non paga essere demagogici", ha aggiunto, e ha espresso la sua sofferenza per la scelta di invitare a non andare a votare. "Ho molto sofferto per la scelta di non andare a votare" anche se "si trattava di una opzione permessa dalla Costituzione". Per spiegare il tormento dell'opzione adottata ha spiegato che la scelta di votare avrebbe potuto portare "a 11mila licenziamenti" e "credo che il presidente del Consiglio debba essere laddove si rischiano 11mila posti di lavoro". Per questo "ho scelto di non votare perché questo era lo strumento più semplice previsto dalla Costituzione per non mettere in crisi" un comparto industriale.
Poi il presidente del Consiglio si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, attaccando i governatori regionali che hanno promosso il referendum: "A qualche Regione che ci ha fatto la morale sulla bellezza del mare dico che è falso difendere il mare o dire di farlo mettendo in difficoltà qualche piattaforma" perché "Come si fa a parlare di mare quando troppe Regioni non utilizzano i fondi europei per pulire le nostre acque?" Quando "non hanno realizzato i depuratori affinché tutto il Paese abbia il mare pulito", ha concluso. Poi Renzi ha voluto chiudere con le contrapposizioni che hanno caratterizzato questa campagna elettorale: "Voglio lanciare un appello ai cittadini. Comunque abbiate votato, mettiamo la parola fine alle polemiche. Nei prossimi due anni c'è molto da fare. Poi, quando ci saranno le elezioni politiche, ciascuno voterà per chi crede. Ma fino ad allora rimbochiamoci le maniche".
Emiliano: Governo cambi politica eneregetica
"Sono andate a votare 14 milioni di persone. Un successo strepitoso che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica". Lo ha scritto su twitter il presidente della Puglia, Michele Emiliano, tra i promotori del referendum sulle trivelle, che non ha raggiunto il quorum.
Sono andate a votare 14 milioni di persone. Un successo strepitoso che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica
— Michele Emiliano (@micheleemiliano) 17 aprile 2016
"Il presidente del consiglio non se la puo' cavare parlando di ragioni personali. Io ho fatto mestieri anche di una certa complessita' e non ho mai agito per ragioni personali, ma solo per ragioni istituzionali". Cosi' Michele Emiliano, in un'intervista televisiva ha risposto al presidente del consiglio Matteo Renzi. "Io non consento a nessuno, neanche a lui - ha aggiunto Emiliano - di trasformare una battaglia di civilta' come quella che abbiamo condotto, di trasformarla in una vicenda ipocrita. E' inaccettabile. Renzi non e' mai venuto a sostenermi neppure in campagna elettorale. Evidentemente aveva un lungo progetto su di me"
Scotto: "C'è il patrimonio di 15 milioni di elettori"
"Abbiamo perso combattendo a mani nude, in poche settimane e con l'oscuramento dei media. Ma 15 milioni di elettori sono una riserva democratica che va valorizzata. Sottovalutare questo patrimonio sarebbe un grave errore". Lo afferma il capogruppo di Sinistra Italia alla Camera, Arturo Scotto, commentando il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivellazioni in mare e le parole del presidente del Consiglio Renzi. Al premier, Scotto, citando Pietro Ingrao, consiglia "di coltivare il dubbio dei vincitori": "Ormai c'è un astensionismo strutturale del 40%, e occorre leggere questo risultato anche da questo punto di vista", conclude.
Comitato vota Sì: vittoria far parlare Paese
"E' stata una vittoria far parlare il Paese delle scelte energetiche del governo. Da qui in poi non si torna indietro": è questo il commento ad urne appena chiuse del Comitato vota Sì, promotore del referendum sulle trivelle. "E' una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia - afferma in una nota - con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica. Grazie a questo Referendum finalmente si è imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce". "Il Governo - aggiunge - ha già fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilità per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa è stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato".
Comitato: proroga concessioni illegittima, presenteremo ricorso
Le associazioni del Comitato per il sì al referendum sulle trivelle presenteranno un ricorso al ministero dello Sviluppo economico per chiedere il blocco immediato delle cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia. Secondo Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari, "le concessioni sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione".