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ITALIA

Una valanga travolse l'hotel nel 2017: morirono 29 persone

Rigopiano, chiuse le indagini: verso il processo per 24 persone. Pm: hotel non doveva essere lì

Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d'atti d'ufficio, abuso in atti d'ufficio. La Procura: "Comune doveva impedire la costruzione dell'hotel"

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Il Comune di Farindola non avrebbe dovuto rilasciare i permessi edilizi per l'hotel di Rigopiano. Lo si legge nei capi d'imputazione con cui la Procura di Pescara ha chiuso le indagini e indagato 24 persone e una società per quanto accaduto nel gennaio del 2017 a Rigopiano. L'accusa riguarda dirigenti e politici del Comune: il Piano Emergenze del Comune scrive la Procura, era "totalmente silente in punto di pericolo di valanghe". Se il Comune avesse adottato un nuovo PRG che avesse individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe, "non sarebbe stato possibile rilasciare i permessi edilizi con conseguente impossibilità edificatoria". Che l'area dell'hotel fosse determinata dai conoidi, cioè gli esiti storici della valanghe, è citato anche in alcune relazioni agli atti, quali quella della guida alpina Pasquale Iannetti e lo studio acquisito dalla Commissione Valanghe della Regione Abruzzo nel 2003 dove si spiega che il sito è interessato da "una condizione di pericolo forte e che il distacco delle valanghe è probabile già con debole sovraccarico. Sono da aspettarsi valanghe di media e anche singole grandivalanghe".

Non solo: "Se tutto fosse stato in regola, l'hotel Rigopiano andava chiuso durante la stagione nevosa". La Procura di Pescara ha infatti confermato che l'hotel era stato costruito su un sito storico di valanga e che l'assenza della "Carta di localizzazione del pericolo da valanga" è alla base del disastro. Nel dispositivo di chiusura dell'indagine si legge: "La 'Carta di localizzazione del pericolo da valanga', laddove emanata, avrebbe di necessità individuato nella località stessa in Comune di Farindola un sito esposto a tale pericolo. L'assenza di tale documentazione ha fatto sì che le opere già realizzate dell'hotel Rigopiano a seguito dei permessi di costruire (...) non siano state segnalate dal locale sindaco. Tali informazioni avrebbero determinato l'immediata sospensione di ogni utilizzo nella stagione invernale".

La notifica della chiusura delle indagini è stata fatta dai carabinieri forestali del Comando Provinciale di Pescara a 25 indagati, 24 persone e una società, per la vicenda nella quale morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse il resort. Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurimecolpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abusoedilizio, omissione d'atti d'ufficio, abuso in atti d'ufficio. A questi si aggiungono altri vari reati ambientali.

L'avviso di conclusione delle indagini vede le persone coinvolte nell'inchiesta scendere da 40 a 24. 

Restano indagati l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo; il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco; il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta; i direttori e i dirigenti del dipartimento di Protezione civile, Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012), Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013); il tecnico del Comune di Farindola Enrico Colangeli; il gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della società "Gran Sasso Resort & Spa"Bruno Di Tommaso; il dirigente e il responsabile del servizio diviabilità della Provincia di Pescara, Paolo D'Incecco e Mauro DiBlasio; l'ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris; il direttore dei Lavori pubblici della Regione Abruzzo, fino al 2014, Pierluigi Caputi; il dirigente della Protezione civile Carlo Giovani; gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il tecnico geologo Luciano Sbaraglia; l'imprenditore che chiese l'autorizzazione a costruire l'albergo Marco Paolo Del Rosso; il direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo Antonio Sorgi; il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso Spa di intervenire su tettoie e verande dell'hotel, Giuseppe Gatto; il consulente incaricato da Di Tommaso al fine di adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni Andrea Marrone; il direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo, Emidio Rocco Primavera; il comandante della Polizia provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale Tino Chiappino; il responsabile dell'ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo, fino al 2016, Sabatino Belmaggio; la società Gran Sasso Resort & Spa.

Archiviazione per Del Turco e D'Alfonso
La Procura di Pescara chiederà l'archiviazione per le posizioni dei tre ex presidenti della giunta regionale abruzzese, Luciano D'Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.  Archiviati anche gli assessori che si sono succeduti nella delega alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; dell'ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini; dell'ex direttore generale della Regione Abruzzo, Cristina Gerardis; del direttore del dipartimento di Protezione civile, per tre mesi nel 2014, Giovanni Savini; del responsabile della sala operativa della Protezione civile Silvio Liberatore; del dirigente del servizio di Programmazione di attività della Protezione civile Antonio Iovino; del direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo fino al 2015 Vittorio Di Biase; del responsabile del 118 Vincenzino Lupi; della funzionaria della Prefettura di Pescara, Daniela Acquaviva, diventata nota perché subito dopo l'allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, non credendo alla richiesta d'aiuto, affermò che "la madre degli imbecilli è sempre incinta".

Il padre di una delle vittime: si comincia a vedere un po' di luce
"In merito alla conclusione delle indagini sulla tragedia di Rigopiano, la famiglia Feniello è sicuramente soddisfatta. Il lavoro svolto durante le indagini, che mirava a verificare le responsabilità della prefettura di Pescara e dell'amministrazione di Farindola, ha certamente trovato riscontro". Lo scrive sul suo profilo Facebook Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia dell'Hotel Rigopiano. "Oggi è un giorno importante perché si comincia a vedere un po' di luce".

Mentre sull'archiviazione della posizione di D'Alfonso scrive: "Andremo a vedere le carte e verificheremo se ci sono spiragli per opporci alla richiesta di archiviazione. In ogni caso, indipendentemente dalle eventuali responsabilità dirette, noi da D'Alfonso abbiamo sempre voluto e continuiamo a volere risposte che lui si è rifiutato di darci".