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POLITICA

Le criticità rilevate dal Colle

Riforma p.a., per il Quirinale il decretone è da cambiare

I tecnici del Qurinale - nella prima verifica - hanno rilevato alcune criticità nel decreto di "misure urgenti per la semplificazione e la crescita del Paese": troppe materie e presenza di norme di carattere ordinamentale. "Servirebbero almeno due provvedimenti distinti"

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Quirinale
Un decreto composto di 82 articoli, disomogeneo per le materie e per criteri di urgenza. Si presenta così il decreto di "misure urgenti per la semplificazione e la crescita del Paese", meglio conosciuto come "riforma della pubblica amministrazione". Il 13 giugno la bozza del Consiglio dei Ministri è arrivata al Quirinale per una prima verifica: gli uffici tecnici del Colle, infatti, come da prassi, compiono un monitoraggio sulle proposte in itinere in modo da appianare in anticipo eventuali aspetti di precaria costituzionalità. E la prima criticità rilevata è stata sulla disomogeneità di questo decreto omnibus che tratta dal rilancio del settore vitivinicolo e del Made in Italy al pubblico impiego, dalla disciplina degli appalti alla magistratura.

Gli obiettivi e le criticità
Nell'intenzione del governo le norme del decreto dovrebbero facilitare il "ricambio generazionale" e avviare un più efficace contrato alla corruzione. Varie disposizioni sono poi mirate a far ripartire l'economia. Obiettivi molto ampi che toccano materie differenti, anche per questo dal Quirinale, nove giorni fa, è arrivato il suggerimento di dividere in due distinti provvedimenti la bozza del Consiglio dei Ministri.

Le norme di carattere ordinamentale
Gli analisti del Colle hanno individuato diverse disposizioni collegate a esigenze essenziali per l’economia – norme di carattere ordinamentale - e che quindi dovrebbero essere approvate attraverso un disegno di legge.  Gli uffici tecnici del Quirinale, tra le altre, hanno poi ricordato che la riforma con un taglio del 90% delle propine riguardanti gli avvocati di Stato e la soppressione delle sezioni staccate dei Tar ricadono in questa categoria e andrebbero riportati in un disegno di legge.

I magistrati in pensione a 70 anni
Altra criticità è emersa sulla parte del ricambio generazionale delle  pubbliche amministrazioni, per il suo carattere molto complesso. Inoltre già sono venute fuori le opposizioni di alcune categorie, come i magistrati che sono contrari all’abrogazione del “trattamento in servizio” oltre il limite dei 70 anni perché potrebbe causare improvvisi vuoti di organico. Secondo il governo i magistrati over 70 (e i militari) potrebbero rimanere in servizio fino alla fine de 2015. Il Quirinale, su questo punto, ha consigliato l’adozione del regime transitorio di un anno.

Le Authority
Un articolo della bozza definisce la soppressione dell’Autorità della vigilanza sui contratti pubblici e i compiti dell’Autorità nazionale anticorruzione. Questa, a causa della decadenza della prima Authority, potrebbe trasformarsi in una sorta di “commissario straordinario”. Rischio segnalato già alla nascita del decreto.