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POLITICA

Vademecum parlamentare

Riforme, gennaio il mese decisivo

Ecco il timing in Parlamento per la riforma del Titolo V, del bicameralismo e per l'Italicum. Le riforme costituzionali potrebbero essere approvate dalla Camera entro il 31 gennaio. Stessa data più o meno per il via libera del Senato alla nuova legge elettorale

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Quella del 31 gennaio potrebbe essere una data decisiva per le riforme. Il "Ddl Boschi" - il disegno di legge costituzionale che riordina il titolo V della Costituzione e "supera" il bicameralismo perfetto e che ha come prima firmataria il ministro Maria Elena Boschi - ha ottenuto il via libera della Commissione Affari Costituzionali della Camera il 13 dicembre. Domani il testo approderà nell'Aula di Montecitorio che potrebbe licenziarlo proprio a cavallo di gennaio e febbraio. Il ddl ha già ottenuto il via libera del Senato, lo scorso otto agosto, con 183 sì (la maggioranza più Forza Italia). E' necessaria, comunque, un'approvazione in due letture di entrambi i rami del Parlamento, dello stesso testo e a distanza di almeno tre mesi. Se il via libera non raggiungerà i sì dei 2/3 dei parlamentari, sarà poi necessario un referendum confermativo. 

L'Italicum
La legge elettorale - l'Italicum, già approvato alla Camera lo scorso 13 marzo, potrebbe ottenere il via libera della Commissione di Palazzo Madama - prima della pausa nataliza, attorno al 23 dicembre. Gli emendamenti hanno già modificato il testo licenziato dalla Camera e dunque, qualora si arrivasse al via libera dell'Aula entro fine gennaio, sarebbe comunque necessario un altro passaggio a Montecitorio.

In ogni caso, l'Italicum è la legge elettorale proposta solo per la Camera e si subordina la sua entrata in vigore al superamento del bicameralismo perfetto. Quando, cioè con l'approvazione delle riforme, il Senato sarà una "camera delle autonomie", i cui membri non saranno eletti direttamente.

Le variabili: la partita Quirinale
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano caldeggia - sin dal discorso alle Camere di apertura del suo secondo mandato - l'approvazione in tempi rapidi delle riforme costituzionali. Il premier Matteo Renzi ne ha più volte ribadito "l'essenzialità", sottolineando che la loro "approvazione sono il miglior invito a Napolitano per restare al Colle". Non molti giorni fa, una nota del Quirinale ha annunciato - a seguito di indiscrezioni - che Giorgio Napolitano "non si dimetterà prima della fine del semestre di presidenza italiana dell'Ue", che termina il 31 dicembre. Quel giorno, Napolitano terrà il consueto discorso di fine anno. Da lì potrebbe arrivare una prima indicazione sulle sue eventuali dimissioni. Certo è che il cammino delle riforme potrà solo essere "incoraggiato" dal capo dello Stato, che - sempre nel suo discorso di insediamento nel 2013 - lo elesse "a vera ragione del suo secondo mandato". Insomma, la partita della successione al Quirinale potrebbe aprirsi solo dopo questo importante passaggio per le riforme, che cade, appunto, intorno al 31 gennaio.