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POLITICA

Sulla riforma al Senato l'esecutivo non molla

Renzi: "O si fanno le riforme o me ne vado"

Il premier si gioca tutto: "Nessuna riforma a metà. Voglio vedere chi non voterà in Parlamento". Il ministro Giannini: "Bisogna riflettere"

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Continua la battaglia del presidente del Consiglio Matteo Renzi nel portare avanti le riforme del suo esecutivo evitando rallentamenti e, soprattutto, scongiurando che vengano bloccate. 

Così le ultime parole del premier sono quelle che mettono in gioco se stesso e la sua carriera politica quando sottolinea che "o si fanno queste cose oppure non ha senso che gente come me stia al governo. Su questa cosa non mollo di mezzo centimetro. Ci giochiamo la faccia e tutto il resto. E' una questione di dignità verso le persone che si alzano la mattina presto". Un discorso, quello dei sacrifici che Renzi ha ricordato soffermandosi sul sistema del Senato, oggetto di polemica con il presidente del Senato Pietro Grasso. E il segretario del Pd ha spiegato: "Io penso che quelli che si alzano la mattina per andare a lavorare non ce l'hanno con la politica, ma vorrebbero una politica diversa che avesse il coraggio di fare le cose che servono alla gente, e non quelle che servono alla casta. Gli italiani in questi venti anni hanno fatto un sacco di sacrifici, ma hanno visto crescere il debito perché quei sacrifici non venivano fatti dai politici di Roma".

Per questo motivo l'ultimatum sarà in Parlamento dove "voglio vedere - ha continuato Renzi - come si fa a tornare ai cittadini dicendo non abbiamo voluto dare un segno alla casta, voglio vedere". Fissati i paletti sulla nuova composizione di Palazzo Madama -  senza indennità, sugli scranni sindaci e presidenti di Regione, no alla fiducia, nessun voto al bilancio e soprattutto non elettivo -  Renzi attacca poi anche Grillo, "anche se ha piu' interesse a lasciare le cose come stanno. Ma se facciamo le riforme che gli italiani chiedono da 20 anni, anche i populisti indietreggiano". Ma qualche mugugno, prima che dai parlamentari, arriva dall'esecutivo, con il ministro dell'Istruzione ed esponente di Scelta civica, che parla di un ddl inconsueto per il governo e la necessità di qualche momento di riflessione e maturazione in più.

Lo scontro con Grasso
Sulla polemica con il presidente del Senato Renzi era già intervenuto in un'intervista al 'Corriere della Sera', dicendo di essere "molto colpito dall’avvertimento di Grasso sui numeri in Aula (del Senato)"  e anche il sottosegretario Graziano Delrio ha conferma la linea del governo: la "proposta" del governo punta ad un Senato non eletto perché in Italia "c'è un sistema barocco" il che, "non è un problema per i senatori ma per i cittadini". Tesi sostenuta anche dal ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che dalle pagine de 'La Stampa', lancia un monito: "Ci vuole coraggio: se la classe politica si arrocca nella conservazione, con quale faccia andiamo a chiedere di fare la spending review in altri settori? Oggi si son svegliati tutti, perché pensavano che scherzassimo". E poi aggiunge anche che  con Forza italia si troverà un'intesa sul Senato, dopo l'ultimatum del partito di Silvio Berlusconi che chiede di modificare prima la legge elettorale e poi riformare il Senato. E a supportare il governo ci sarebbe anche il consenso popolare se è vero, come scrive Ilvo Diamanti su 'La Repubblica', che "l'abolizione delle Province  e la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie ottengono l'approvazione di circa il 60% dei cittadini". Nel dibattito è intervenuta anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, convinta che sia giusto affrontare questo tema con critiche e suggerimenti. 

Come sarà il nuovo Senato
ll nuovo Senato immaginato dall'esecutivo prevede un'assemblea costituita da non più di 150 membri, nessuno dei quali eletto direttamente come senatore. Ne farebbero parte i presidenti delle Regioni e altri tra sindaci e consiglieri regionali che, avendo già delle indennità di carica, non percepirebbero alcun compenso. Resta il dubbio sulla quota di senatori nominati direttamente dal Presidente della Repubblica: non è ancora chiaro se e come saranno inseriti nel provvedimento. Le competenze dell’assemblea sarebbero su materie specifiche legate alle autonomie e al territorio e non ci dovrebbero più essere sovrapposizioni con Montecitorio.