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POLITICA

Legge di stabilità "occasione per l'accelerata decisiva"

Renzi: sulla sanità investiamo più di prima. Non c'è legame tra aumento contante ed evasione

Il premier e segretario parla all'Assemblea parlamentare del Pd: "E' demagogia dire che sulla sanità mettiamo meno soldi. Non c'è presidente di Regione che guadagni meno del premier". "Tra una settimana faremo un decreto per salvare le Regioni dall'intervento della Corte dei Conti"

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E' una difesa a tutto campo della legge di Stabilità quella di Matteo Renzi davanti all'Assemblea dei parlamentari del Partito democratico. "Sulla sanità, il sociale e la
cultura, noi investiamo più di prima", dice il premier. Poi spiega: "Nel 2014 erano 109 miliardi, nel 2015 110, 111 nel 2016. E' demagogia dire che sulla sanità mettiamo meno soldi. Non c'è presidente di Regione che guadagni meno del premier", attacca, "il governo è con le Regioni ma non bisogna fare demagogia".

Un dl per salvare i conti delle Regioni. Nessun legame tetto contanti-evasione 
"Tra una settimana faremo un decreto per salvare le Regioni dall'intervento della Corte dei Conti", annuncia poi il premier. E sull'innalzamento da mille a tremila euro del tetto per i contanti attacca: "Il primo che mi dimostra la correlazione tra il tetto al contante e l'evasione cambio provvedimento. Non c'è evidenza empirica, i dati non sono questi". 

"Se volete un premier che aumenta le tasse cambiatelo". Ora "accelerata decisiva"
Poi Renzi risponde alle critiche sulla cancellazione dell'Imu sulle prime case: "Se volete un premier che aumenta le tasse, o cambiate Paese o cambiate premier", dice. "Abbassare le tasse - aggiunge - non è una manovra elettorale. Non voglio condannare il Paese alla stagnazione". La Legge di Stabilità, insiste, "è l'occasione dell'accelerata decisiva".  

"Politica non deve dare stipendio ma lavoro a tutti"
"La prossima partita politica si vincerà nelle periferie non nei salotti del centro storico", dice Renzi. Poi lancia una 'stoccata' al Movimento 5 stelle e alla proposta di reddito di cittadinanza: "Compito della politica non è dare uno stipendio a tutti, è dare un lavoro a tutti". 

Alla minoranza Pd: no a ideologismo, il nemico non siamo noi
Il premier si rivolge poi alla minoranza dem. "A sinistra l'operazione che stanno tentando anche nostri compagni di viaggio è densa di ideologismo. E' tempo di riforme e non di proclami. La politica è cambiare la vita delle persone, non c'è misura per far diminuire la povertà più efficace della crescita". E avverte: "Non sono gli avversari a preoccuparmi. A volte il problema siamo noi".  "Vinciamo se gli altri li sfidiamo in positivo. Mi rivolgo alle numerose minoranze del Pd: attenzione il nemico non siamo noi".

D'Attorre, Galli e Folino lasciano il Pd 
Ma Renzi non convince tutti gli esponenti della minoranza. I bersaniani Alfredo D'Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino escono dal Partito democratico. D'Attorre spiega il suo addio: "Il Pd così non regge: il processo di distacco è destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi. Renzi ritiene che la sinistra non abbia possibilità, ma io ritengo che non ci sia spazio per la sinistra nel Pd". Poi aggiunge: "Altri lasceranno".