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ITALIA

Mazzette per lavorare al palazzo di giustizia

Roma, 20 persone arrestate per corruzione negli appalti

Il sistema era ben oliato: dipendenti corrotti che agevolano una sola impresa per gli appalti. Un imprenditore che si cambiava l’identità per aggiudicarsi le gare da migliaia di euro ciascuna

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Pagavano ricche tangenti per aggiudicarsi i lavori al Tribunale di Roma. Per questo i militari del Nucleo Speciale Anticorruzione, su delega della Procura della Repubblica della Capitale, hanno arrestato tra Roma, Napoli e Frosinone 20 persone.
 
Si tratta di 8 funzionari pubblici e 12 privati imprenditori. In particolare, sono stati effettuati 14 arresti, di cui 4 in carcere, 38 perquisizioni nei pubblici uffici, nelle società e nelle abitazioni, e sono stati notificati 6 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
 
Le indagini della Finanza
Le indagini, effettuate anche attraverso l'esecuzione di molteplici intercettazioni telefoniche e ambientali e acquisizioni documentali, hanno messo in luce un sistema basato su accordi collusivi tramite il quale svariati contratti pubblici sarebbero stati affidati a imprenditori compiacenti. I funzionari pubblici coinvolti lavoravano al Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche del Ministero delle Infrastrutture, al Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria, all'ATER della Provincia di Roma, all'Istituto Centrale di Formazione per il Personale della Giustizia Minorile e l'Ufficio per i Servizi Tecnico-Gestionali del Ministero dell'Interno.
 
L’inchiesta “alter ego”
Ruota attorno alla figura di Franco De Angelis, imprenditore romano titolare dell'omonima società di costruzioni e di un'altra a lui riconducibile, l'inchiesta denominata 'Alter Ego' della Finanza e della procura su un giro di tangenti. De Angelis, finito ai domiciliari già il 29 dicembre 2015 nell'ambito di un'altra inchiesta e da questa mattina in carcere, è nato il 12 giugno del 1955 ma per aggiudicarsi le gare si era attribuito la data del 12 giugno del 1951.
 
Il giro d’affari nei lavori pubblici
In ballo c'erano lavori per 103mila euro per il rifacimento del tribunale a piazzale Clodio. Si doveva mettere mano al camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza, e poi per quasi 400mila euro si dovevano sistemare gli impianti di climatizzazione e antincendio negli uffici della corte d'appello in via Giulio Cesare, più altri 115mila euro legati alla ristrutturazione dei servizi igienici, con eliminazione delle infiltrazioni d'acqua, oltre alla compartimentazione della sala Ced e alla messa a norma della Centrale Termina del ministero della Giustizia, del Casellario giudiziario. A completare la lista delle opere, c'erano 144mila euro per eliminare l'infiltrazione di acqua piovana in un primo tratto del camminamento che dalle celle di sicurezze portava alle aule di udienza del tribunale e altri 158mila euro destinati all'adeguamento dei lavori delle ex celle ad archivio presso la corte d'appello in via Romeo Romei.
 
Le tangenti: tartufi, cellulari e lavori a casa
I titolari delle imprese erano pronti a corrompere i funzionari pubblici compiacenti anche con la consegna di tartufi, smartphone o l'assunzione di un parente in un centro commerciale. Non mancano somme di denaro; il pagamento di lavori fatti nelle loro abitazioni; condizioni vantaggiose nell'acquisto di appartamenti; sponsorizzazioni per trasferimenti d'ufficio fino all'assunzione di familiari.