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SALUTE

AIDS

Supervirus Hiv: ricercatore si infetta, forse per via aerea

Preoccupazione nei laboratori di tutto il mondo per il caso di uno scienziato, probabilmente italiano, che si è infettato con un ibrido dell’HIV che stava manipolando in laboratorio: probabilmente per via aerea, ma non è chiaro come.

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Prima che qualcuno trovi conferma alle teorie del complotto, quelli che sostengono che il retrovirus dell'HIV sia in effetti stato creato in laboratorio per la guerra batteriologica, questa storia è decisamente preoccupante per la comunità scientifica, ma con gli intrighi non c'entra: l'HIV è da tempo manipolato per trasformarlo in vettore capace di trasportare nelle cellule geni o proteine capaci di sostituire quelle che causano malattie genetiche.

La storia, che risale a tre anni fa ma si è saputa ora, è inquietante perché un ricercatore, presumibilmente italiano, ha scoperto di essere sieropositivo donando il sangue al San Gerardo di Monza: sequenziando il ceppo si è scoperto che era lo stesso che stava manipolando in laboratorio, probabilmente negli Stati Uniti, e ovviamente rispettando gli standard di sicurezza mondiali usati per queste sperimentazioni.

Nessun guanto bucato, nessun contatto diretto con materiale biologico: come è stato possibile? e soprattutto, come ha fatto un virus disattivato, sulla carta incapace di trasmettere l'infezione, a recuperare le sue informazioni genetiche e a far partire l'infezione? Da quando si è diffusa la notizia, al congresso CROI di Boston, i laboratori di tutto il mondo sono in stato di allarme: vanno rivisti i parametri della sicurezza, nello stesso frigorifero erano conservati virus disattivati e alcuni ancora attivi.

Una ipotesi, per niente rassicurante, è che l'HIV ingegnerizzato fondendolo con un altro virus, quello della stomatite vescicolare, abbia contagiato il ricercatore  per via aerea, attraverso le mucose: per errore sarà stato usato un virus non disattivato. Quello che è grave è che questo ibrido infetta tutte le cellule del corpo e non solo quelle bersaglio tradizionale dell'HIV. La buona notizia è che reagisce alle terapie esistenti.