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SALUTE

Salute in classe

Riapre la scuola, i consigli per bambini e genitori

Il 7 settembre si parte col Trentino Alto Adige, il 15 nel Lazio e il 16 in Puglia e Veneto: vacanze finite, quasi 8.000.000 tra bambini e ragazzi torneranno (o ci andranno per la prima volta) sui banchi di scuola. Ecco i consigli dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per gestire le ansie, le paure, l’adattamento. E non si parla solo dei bambini….

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Dopo tanti giorni di vacanza trascorsi al mare, o in montagna, a giocare con gli amici, per i bambini è dura ricominciare l'attività scolastica. E riabituarsi alla routine quotidiana fatta di doveri, appuntamenti, attività extrascolastiche, mette a dura prova tanto i piccoli quanto i loro genitori.

Le prime volte in aula.

Per i più piccoli il distacco dai genitori, il primo giorno, può rappresentare uno scoglio non facile da superare e talvolta anche mamma e papà possono viverlo come un momento difficile.
E' importante che il bambino non percepisca la preoccupazione e l'ansia del genitore.
L'ingresso a scuola deve essere vissuto per quello che è: un momento evolutivo molto importante per la crescita del bambino, che lo aiuta a consolidare la sua individualità e autonomia personale.
Va tenuto presente che il bambino avverte le ansie in famiglia e quindi, a sua volta, può sentirsi insicuro ed esprimere la propria ansia attraverso inquietudine, iperattività, insonnia, inappetenza o, peggio, aggressività. In questi casi l'importante è non allarmarsi e cercare di rassicurare il piccolo in modo semplice, senza troppe parole, ma con la vicinanza e la condivisione.

Come facilitare l'inserimento.

E' importante che il genitore accompagni il bambino in aula
, aiutandolo a familiarizzare con l'ambiente e con le persone. Introducendolo con calma e serenità a questa nuova situazione, il piccolo si sentirà più forte e sicuro.

I genitori dovranno aiutare il bambino nel suo processo di responsabilizzazione e quindi condividere le regole della scuola, gli orari, il rispetto degli spazi, dando il buon esempio nel rispetto delle indicazioni degli insegnanti, del materiale scolastico. Ogni bambino dovrà poi essere aiutato a trovare la corretta modalità di comunicazione e relazione con gli altri bambini e con gli adulti con i quali trascorrerà molte ore a settimana.

Difficoltà di adattamento.

Spesso i bambini possono avere difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione. Fenomeni regressivi e manifestazioni di ansia (risvegli notturni, enuresi, tic, etc.) sono molto frequenti. I genitori non devono allarmarsi: tendono a risolversi spontaneamente quando il bambino acquisisce sicurezza nella nuova situazione.

È opportuno che i genitori e gli insegnanti attivino un dialogo costante, per scorgere eventuali

difficoltà del bambino a trovare il suo equilibrio. È inoltre molto importante che entrambi verifichino che non siano presenti difficoltà neuropsicologiche che, impedendo al bambino di apprendere con facilità, generano in lui ansia e - per difendersi - la tendenza a eludere e rifiutare l'apprendimento e la scuola. Spesso questi bambini sviluppano un comportamento reattivo ed iperattivo. A tale proposito è importante da parte del genitore valutare se sono presenti ansie proprie rispetto a tali situazioni che il bambino percepisce e fa sue.

PASSAGGI CRUCIALI
L'ingresso nella scuola dell’infanzia.


Si tratta di un momento particolarmente delicato nello sviluppo di ogni bambino. Per trasformarlo in un'occasione di confronto, di crescita e di curiosità è indispensabile che i genitori siano pronti a rassicurare, stimolare e sostenere il piccolo nelle difficoltà. È fondamentale che in questo passaggio il bambino sia sostenuto dai genitori e dall'ambiente affinché l'inserimento avvenga nel modo più sereno e armonioso possibile e si realizzi così un momento di crescita per il bambino e, indirettamente, per la famiglia.
È importante che nell'inserimento si rispettino i tempi e le modalità proprie di ogni bambino, adattandosi alle sue necessità in maniera elastica e sostenendolo ed accompagnandolo in ogni momento importante (primo giorno, incontro con gli insegnanti, esplorazione degli spazi,introduzione alla classe).
Il bambino va rassicurato sulla capacità dell'ambiente e dell'insegnante di prendersi cura di lui e dei suoi bisogni (mangiare, bere, evacuare, riposarsi). L'insegnante illustrerà ogni giorno il programma delle attività programmate, per rendere l'ambiente prevedibile e rassicurante. È utile che il bambino disponga di un piccolo spazio-contenitore solo suo (armadietto o altro) dove riporre le sue cose e averne unico accesso.

L'ingresso nella scuola primaria.

Coincide per il bambino con il completamento di un processo di crescita. Segna il passaggio da un mondo soggettivo a un mondo basato su una realtà oggettiva governata da regole condivise. In genere, in questa fase, il bambino ha raggiunto una sufficiente autonomia personale.
E' in grado di controllare i suoi istinti e ha consapevolezza di se stesso e degli altri. Per poter affrontare con facilità l'ingresso in scuola primaria il bambino deve possedere nel suo bagaglio delle competenze già acquisite. In particolare:
- padronanza del linguaggio, sia in comprensione che in espressione;
- capacità di prestare e mantenere l'attenzione;
- capacità di elaborare (associare) simbolicamente.
Deve inoltre essere in grado di entrare in relazione con gli altri, riconoscendo e rispettando i suoi e altrui "confini" e le regole del gruppo.

