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POLITICA

Arrivano le regole

Rivoluzione M5S, Grillo fa un passo indietro: il candidato premier sarà anche il capo del Movimento

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Arrivano le regole per diventare candidato premier del Movimento 5 Stelle. Non solo: il candidato premier del Movimento sarà "il Capo della forza politica". E' quanto si legge in un passaggio del post del blog di Beppe Grillo che apre le candidature per le primarie. Il candidato premier, si legge ancora, "depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni". La dicitura "capo della forza politica" fa riferimento all'Italicum modificato dalla Consulta in vigore attualmente e precisamente all'articolo 14 bis della legge.

Nella legge elettorale, infatti, si prevede: "Contestualmente al deposito del contrassegno di cui all'articolo 14, i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione". Nel 2013, con il Porcellum che prevedeva l'indicazione del capo della forza politica, il M5S indicò Beppe Grillo.

Il malcontento si diffonde tra i più critici nelle fila dei pentastellati
A irritare, secondo quanto si apprende in ambienti M5S, è il fatto che ci sia poca trasparenza: che non si dica, ad esempio, se la votazione per il candidato premier si svolgerà con il doppio turno sul modello delle Quirinarie (così gli iscritti 5 Stelle scelsero il proprio candidato al Colle nel 2013) e se quindi, di conseguenza, ci sarà come in quel caso la verifica da parte di una società di certificazione internazionale. Cosa che, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe da escludere. Tra l'altro, sempre secondo quanto viene riferito, ci sarebbe tra molti pentastellati la preoccupazione di candidarsi 'contro' Luigi Di Maio - a tutti gli effetti, ormai da mesi, candidato in pectore del Movimento - e che questo possa pregiudicare il proprio futuro nello stesso Movimento togliendo, questo il timore di alcuni, la possibilità di poter essere 'papabile' per ruoli importanti come ad esempio quelli di ministro.

Nel dubbio, pochi avrebbero intenzione di candidarsi. La deadline è tracciata: entro le ore 12 di lunedì prossimo (18 settembre) i candidati che abbiano i requisiti necessari dovranno comunicare la loro disponibilità a candidarsi. Poi sarà la Rete a votare. Ma gli iscritti, secondo quanto si apprende, non avranno molti giorni a disposizione per le votazioni online. Anzi, al contrario: sembra che l'orientamento sia quello di far votare soltanto un giorno - il 23 settembre, dalle 9 alle 19 - e così quella sera fare la proclamazione alle 20.30 davanti a militanti, iscritti e simpatizzanti sul palco di Italia 5 Stelle a Rimini e al fianco di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Poche ore di voto perché, ammettono dai 5 Stelle, la vicenda delle violazioni degli hacker pesa e non si può non tenerne conto. Questa votazione così breve, è l'auspicio, dovrebbe offrire maggiori garanzie contro rischi di intoppi o 'incidenti informatici'.

Ammessi anche indagati
Altro punto che crea tensioni è quello relativo all'ammissione, per le candidature, anche di indagati. Da M5S fanno notare che già nel codice etico è specificato che sono da valutare in modo diverso indagini per corruzione o per diffamazione. Questo ultimo caso - che è quello che tocca in prima persona Di Maio indagato per diffamazione dopo la querela presentata dall'ex candidata a sindaco M5s Marika Cassimatis, poi espulsa dal Movimento - non viene considerato di gravità tale da impedire la partecipazione alla corsa per candidato premier. Nessuno comunque ha dubbi su come andrà a finire anche se fonti autorevoli del Movimento insistono nel dire che la 'competizione' è assolutamente libera e non blindata.

Tutti pensano a Di Maio
Tra i big, Alessandro Di Battista ha fatto capire e poi detto chiaramente di essere favorevole a sostenere Di Maio. Mentre Roberto Fico, interpellato più volte sulla questione, al momento tace e sembra, secondo quanto viene riferito, che ci stia pensando. Intanto, sul blog i commenti si dividono. C'è chi scrive: "Aperto pure agli indagati. Beh che dire onestà! Onestà!". E chi plaude: "Andiamo al governo e salviamo il Paese!"; o anche:"Il vincitore sarà il capo della forza politica M5S. Mi piace"; e poi: "Le regole di candidabilità mi sembrano giustamente ben restrittive". Tutti comunque danno per scontato che il candidato premier di M5S sarà Luigi Di Maio. C'è chi scrive scontento: "Che Di Maio sia considerato (ormai da tempo e soprattutto dai media) il premier in pectore mi dà molto fastidio, pur non avendo nulla contro di lui e anzi stimandolo molto come uomo politico e riconoscendogli grandi qualità; detto questo penso che la lista dei ministri dovrebbe essere già pronta, verificata e avallata al momento della nomina; inoltre i ministri potranno essere anche esterni al Movimento ma di questo devono accettare, condividere, sottoscrivere, rispettare e applicare le regole e i traguardi". E c'è chi sprona Di Maio: "Luigi scelga ministri con curricula adeguati, anche se non iscritti al Movimento, e se li tenga stretti. Almeno questo".

Grillo farà un passo indietro
Ma c'è un'altra novità che farà la differenza e che potrebbe lasciare straschichi tra i pentastellati: la decisione, comunicata sempre con il post sul blog di Grillo, che il candidato premier sarà anche il "capo della forza politica". Parole che dimostrano l'estrema fiducia di Grillo nei confronti del futuro candidato premier - presumibilmente, quindi, Di Maio - e che dimostrano la volontà del 'garante' di fare un passo indietro. Grillo di certo non abbandonerà il Movimento - come ha garantito lui stesso in più occasioni - ma considerando lo sviluppo del Movimento e le dinamiche interne la mossa potrebbe servire a tacitare il dissenso.