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POLITICA

L'esame del DDL Boschi

Riforme, il Senato approva l'articolo 7: la norma passa con 166 sì

Ok dell'aula all'articolo sui titoli di ammissione dei componenti del Senato. Ora sotto esame l'art.10 del testo sul procedimento legislativo. Lega e Forza Italia hanno ritirato tutti gli emendamenti all'art.7 in cambio della disponibilità del governo ad affrontare i punti più caldi della riforma

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L'articolo 7 del ddl di revisione costituzionale è stato approvato dall'Aula del Senato con 166 voti favorevoli, 56 contrari e 5 astenuti. Il testo era stato modificato nel passaggio alla Camera ed era stato introdotto il principio per cui il Senato si 'limita' a prendere atto dell'avvenuta decadenza da senatore. Il testo dell'articolo, relativo ai titoli di ammissione dei componenti del Senato, recita: "Il Senato della Repubblica prende atto della cessazione dalla carica elettiva regionale o locale e della conseguente decadenza da senatore". 

Il governo si rimette all'Aula su voti segreti art.10
Subito dopo lo scrutinio, l'aula è passata all'esame dell'articolo 10 - che riguarda il procedimento legislativo - dato che gli articoli 8 e 9 sono arrivati dalla Camera senza subire modifiche, rispetto al testo già approvato nella precedente lettura dal Senato. L'articolo 10 riguarda le funzioni e le prerogative dell'assemblea riformata e su questo articolo sono previsti tre voti segreti sugli emendamenti 10.903, 10.907 e 10.381399 C. Il governo ha dato parere negativo su tutti gli emendamenti all'art.10 del ddl riforme, tranne che sui due emendamenti Calderoli e sull'emendamento Endrizzi - per i quali è ammesso il voto segreto - in merito ai quali l'esecutivo si è rimesso all'Aula. Lo ha annunciato in Aula a Palazzo Madama il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.

Opposizioni chiedono che aula slitti di un'ora
Le opposizioni hanno chiesto al presidente Pietro Grasso che i lavori dell'aula del Senato sul ddl Boschi slittino di un'ora. La richiesta è  stata formalizzata in aula da tutti i capigruppo delle opposizioni per permettere la prosecuzione della riunione delle minoranze.

Calderoli: "Noi ritiriamo 35mila emendamenti" 
"Sono disponibile al ritiro di questi 35.000 emendamenti - spiega il senatore leghista Roberto Calderoli - ad una condizione: che ci sia, da parte del governo, una vera valutazione riferita agli articoli 10 e 31. Indico in particolar modo e con puntualità l'emendamento 10.201 a firma Russo, su cui esprimerei sicuramente un voto favorevole. Ora, il governo, che non gradisce alcune parti di questo emendamento, potrebbe proporre al senatore Russo una riformulazione; in ogni caso saremmo sulla buona strada per trovare una via di uscita".

Per quanto riguarda, poi, l'articolo 21, relativo all' elezione del Presidente della Repubblica, "purtroppo - aggiunge Calderoli - è stato segnalato dalla richiesta del collega Malan un emendamento a firma Cociancich che potrebbe rappresentare, ancora una volta, la chiusura definitiva della discussione rispetto alle modalità elettive del Presidente della Repubblica". "C'è chi propone una maggiore partecipazione dei consiglieri piuttosto che dei Presidenti regionali. C'è chi propone un possibile ballottaggio tra i migliori candidati dei primi scrutini. Io non escludo nessuna ipotesi ma mi sembra impossibile che con una sorta di voto di fiducia si chiuda in quel modo anche la questione relativa all'elezione del Presidente della Repubblica". "Il silenzio con il quale governo e maggioranza reagiscono alla disponibilità manifestata dai presidenti dei gruppi di opposizione - incalza Romani - è un silenzio colpevole".

Botta-risposta tra Grasso e M5S
La giornata è cominciata con un botta e risposta al vetriolo tra M5S e il presidente del senato Pietro Grasso. Dopo aver chiesto ieri del tempo per consentire al gruppo di riunirsi, il portavoce 5 Stelle Gianluca Castaldi torna alla carica: "Il nostro gruppo si riunisce alle 10. E glielo diciamo anche se voi andrete avanti lo stesso". "Lei - osserva Castaldi riferendosi a Grasso - tratta il regolamento del Senato come un mensile di Postal market. Stiamo andando verso una deriva e lei è responsabile, qui il regolamento non c'è più, il mio gruppo ha bisogno di riunirsi per capire come andare avanti". Pronta la replica di Grasso: "Lei sa benissimo che c'era la disponibilità a interrompere la seduta alle 12.30, per darvi un'ora fino alle 13.30 e questa possibilità non è stata accettata. Ne prendo atto". I senatori del M5S hanno quindi chiesto il voto elettronico e Grasso ha dovuto concedere i 20 minuti di tempo previsti per prassi sospendendo la seduta sino alle 10.