Dai 14 anni in su.
Nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria, infine, uno dei principali motivi di ansia e stress è caratterizzato dal bullismo. Si tratta di un fenomeno in espansione che colpisce, in particolar modo, i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 17 anni. Un problema molto serio, al quale si può rimediare cercando di non isolare gli artefici delle azioni, ma di riportarli all'interno del gruppo di classe. Coinvolgendoli. A casa, invece, i genitori devono prestare massima attenzione ai segnali che provengono dagli stessi ragazzi, una volta rientrati a casa. E non sottovalutare mai il problema.

I COMPITI

Stress e fobie sono in agguato anche per quel che riguarda l'assegnazione dei compiti. Gradualità e carichi non eccessivi di lavoro sono le accortezze che dovrebbero seguire gli insegnanti, mentre i genitori dovrebbero aiutare il bambino a farsi carico di regole ed impegni. Attenzione a non sovraccaricarlo e a non pretendere più di quanto è nelle sue capacità. Va inoltre trasmesso il concetto che imparare cose nuove è un piacere, un valore.

ALLERGIE ALIMENTARI E MENSE SCOLASTICHE

Il problema delle allergie alimentari è in continuo aumento. Interessano infatti il 2-3% dei bambini al di sotto dei tre anni, l’1-3% di quelli in età scolare e prescolare e l’1% degli adolescenti. I bambini allergici ad alimenti che frequentano la comunità infantile si “concentrano” pertanto nei Nidi d’infanzia e nelle Scuole Materne, ma un numero tutt’altro che trascurabile è ancora presente nelle scuole dell’obbligo. Molti sono i problemi che i bambini con allergia alimentare e le loro famiglie devono affrontare quotidianamente: economici, psicologici, pratici, sociali. In particolare la frequenza della scuola e della mensa scolastica porta con sé:

- Difficoltà a far accettare i bambini allergici ad alimenti nelle Scuole Materne e nei Nidi e/o a far frequentare loro la mensa scolastica (“no, signora, noi non garantiamo”);
- Senso di diversità e di emarginazione rispetto ai compagni;
- Menu scolastici poco variati e ripetitivi, spesso diversi da quelli dei compagni;
- Senso di ansietà da parte dei genitori, dei bambini e dei loro insegnanti legato al timore di reazioni in caso di assunzione accidentale di alimenti allergenici. I sintomi che ad esse possono conseguire possono essere in alcuni soggetti di particolare gravità: insorgono generalmente entro pochi minuti dall’esposizione ed evolvono rapidamente, coinvolgendo diversi organi e apparati e mettendo potenzialmente in pericolo la vita del bambino. Nelle scuole medie non è raro che per scherzo o per bullismo i compagni obblighino il bambino con allergia alimentare a ingurgitare l’alimento responsabile, con conseguenze talora tragiche.
Le mense delle scuole sono di regola attrezzate, ma il servizio è messo in difficoltà dal fatto che questa è una patologia varia. Esiste per esempio “una” celiachia, e quindi “una” dieta per celiaci; ma ogni bambino ha la sua allergia alimentare e quindi ci debbono essere tante diete quanti sono i bambini con allergia alimentare. Diete che debbono essere costruite sul certificato di esenzione rilasciato dall’allergologo o dal pediatra. Ora, non sempre i certificati di esenzione vengono rilasciati dopo un appropriato iter terapeutico. A volte sono costruiti su congetture. A volte su eccessive cautele. A volte accarezzano il desiderio di non far mangiare ai propri bambini alimenti che loro non amano. O alimenti per i quali i genitori non si fidano della ristorazione scolastica (tipicamente, il pesce).

Non esiste una banca-dati sul numero di certificati per allergia alimentare, ma da una informale indagine presso alcune scuole materne italiane si aggirano attorno all’8%: una percentuale ben più alta di quella degli allergici. Molti recitano “affetto da intolleranza alimentare”, una diagnosi che non esiste in medicina. Molti fanno riferimento a test di scatenamento di cui si attende l’esito, ma l’esito di quei test non arriva mai durante l’anno scolastico.

In alcuni Paesi europei e negli USA esistono normative di legge che regolamentano l’approccio da parte degli insegnanti a bambini che possono presentare reazioni anafilattiche in seguito all’assunzione accidentale di alimenti allergenici: gli operatori sono informati di tale rischio e istruiti (nonché autorizzati) a riconoscere tempestivamente le reazioni e a farvi fronte. Sono inoltre dotati dei farmaci e degli strumenti che consentano loro tale intervento, nonché di tutti i numeri di emergenza da contattare in caso di assunzione accidentale.

Non sono attualmente presenti in Italia analoghe disposizioni legislative. A ciò consegue un ovvio disagio misto a timore da parte degli insegnanti, che da un lato si sentono responsabilizzati nei confronti del bambino allergico ma dall’altro hanno “le mani legate” per quanto riguarda qualunque intervento terapeutico, che spesso non sanno né quando né come mettere in atto; la somministrazione di farmaci a scuola suscita inoltre remore da parte degli insegnanti, che sostengono di non essere autorizzati né tutelati in merito.

Non è chiaro tuttavia se, a fronte di un action plan firmato dal medico e di un’autorizzazione-delega da parte dei genitori, gli insegnanti possano (debbano?) praticare l’adrenalina autoniettabile (farmaco salva-vita, utilizzabile anche dai “non-addetti ai lavori”) in caso di comparsa di reazioni anafilattiche a scuola.

Di conseguenza le famiglie dei bambini allergici affidano il loro bambino alla scuola con fiducia ma anche con grande preoccupazione. Progetti di formazione nelle scuole sono stati prodotti a Torino e a Milano, a opera di associazioni di genitori, allo scopo di formare gli insegnanti e gli educatori a conoscere, prevenire, riconoscere e saper trattare le reazioni conseguenti all’assunzione accidentale di alimenti allergenici.