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POLITICA

Palazzo Chigi

Consiglio dei Ministri: riforma del Senato, via libera all'unanimità

Il premier Renzi in conferenza stampa annuncia il via libera al ddl che riforma il Senato della Repubblica: no al voto di fiducia, no voto sul bilancio, no elezione diretta dei senatori, no indennità per i senatori

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Matteo Renzi
Roma
Il ddl di riforma costituzionale del Senato e del Titolo V della Costituzione è stato approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi in conferenza stampa.

La nuova assemblea si chiamerà Senato delle Autonomie, non sarà elettiva e sarà composta da 148 senatori, compresi i 21 tra senatori a vita e personalità nominate dal capo dello Stato.
 
La riforma del Senato "mette la parola fine a una discussione trentennale", ha commentato il premier. "Noi - ha spiegato Renzi - approviamo un ddl che intende superare il bicameralismo perfetto con quattro paletti: no al voto di fiducia, no voto sul bilancio, no elezione diretta dei senatori, no indennità per i senatori".  "E' una grandissima svolta per la politica e le istituzioni".

"Sono assolutamente certo - ha aggiunto Renzi, affiancato dal ministro Boschi che ha poi spiegato i dettagli del ddl e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio - che non ci saranno tra i senatori persone che non colgano la straordinaria opportunità che stiamo vivendo. Sono certo che la stragrande maggioranza dei senatori non potrà scacciare questa speranza. Io sono convinto che non ci sia alternativa". "Non so se ci sarà il lieto fine ma questo è un buon inizio, il governo dice basta con i rinvii, mettiamo in campo il ddl costituzionale che ha una sua forza straordinaria".

Intervistato da SkyTg24 il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Andare al voto? Non ci voglio neanche pensare. Io non faccio minacce, non dico ora vi mando alle elezioni, anche perché non spetta a me, ma non sono qui per tutte le stagioni. Sono qui per cambiare l'Italia". "Io confermo - ha spiegato Renzi - che senza le riforme vado a casa. Ma non sfugga che però vanno a casa anche loro, quelli che le hanno fatte fallire. Nel senso che poi farebbero fatica a uscire a casa in presenza di un clima nel Paese che chiede il cambiamento". Riforme che porteranno un risparmio per lo Stato di "un miliardo di euro".

"Sono amareggiato - ha poi scherzato il premier -, stavolta non abbiamo le slide. Cioè le abbiamo, ma sono da televendita". Ed ha poi aggiunto rivolgendosi al ministro Maria Elena Boschi, che gli sedeva accanto: "Le slide ve le farà vedere la Boschi, sono da secchiona...". 

Sulla tenuta del Pd che appare non così scontata, incalzato dai giornalisti, Renzi ha ostentato sicurezza: "Io non sono preoccupato". Quanto a Silvio Berlusconi, che ha parlato di mancato rispetto degli impegni da parte del Partito Democratico per lo stop imposto alla legge elettorale per dare priorità alla riforma del Senato, Renzi ha ricordato che al Nazareno tra i due leader era stato concordato non solo l’Italicum, ma un intero pacchetto di riforme comprendente, appunto, il superamento del bicameralismo. "Il Pd rispetterà l’impegno e sarà coerente" ha tagliato corto.

“Voglio essere l’ultimo presidente del consiglio ad avere ricevuto il voto di fiducia dall’aula di Palazzo Madama” ha poi aggiunto l’ex sindaco di Firenze.

Il ddl costituzionale prevede anche una revisione del Titolo V della Costituzione, con il riordino della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni; l’abolizione del Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Renzi ha poi detto di auspicare che almeno in prima lettura il ddl possa essere approvato prima delle elezioni europee di fine maggio.

Il premier ha quindi spiegato che "da giovedì (sarà) a tempo pieno sulle questioni interne immaginando di presentare il Documento di economia e finanza tra martedì e mercoledì della settimana prossima". E ancora: "Entro fine aprile saranno affrontati i temi di fisco, pubblica amministrazione, innovazione e riorganizzazione dello Stato". Mentre, entro luglio, saranno pagati i debiti della P.A.

"I decreti per gli 80 euro in più nella busta paga dei lavoratori saranno approvati nella settimana di Pasqua". Tale tempistica - ha promesso il presidente del Consiglio - consentirà ai lavoratori con i redditi più bassi di vedere gli 80 euro nella busta paga di maggio. Per questa misura, ha quindi spiegato il premier, le risorse "sono state trovate" e "certamente non ci sarà alcun aumento della pressione fiscale".

Il ministro Boschi ha poi illustrato i dettagli della riforma, la sintesi del ddl è disponibile sul sito di palazzo Chigi insieme al disegno di legge approvato oggi dal Cdm che include la bozza presentata il 12 marzo scorso. "Rispetto alla bozza del 12 marzo - ha detto la Boschi - ci sono delle modifiche. Innanzitutto cambia il nome: torna a chiamarsi Senato, ma si chiamerà Senato delle autonomie. Per la composizione c'è una apertura a discutere sulla proporzionalità per quel che riguarda le Regioni purché con le Regioni si trovi un accordo che ancora non c'è". 

Sarà composto da 148 persone, mentre oggi i senatori sono 315; 21 nominati dal Quirinale e 127 rappresentanti dei consigli regionali e dei sindaci. Il ddl prevede una composizione paritaria di tutte le Regioni e tra Regioni e sindaci, ma c'è "la disponibilità a esaminare una composizione proporzionale al numero degli abitanti di ciascuna Regione". Ha sottolineato poi la Boschi che "gli ex presidenti della Repubblica e i senatori a vita faranno parte del Senato. Per il loro ruolo super partes entreranno dunque nella Camera meno politica"

"Il Senato - ha concluso la Boschi - mantiene la competenze per le leggi costituzionali. E dunque su quelle che sono le regole fondamentali per il nostro vivere insieme rimane una doppia lettura tra Camera e Senato per una maggiore garanzia".