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POLITICA

Camera

Riforme, il governo a Forza Italia: "Dicono no? Ce ne faremo una ragione"

Il Movimento 5 Stelle ha deciso di uscire dall'Aula. Alla vigilia del voto a Montecitorio si annuncia una giornata di tensione sul ddl Boschi. Divisa la minoranza Pd

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Botta e risposta tra il governo e Forza Italia. Oggetto della discussione le riforme, alla prova dell'esame parlamentare. Dall'esecutivo parla Graziano Delrio: "Che Silvio Berlusconi ora voglia votare no alle riforme è difficile da capire" ma il Pd andrà avanti lo stesso, "ce ne faremo una ragione", dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "Abbiamo la maggioranza" conclude Delrio.

Un altro segnale di quanto sarà importante domani la giornata in Parlamento arriva poi dal Movimento 5 Stelle, che ha deciso di non entrare alla Camera al momento del voto. "Rimaniamo esattamente in quella che era la nostra posizione più di due settimane fa, quando è stata decisa la seduta fiume" sul ddl Boschi. La riforma costituzionale "se la voti il Pd, se la voti da solo visto che ha fatto tutto da sé" ha precisato Fabiana Dadone, capogruppo  M5S alla Camera.

"Di fatto - sottolinea Dadone - non è cambiato nulla. Il provvedimento resta quello che è, accentra tutti i poteri nelle mani del governo, trasforma il Senato in un parcheggio di senatori part-time che arriveranno da Regioni e Comuni, dove, come noto, l'incidenza della corruzione è più alta, si rischiano dunque scudi e immunità. A noi non resta che rimanere fedeli alla linea". 

Divisa invece sembra la minoranza del Partito democratico. Cesare Damiano premette che "la minoranza è plurale" e in merito al voto sulle riforme ribadisce: "Quello che non farò è votare contro o uscire dall'Aula. O voterò sì o mi astengo". Al suo arrivo al Nazareno dove è in corso una riunione con il premier Renzi, Damiano dice che "Renzi fa male ma la minoranza farebbe bene a dire quello che ha conquistato, come l'innalzamento del quorum per l'elezione del capo dello Stato". Damiano aggiunge che è sempre bene "andare lì dove si discute" e chiede a Renzi di "discutere delle pensioni". Quanto all'Italicum ribadisce che l'impianto non lo condivide. 

Convinto del suo no invece Pippo Civati: "Come hanno fatto Chiti e Tocci al Senato. Così voterò anche io alla Camera. Non darò il mio voto alla riforma costituzionale. Lo faccio in ragione di una  posizione 'di merito' che accompagna le mie azioni dal gennaio del 2013. Lo faccio senza pensare alla questione delle correnti del Pd e ai rapporti con la segreteria, perché questa è la Costituzione".