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POLITICA

Mille Giorni

Renzi: "Avanti su lavoro, giustizia ed Italicum". E sull'Europa: "L'Italia non chiede aiuto all'Ue"

Doppio appuntamento parlamentare oggi per il premier che alle 10.30 sarà a Montecitorio e alle 15 a palazzo Madama per il discorso programmatico sui Mille giorni. Tra oggi e domani probabile un nuovo incontro con Berlusconi

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"Il possibile lo facciamo subito, per l'impossibile stiamo lavorando, per i miracoli dateci 48 ore". Matteo Renzi dice di volersi ispirare a questa frase letta sui muri della sede della start up palermitana Mosaicoon: "LA userò per il mio discorso programmatico". Quel discorso sui Mille giorni che farà in Parlamento e in rivendicherà quanto fatto sinora ed indicherà la visione d'insieme cui si ispira l'azione del suo governo.

Le riforme
Il premier confermerà la tabella di marcia da "maratoneta", sollecitando però la collaborazione del Parlamento perché fin da subito si possano incassare risultati concreti per le riforme in cantiere, a partire dalla delega sul lavoro, da approvare entro la fine dell'anno, così come la legge elettorale. Punto fondamentale della rotta che il premier ha in mente è infatti l'organicità delle riforme portate avanti dal suo governo. Renzi ha ribadito che devono procedere tutte insieme e non, come vorrebbe qualcuno, spacchettate. 

"L'Italia è un Paese meraviglioso e lo riporteremo dove deve stare, alla guida dell'Europa", dice Renzi, dopo aver inaugurato a Palermo l'anno scolastico e prima di concentrarsi, al ritorno a Palazzo Chigi, sul discorso di martedì 16 settembre alla Camera alle 10.30 e alle 15 al Senato. Sarà un intervento programmatico, spiega ai suoi il premier, con al centro i temi del lavoro, delle riforme (in particolare la legge elettorale), del fisco e della giustizia. Senza dimenticare il capitolo scuola, all'indomani dell'avvio della consultazione tra cittadini e insegnanti.

I dossier sono tutti aperti e affollano un autunno delicato, in particolare per la legge di stabilità per la quale a Palazzo Chigi iniziano ad arrivare, non senza resistenze, le prime proposte di tagli alla spesa dai ministeri. Nei prossimi mesi le Camere saranno "intasate" dalle riforme del governo, spiegano fonti renziane, ma il premier chiederà uno sforzo per portare avanti tutti i provvedimenti. Bisognerà "lavorare un po' di più: oggi l'attività è concentrata in due giorni e mezzo durante la settimana...", spiega il ministro Maria Elena Boschi. L'auspicio è che la delega sul lavoro venga approvata all'inizio di ottobre, la legge elettorale entro fine anno. Ma non per andare a votare, assicura Lorenzo Guerini: "L'orizzonte è la legislatura".    

L'Italia e l'Europa
"L'Italia fa quanto necessario, rispetterà i patti ma non ha bisogno che le venga detto quello che deve fare", è il messaggio che Renzi ribadirà all'Europa. Ma anche l'Ue deve fare quanto le compete per stimolare la crescita che stenta ad arrivare in tutto il continente. Nel giorno in cui dall'Ocse e da Standard & Poor's arriva un nuovo allarme sui conti del nostro Paese, fonti parlamentari descrivono il premier sorpreso e irritato, ma da Palazzo Chigi negano la circostanza. "Farò un lungo intervento in Parlamento su queste tematiche", si limita a dire il premier. Mentre il sottosegretario Graziano Delrio assicura: "I dati Ocse, non ci costringeranno ad una manovra aggiuntiva. Il governo - spiega - non vuole caricare di nuove fatiche gli italiani ma vuole trovare risparmi nella riorganizzazione dello Stato, e quindi lavoreremo più intensamente su questo" con una legge di stabilità fatta di tagli alla spesa.  

Il 'no' al commissariamento
Dalle Aule parlamentari Renzi parlerà all'Italia, ma soprattutto all'Europa. Per ribadire che il governo è pienamente impegnato sul fronte delle riforme e del rispetto dei parametri europei. All'Ue, ha detto a più riprese il premier, l'Italia non chiede 'aiuto' e da Bruxelles non è disposta ad accettare nessuna forma di 'commissariamento' ("Tempi, contenuti e modalità li decidiamo noi", dice Sandro Gozi). Ma l'Ue di Juncker deve mantenere "gli impegni presi" per le "necessarie e urgenti politiche di crescita", a partire dal piano di investimenti da 300 miliardi. La richiesta, sottolinea Renzi nel congratularsi con il segretario dei socialdemocratici svedesi, Stefan Lofven per la vittoria alle elezioni, viene da quel fronte progressista che si è riunito sul palco del Pd a Bologna. Con il ritorno al governo anche in Svezia quel fronte si va allargando, si compiace il premier. E, soprattutto, si fa più forte in Europa.

La direzione Pd
Nella serata di oggi (alle 18), in programma anche la segreteria dei democratici. Un appuntamento in cui Renzi, nella sua veste di segretario Pd, dovrebbe varare quella "segreteria unitaria" in grado di mettere la sordina agli attacchi della minoranza dei democratici che l'ex sindaco di Firenze non ha mai amato. "Sono convinto più che mai di continuare a lavorare tutti insieme, in squadra", ha ribadito il premier.  Nella nuova segreteria dovrebbero trovar spazio il cuperliano Andrea De Maria e un nome di quell'area definita "bersaniana".