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ITALIA

Intercettazione nel carcere di Opera con un boss della Sacra Corona Unita

Riina al pm Di Matteo: "Ti farei diventare il primo tonno"

Depositate le conversazioni del Capo dei Capi sul piano per uccidere il pm Di Matteo. Nelle parole di Riina l'intenzione di fare in fretta ed eliminare l'accusa nel processo della trattativa tra Stato e Mafia. Il boss di Corleone ricorda anche l'attentato al vicequestore Germanà ed esprime un parere su Messina Denaro: "si preoccupa solo di pali eolici"

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Il pm Antonino Di Matteo
"E allora organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e non ne parliamo più". L'intercettazione tra il boss mafioso Totò Riina e quello della Sacra Corona Unita Alberto Lo Russo, fuga tutti i dubbi sulle intenzioni del boss di Corleone nei confronti del pm antimafia Antonino Di Matteo, che rappresenta l'accusa nel processo per la trattativa tra Stato e mafia, che vede tra gli imputati proprio Riina. Il dialogo tra i due malavitosi è del 16 novembre 2013, alle 9.30, durante  l'ora della cosiddetta 'socialità' nel carcere milanese di Opera. La conversazione è stata depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia.

Importante anche la gestualità di Riina mentre parla con Lo Russo. Mentre dice "organizziamola questa cosa", tira fuori la mano dal cappotto e mima il gesto di fare in fretta, come scrivono gli uomini nella Dia nell'intercettazione depositata questo pomeriggio dai pm nel processosulla presunta trattativa. Il Capo dei capi dimostra di non avere paura di Di Matteo: "vedi, vedi - dice - si mette là davanti, mi guarda con gli occhi puntati ma a me non mi intimorisce...". Poi sul piano per attentare alla sua vita: "Questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora, se fosse possibile, ad ucciderlo... Una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari. Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono. Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo".

Nell’intercettazione Riina ricorda anche l'attentato al vicequestore Germanà, avvenuto il 14 settembre del 1992, pochi mesi dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio: "Partivamo la mattina da Palermo a Mazara. C'erano i soldati poverini a fila indiana a quel tempo... Era pomeriggio, tutti i giorni andare e venire, da Mazara. A chi hanno fatto spaventare? A nessuno, che poi quello si è buttato a mare". Il vicequestore Rino Germanà si salvò, infatti, solo perché si era gettato in mare mentre il boss Bagarella gli sparava. 

Sempre parlando con Lo russo Riina si esprime così nei confronit del superlatitante Matteo Messina Denaro: "A me dispiace dirlo, questo signor Messina, questo che fa il latitante che fa questi pali.. questi palo eolici... i pali della luce". E Lo Russo, di rimando, gli dice: "pensa solo a te stesso... pazienza". Riina replica: "No, ma per dire che questo si sente di comandare, si se te di fare luce ovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi, per prendere soldi".