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MONDO

La conferenza in Senato

Regeni, i genitori: "Per avere verità bisogna agire. Confidiamo nelle nostre istituzioni"

"A nessuno hanno fatto quello che hanno fatto a Giulio". "Siamo sicuri che anche il Papa si ricorderà di Giulio nel suo viaggio"

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A poco più di un anno dalla prima conferenza stampa, i genitori di Giulio Regeni, insieme al loro legale, al portavoce di Amnesty International Riccardo Noury e al presidente della Commissione Diritti umani Luigi Manconi, tornano in Senato a ribadire che la fine del ricercatore friulano, scomparso in Egitto il 25 gennaio e trovato morto il 3 febbraio lungo la strada che dal Cairo va ad Alessandria, è stato un omicidio di Stato.

"Via gli ambasciatori dall'Egitto"
"Chiediamo che il nostro ambasciatore non venga rinviato al Cairo e che il nostro esempio venga seguito anche da altri Paesi europei e non solo". Esordisce così il padre di Giulio. "Continuiamo a confidare nelle istituzioni", sottolinea ricorda anche che le uniche misure prese per sollecitare l'Egitto sulle indagini per arrivare ad una verità sul caso sono stati "il
richiamo del nostro ambasciatore e la risoluzione parlamentare sul fermo delle forniture dei ricambi aerei degli F16. Per il resto turismo, anche se già in crisi, e scambi commerciali sono continuati".

La madre
Poi parla la madre, Paola: "Sono stati 14 mesi surreali, noi siamo una famiglia normale catapultata in questa situazione. Non possiamo abbassare mai la guardia perché abbiamo scelto di essere dentro le cose. Per avere verità per Giulio dobbiamo agire, non basta proclamare 'verità per Giulio' e poi la bolla si sgonfia". Ed incalza: "Abbiamo diritto al verità per la nostra dignità ma anche per guardare negli occhi a testa alta i tanti giovani che stanno seguendo questa vicenda e ci stanno scrivendo. Pochi giorni fa si è celebrato l'anniversario dei Trattati di Roma, ma se non cerchiamo la verità cosa insegneremo a questi ragazzi, che sono già della generazione post Erasmus, dei valori dell'Europa?".

La fotografia
"Abbiamo pensato più volte di mostrare le foto dell'autopsia di Giulio. E siamo arrivati alla conclusione che farebbero troppo male: nessuno ha mai visto in occidente quello che gli hanno fatto e forse, una cosa così non l'hanno mai fatta neanche ad un egiziano", dice Paola ribadendo la decisione della famiglia di non mostrare quegli scatti. I genitori di Giulio, però, una foto l'hanno mostrata: è un murales disegnato su un muro a Berlino e realizzato da writers egiziani: raffigura il volto del ricercatore in un gatto stilizzato. "Abbiamo scoperto - ha spiegato Paola Regeni - che il simbolo del gatto era precedente alla realizzazione del volto di Giulio e rappresenta l'Egitto ferito. Poi hanno aggiunto la sagoma di nostro figlio e la scritta 'ucciso come un egiziano'".

L'appello al Papa
Claudio e Paola, rivolgono anche un appello a Papa Francesco: nel corso della sua visita in Egitto, il 28 e 29 aprile prossimi, affronti la vicenda del ricercatore torturato e ucciso. "Siamo sicuri - dice la madre - che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace".

Il legale: oltraggioso silenzio
Le autorità egiziane devono uscire "dall'oltraggioso silenzio" e rispondere alla rogatoria della procura di Roma: "abbiamo i nomi e i volti di coloro che sono coinvolti nella sparizione e nell'omicidio" di Giulio Regeni, "ma non abbiamo i mandanti, la regia e, soprattutto, il perché" il ricercatore è stato ucciso. Lo dice l'avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, sottolineando che ormai ci sono le "prove" del coinvolgimento dei servizi di sicurezza egiziani. "Abbiamo le prove che lo stesso ufficiale della National Security che ha firmato i documenti contro il nostro consulente
- spiegat - ha avuto un ruolo chiaro nella sparizione di Giulio. E sappiamo che un funzionario coinvolto nella vicenda della banda dei cinque estrae lui stesso dalla  tasca i documenti di Giulio". Si tratta di due "ufficiali", dice ancora l'avvocato, "che hanno rapporti molto stretti con persone che avevano a loro volta rapporti con Giulio" e che sono anch'
esse coinvolte nella sparizione. Ecco perché, sostiene il legale della famiglia, l'Egitto deve uscire dal silenzio e fornire le risposte che mancano.

Amnesty: sempre peggio in Egitto
Nell'ultimo anno la situazione della violazione dei diritti umani in Egitto "è per certi versi ancora più grave", dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: si parla di "sparizioni che avvengono anche alla luce del sole con una media di 3-4 persone al giorno".

Il messaggio di Napolitano
Sulla morte di Giulio Regeni "l'impegno deve continuare in tutte le forme possibili, giovandosi dell'esemplare rigorosa e sobria sollecitazione e collaborazione dei familiari dei Giulio che accrescono così l'autorità morale di ogni ricerca e iniziativa di parte italiana". Così in un messaggio il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai genitori di Giulio Regeni. Napolitano ha anche incontrato i genitori del ricercatore scomparso in Egitto parlando di "una turpe violenza" e di una lunga "teoria di sordità e complicità, di torbide resistenze all'accertamento della verità e di ufficiali dissimulazioni da parte egiziana". Per Napolitano le autorità italiane, invece, "si sono fortemente adoperate, col pieno appoggio delle nostre istituzioni democratiche, per poter giungere a una piena ricostruzione dei fatti e ad una conseguente contestazione di responsabilità a quanti, tra rapimento, torture e sevizie ed infine brutale assassinio di Giulio Regeni dovranno essere perseguiti e duramente sanzionati".