ITALIA
Il compagno 'Camillo' delle Br
Ritratto di Alessio Casimirri, l'ultimo latitante del rapimento Moro
Figlio di una cittadina vaticana e del responsabile della sala stampa della Santa Sede, Casimirri vive da anni in Nicaragua dove ha aperto un ristorante e messo su famiglia. Condannato a sei ergastoli non ha mai fatto un giorno di prigione
Classe 1951, Alessio Casimirri nasce a Roma da Maria Ermanzia Labella, cittadina vaticana, e da Luciano Casimirri, militare durante la seconda guerra mondiale a Cefalonia e poi capo ufficio stampa dell'Osservatore Romano e responsabile della sala stampa vaticana sotto Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI.
Entrato nelle Brigate Rosse col nome di battaglia di ‘Camillo’, Casimirri è l’ultimo brigatista latitante del commando che rapì Aldo Moro nel marzo di quasi 40 anni fa. Dopo essere stato a Cuba e in Libia, dall’83 vive in Nicaragua.
Dopo aver militato in Potere Operaio e in altre organizzazioni dell'estrema sinistra romana, nel 1977 Casimirri entra a far parte delle Brigate Rosse. Con le Br partecipa all'agguato di via Fani bloccando con una 128 bianca, insieme ad Alvaro Lojacono "Otello", le due auto di Aldo Moro e della scorta, e controllando eventuali interferenze di estranei.
Non è però questa l’unica ‘missione’ brigatista cui ‘Camillo’ partecipa. Il 10 ottobre 1978, pochi mesi dopo i fatti di via Fani, è parte del gruppo di fuoco che a Roma assassina il giudice Girolamo Tartaglione; gruppo di cui facevano parte anche Alvaro Lojacono, Massimo Cianfanelli e Adriana Faranda. E in quell'occasione fu proprio Casimirri a sparare alla vittima.
Il 21 dicembre dello stesso anno prende parte anche, insieme a Rita Algranati, Prospero Gallinari e Adriana Faranda, all'agguato contro la scorta di Giovanni Galloni dove rimangono feriti due agenti di polizia; in questa occasione Casimirri è alla guida dell'auto impiegata dai brigatisti.
A parlare di Casimirri come componente del commando di via Fani furono Valerio Morucci e Adriana Faranda: i due Br dissidenti decisero di dissociarsi con un documento in cui per la prima volta indicavano solo con le sigle i nomi di 2 terroristi mai comparsi prima, cioè A.C. (Alessio Casimirri) e A.L. (Alvaro Loiacono).
Uscito dalle Br nel 1980, due anni dopo lascia l’Italia per trovare rifugio, nel 1983 e dopo essere passato da Francia, Russia e Cuba (anche se il percorso della sua fuga non è stato mai del tutto accertato), in Nicaragua dove partecipa alla lotta armata contro i gruppi armati controrivoluzionari Contras.
Da sempre discussi e dubbi sono i rapporti di Casimirri con i servizi segreti, servizi che in alcune ricostruzioni lo avrebbero aiutato nella fuga fornendogli documenti falsi e ottenendo in cambio informazioni.
Nel paese centroamericano Casimirri si è sposato, nel 1998 e senza aver mai divorziato dalle prime nozze che lo avevano unito ad un’altra brigatista: Rita Algranati, con una cittadina nicaraguense che gli ha dato due figli e la cittadinanza. In Nicaragua ‘Camillo’ gestisce un ristorante nel centro della capitale.
Condannato all’ergastolo per la strage di via Fani nel 1985, Casimirri non ha mai scontato un giorno di prigione.
Entrato nelle Brigate Rosse col nome di battaglia di ‘Camillo’, Casimirri è l’ultimo brigatista latitante del commando che rapì Aldo Moro nel marzo di quasi 40 anni fa. Dopo essere stato a Cuba e in Libia, dall’83 vive in Nicaragua.
Dopo aver militato in Potere Operaio e in altre organizzazioni dell'estrema sinistra romana, nel 1977 Casimirri entra a far parte delle Brigate Rosse. Con le Br partecipa all'agguato di via Fani bloccando con una 128 bianca, insieme ad Alvaro Lojacono "Otello", le due auto di Aldo Moro e della scorta, e controllando eventuali interferenze di estranei.
Non è però questa l’unica ‘missione’ brigatista cui ‘Camillo’ partecipa. Il 10 ottobre 1978, pochi mesi dopo i fatti di via Fani, è parte del gruppo di fuoco che a Roma assassina il giudice Girolamo Tartaglione; gruppo di cui facevano parte anche Alvaro Lojacono, Massimo Cianfanelli e Adriana Faranda. E in quell'occasione fu proprio Casimirri a sparare alla vittima.
Il 21 dicembre dello stesso anno prende parte anche, insieme a Rita Algranati, Prospero Gallinari e Adriana Faranda, all'agguato contro la scorta di Giovanni Galloni dove rimangono feriti due agenti di polizia; in questa occasione Casimirri è alla guida dell'auto impiegata dai brigatisti.
A parlare di Casimirri come componente del commando di via Fani furono Valerio Morucci e Adriana Faranda: i due Br dissidenti decisero di dissociarsi con un documento in cui per la prima volta indicavano solo con le sigle i nomi di 2 terroristi mai comparsi prima, cioè A.C. (Alessio Casimirri) e A.L. (Alvaro Loiacono).
Uscito dalle Br nel 1980, due anni dopo lascia l’Italia per trovare rifugio, nel 1983 e dopo essere passato da Francia, Russia e Cuba (anche se il percorso della sua fuga non è stato mai del tutto accertato), in Nicaragua dove partecipa alla lotta armata contro i gruppi armati controrivoluzionari Contras.
Da sempre discussi e dubbi sono i rapporti di Casimirri con i servizi segreti, servizi che in alcune ricostruzioni lo avrebbero aiutato nella fuga fornendogli documenti falsi e ottenendo in cambio informazioni.
Nel paese centroamericano Casimirri si è sposato, nel 1998 e senza aver mai divorziato dalle prime nozze che lo avevano unito ad un’altra brigatista: Rita Algranati, con una cittadina nicaraguense che gli ha dato due figli e la cittadinanza. In Nicaragua ‘Camillo’ gestisce un ristorante nel centro della capitale.
Condannato all’ergastolo per la strage di via Fani nel 1985, Casimirri non ha mai scontato un giorno di prigione.