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POLITICA

Legge elettorale

Renzi: "Sulla parità il Pd è avanti, chiudiamo oggi o ne pagheremo le conseguenze"

Dopo la convulsa giornata di ieri con la bocciatura degli emendamenti sulla parità di genere, il premier Matteo Renzi ha riunito questa mattina i deputati democratici. La Agostini: "Fare chiarezza e cambiare la legge al Senato". Renzi: "Sulla parità di genere il Pd è avanti", e avverte "Chi non vuole votare oggi lo deve spiegare fuori di qui"

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Matteo Renzi (foto archivio)
Roma
Il premier Matteo Renzi ha riunito questa mattina i deputati Pd per un'assemblea in vista del voto finale sulla legge elettorale alla Camera dei deputati dopo il voto di ieri sulla parità di genere e, ai suoi, ha detto: “Sulla parità di genere il Pd è avanti, non indietro”. Ai deputati democratici il premier ha chiesto “come Pd, di chiudere oggi o questo ricadrà su di noi. Al Senato ne riparleremo, di quote e di altro". E, passando al voto che attende oggi i deputati, ha chiosato: "Se qualcuno non vuole votare oggi, lo deve spiegare bene fuori da qui". E Maino Marchi annuncia che voterà la legge, ma da "soldato semplice". "Mi dimetto da capogruppo Pd in commissione Bilancio", ha annunciato Marchi.
 
Roberta Agostini, che aveva presentato l'emendamento sulle quote rosa, aveva chiesto, entrando all’assemblea, che si facesse “chiarezza" sul voto di ieri che ha visto numerosi franchi tiratori nelle fila dei democratici, ed aveva annunciato che chiederà che "la legge venga cambiata al Senato almeno su questo punto".

Parità di genere
Nell’assemblea dei deputati Pd, il premier ha rivendicato i passi fatti da lui personalmente e dal partito democratico per la parità di genere. "In questa sala si è detto che il Pd applicherà il criterio di candidature 50-50 per parità di genere: un impegno preso per la prima volta nella storia". "Se vogliamo discutere di parità di genere - ha spiegato - il Pd è avanti, non indietro. Da sindaco, da premier, da presidente della Provincia ho sempre praticato la parità di genere", ha assicurato. "Se ci saranno le condizioni per discutere al Senato di parità di genere, riapriremo la discussione". "Non posso però accettare - ha concluso - che mentre il
Governo sta preparando 10 miliardi di euro per le famiglie italiane il problema sia il Pd". 

“Non si tratta di rispettare un patto con Berlusconi”
"La legge elettorale che abbiamo votato qui in direzione - ha aggiunto il segretario Pd - è diversa da quella che uscirà dal Parlamento". "Non c'è da mantenere un patto con Berlusconi - ha spiegato Renzi -, ma un impegno che come partito abbiamo preso. C'è un profondo, netto, chiaro e marcato dissenso con chi ritiene questa legge incostituzionale". "Se c'é spazio alle Camere – ha aggiunto – si migliora, ma non si può definire questa legge incostituzionale".

"Mi sono state chieste nella direzione tre cose: legare la legge elettorale alle riforme, modificare le soglie, ottenere la libertà di voto sugli emendamenti trasversali. Tutte e tre queste cose sono state assicurate" ha detto il premier rispondendo in qualche modo alla richiesta di chiarimenti arrivata dalle donne del Pd e in primis dalla Agostini.
 
Tornando poi su quanto accaduto ieri alla Camera, Renzi ha parlato della necessità di cambiare il regolamento per ridurre l'uso del voto segreto. "Sarebbe positivo – ha spiegato - che si accelerasse
la riforma del regolamento della Camera e si limitasse il ricorso al voto segreto".

Rosy Bindi polemica
Renzi è stato interrotto da Rosy Bindi che, in polemica con il premier, ha fatto notare che "il Pd è un partito ferito dai 100 voti mancati per far passare la norma antidiscriminatoria". La legge elettorale, ha ammonito  la Bindi, "è passibile di incostituzionalità". Poi la stoccata: "Noi - ha detto la deputata Pd - abbiamo un'idea diversa della democrazia di un uomo solo che fa le cose buone". 

Le dimissioni di Marchi
Non sono solo le donne del Pd a protestare per la mancata approvazione, ieri alla Camera, di norme sulla parità di genere. Questa mattina, nel corso dell'assemblea del gruppo, ha espresso il suo "disagio" anche Maino Marchi. Per questo, ha chiarito, il deputato, voterà la legge come chiesto dal segretario ma da "soldato semplice". "Mi dimetto da capogruppo Pd in commissione Bilancio", ha annunciato. Quanto accaduto ieri, ha spiegato nel suo intervento, è conseguenza dell'intervista di Matteo Renzi da Fabio Fazio.

Bersani ad Agorà
Da Agorà su RaiTre, intanto, Pier Luigi Bersani invita il segretario-presidente alla prudenza: "Renzi è lì da qualche settimana. Capisco che anche per indurre un meccanismo di fiducia e di movida in questo Paese lui alza le aspettative, ma è una cosa che comporta dei rischi". L'ex segretario Bersani sottolinea anche che non avrebbe incontrato il Cavaliere nella sede del Pd, come invece ha fatto Renzi. "Se l'avessi fatto io, sarebbero venute giù le cataratte - rileva - avrei avuto furibondi titoli di giornale. Era un altro clima, un'altra stagione". "Forse - spiega Bersani - c'è stato un di più. Dopo di che devi parlare con tutti, va da sè. Ma questo - chiarisce - non significa dare l'ultima parola a Berlusconi. Non c'è nessuno bisogno, nemmeno dal punto di vista numerico. Bisogna metterci misura". Quando "sento che le quote rosa non si fanno, perchè Berlusconi non è d'accordo - continua - osservo che non stiam parlando di una soglia d'accesso o di una tecnicalità che riguarda i collegi. Stiamo parlando di qualcosa di fondo".

Riforme in arrivo
Passando dall’Italicum alle prossime mosse dell’esecutivo, Renzi ha assicurato che entro quindici giorni "sarà formalizzato un atto parlamentare su Senato e Titolo V" confermando che sarà convocata nei prossimi giorni una direzione Pd sulla riforma del Titolo V. Mentre, sulle misure annunciate nel Cdm di domani: "Per la prima volta domani sarà messa nelle tasche degli italiani una significativa quantità di denaro". Domani - ha aggiunto - sarà presentato un "disegno di legge delega sul lavoro". E "ad aprile saremo pronti con la riforma della Pubblica amministrazione, a maggio attueremo la delega sulla riforma fiscale, a giugno ci sarà un pacchetto di riforme sulla giustizia".