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POLITICA

La polemica

Regionali, bufera su lista "impresentabili". Bindi: "Non uso istituzioni per lotta politica"

La presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, risponde ai vicesegretari del Pd, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani che l'hanno accusata di aver usato la lista degli impresentabili alle elezioni regionali per "una personale lotta politica"

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Rosy Bindi
"Giudicheranno gli italiani chi davvero usa le istituzioni per fini politici, ma certamente non sono io". Lo dice la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, rispondendo ai vicesegretari del Pd, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani che l'hanno accusata di aver usato la lista degli impresentabili alle elezioni regionali per "una personale lotta politica". 

La lista - che comprende 16 nomi - è stata stilata dalla Commissione, applicando i criteri del codice di autoregolamentazione approvato all'unanimità da tutti i partiti lo scorso settembre. 

"Non posso più tacere di fronte alle accuse dei due vicesegretari del mio partito", osserva Bindi. "In cosa sarebbe la "lotta personale"? Era ampiamente noto che la verifica si sarebbe fatta. Lo prevede - ricorda Bindi - il codice che abbiamo approvato  ll'unanimità come uno strumento della nostra attività di conoscenza e inchiesta sul rapporto mafia politica". "E' stato un impegno esclusivamente istituzionale - prosegue - condiviso dall'Ufficio di presidenza, allargato ai capigruppo e che fino a ieri è stato apprezzato dal Pd, e che peraltro ha confermato che le liste del partito sono in regola. Ed ora, solo perché il nome di un candidato, la cui condizione era da tempo conosciuta da tutti e rilanciata da tutti i mezzi d'informazione, ci si indigna contro il lavoro della Commissione e della sua presidente. Giudicheranno gli italiani chi davvero usa le istituzioni per fini politici, ma certamente non sono io".