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POLITICA

Il premier in Parlamento: "Mille giorni, ultima chance"

Renzi: "O Riforme o torniamo al voto"

"Il Paese ha interrotto la caduta, ma non basta". Il presidente del Consiglio a Camera e Senato per informare "sull'attuazione delle linee di governo". "Mi converrebbe tornare subito al voto - dice - ma prima vengono le esigenze del Paese"

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Matteo Renzi nel suo intervento a Montecitorio
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi presenta alle Camere il programma di governo per i Mille Giorni. Programma che rappresenta "l’ultima chance per l’Italia", spiega, e definirlo un tentativo di dilazione dei tempi da parte dell’esecutivo è "una lettura grottesca e ridicola. È il cartellone di recupero - aggiunge - che si espone a fine partita. È l’ultima chance per pareggiare i conti. Se perdiamo non perde il governo, perde l’Italia". Quindi, prosegue il premier, "Se non facciamo le riforme, non resta che il voto anticipato". Il ricorso alle urne, sottolinea Renzi, "mi converrebbe, ma vengono prima le esigenze del Paese"-

I "mille giorni - secondo il presidente del Consiglio - sono il motivo per il quale su tutti i punti noi non ci tiriamo indietro, ma continuiamo a prendere impegni". Mai "rassegnarsi alla rassegnazione", è l’invito del premier: "Io sto con chi si alza presto la mattina e si spacca la schiena", rilancia Renzi. Centrale, nel discorso del premier, "la sfida educativa e il rilancio della Scuola, per costruire il futuro del Paese".

Presenti in Aula insieme al premier anche i ministri Boschi, Lorenzin, Galletti, Alfano, Poletti, Madia, Martina e Lanzetta. Durante l'intervento di Renzi i banchi di Pd, M5s e Sel sono rimasti pieni, mentre Forza Italia era presente al 50%. Per protesta, rievocando la copertina del The Economist, i senatori del M5S hanno tirato fuori dei gelati. La scena è stata fotografata dai colleghi della Lega.

Obiettivo 2018
Al centro dell’informativa di Renzi, le riforme, che secondo il premier devono procedere in modo organico e non essere spacchettate: "Sono disponibile a perdere consenso pur di farle". "Alla fine dei mille giorni - ha assicurato Renzi - l’Italia tornerà ad avere il suo peso anche sul fronte della politica internazionale". L’orizzonte temporale del governo è, dunque, febbraio 2018. "È obbligo di questo governo indicare dove vogliamo portare il Paese - ha proseguito il premier - vi proponiamo di utilizzare come scadenza della legislatura la scadenza naturale, sapendo che è possibilità delle Camere negare in ogni momento la fiducia al governo". In ogni caso non "abbiamo paura del voto": "Non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze. Ma per l’Italia oggi serve una sfida di più ampio respiro". E serve una nuova "legge elettorale subito" non "per andare alle elezioni". Una "ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto": "La legge elettorale si fa ascoltando - ha rilanciato il premier - e nessuno può pensare di avere la sua legge elettorale, nessuno, in primis il capo del governo".

"La decrescita non è mai felice, il nostro obiettivo è quello di tornare a crescere"
"La decrescita è felice solo per chi non ha mai visto in faccia un cassintergrato, non ha mai visto un imprenditore andare in banca e versi respingere una richiesta di fido, non ha sentito lo strano odore di una fabbrica chiusa", ha detto Renzi lanciando una stoccata, nemmeno troppo velata, a Grillo e i suoi che da tempo sostengono le tesi della "decrescita felice". Per Renzi "l’Italia ha interrotto la caduta, ma non basta. L’obiettivo è tornare a crescere" e le riforme sono "lo strumento per farlo". Al termine dei mille giorni, ha spiegato Renzi, "noi realizzeremo le riforme che abbiamo impostato, come in un puzzle, ora bisogna mettere i pezzi. O le riforme si fanno tutte insieme o non si porta a casa il percorso di cambiamento dell’Italia". 

"Mercato del lavoro come apartheid"
Sul "tema del lavoro, non possiamo perdere un minuto di più". Il presidente del Consiglio non usa mezzi termini: "Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid. Non c’è cosa più iniqua in Italia - ha aggiunto - di un diritto del lavoro che divide i cittadini di serie A e serie B. Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi". Il governo condurrà la riforma del lavoro con gli strumenti ordinari "ma se non si riesce, anche con provvedimenti di urgenza. Chi oggi dice che dovremmo ridurre il salario dei lavoratori, ignora la realtà italiana". Così Renzi ribadendo la necessità di ridurre il costo del lavoro per le imprese: l’abbassamento dell’Irap, anche se siamo stati i primi nella storia a tagliare del 10% non basta se poi pagare le tasse diventa un impresa burocraticamente "ardua". Sul Dl lavoro, il premier afferma: "Se non viene approvata la delega, interverremo con decreto".

Caso Eni: "Gli scoop non cambiano la politica aziendale"
Non manca un commento sul caso Eni che finisce con l'essere anche una risposta alle polemiche in casa Pd sulle primarie emiliane: "Aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze ma non consentiamo a uno scoop di mettere in crisi dei posti di lavoro o a un avviso di garanzia citofonato sui giornali di cambiare la politica aziendale di un Paese - ha sottolineato Renzi - Se questa è una svolta prendetevi la svolta ma è un dato di fatto per rendere l’Italia un Paese civile".

Giustizia: "Cancellare scontro ideologico"
Nel suo intervento il presidente del Consiglio tocca anche il tema della giustizia e ribadisce che l’indipendenza della magistratura è un valore assoluto, che deve essere rispettato "sia se fa comodo che se non fa comodo". La riforma della giustizia "deve cancellare il violento scontro ideologico del passato". L’indipendenza della magistratura è "elemento costitutivo per la libertà di una nazione". Chi si opporrebbe ad essa "troverebbe in noi i più seri ostacoli a questo progetto". Il premier ha rivendicato di essere stato "il primo governo a dire a viso aperto che noi non accettiamo che uno strumento a difesa dell’indagato, l’avviso di garanzia, possa costituire un vulnus all’esperienza politica o imprenditoriale di una persona. Vorrei ringraziare - ha affermato ancora il premier riferendosi alla riforma - quei magistrati che si sono messi a disposizione per tentare di risolvere i problemi atavici della giustizia. Non è la sospensione delle ferie del magistrato il problema, ma non c’è nessuno qui fuori che pensi che sia giusto che ci siano 45 giorni di sospensione feriale, guardare in faccia la realtà non può essere la negazione di un dato di fatto".

"Politica estera, cruciale e decisiva"
"L'Italia nel mondo significa civiltà e bellezza e a questa missione noi non verremo mai meno". Così, il premier Matteo Renzi ribadisce "l'importanza della politica estera", definita "cruciale e decisiva". Il presidente del Consiglio rivendica il ruolo di Federica Mogherini, prossima rappresentante della polita estera Ue, come "strategica".