Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Russia-Putin-Crimea-Ucraina-f93b3236-d929-419a-8f1c-dca888c169ad.html | rainews/live/ | true
MONDO

L'annessione fu pianificata in un vertice segreto con gli 007

Putin e la notte in cui decise di prendersi la Crimea

Condividi
Una riunione d'emergenza segreta durata tutta la notte, la notte che ha cambiato la Russia e il mondo: quella in cui Vladimir Putin ordinò non solo di salvare l'allora presidente ucraino Viktor Yanukovich dai suoi oppositori dell'Euro Maidan ma anche un piano per l'annessione della Crimea, alcune settimane prima del referendum sull'autodeterminazione.

Lo ha rivelato per la prima volta lo stesso leader del Cremlino in un documentario, di cui il primo canale statale ha anticipato un trailer con una colonna sonora drammatica e vedute amene della costa crimeana. Una versione che contrasta con le dichiarazioni fatte finora dal presidente russo, che inizialmente aveva smentito di aver inviato truppe nella penisola sul Mar Nero, salvo poi ammetterlo come appoggio alle "forze di autodifesa". Putin inoltre aveva sostenuto di aver preso la sua decisione finale sulla Crimea dopo un sondaggio segreto, effettuato in un periodo non meglio precisato, secondo cui l'80% dei suoi abitanti era a favore di un'unione con la Russia, risultato poi ampiamente confermato dall'esito del referendum del 16 marzo scorso.

Ecco invece la nuova 'narrativa' di Putin: "Ho convocato i dirigenti dei nostri servizi speciali e del ministero della Difesa al Cremlino e ho affidato loro la missione di salvare la vita del presidente ucraino, che sarebbe stato semplicemente liquidato. Era la notte tra il 22 e il 23 febbraio, abbiamo finito verso le sette del mattino", ha raccontato Putin, secondo il quale i russi erano pronti a mettere in salvo Yanukovich portandolo fuori da Donetsk "via terra, via mare o via aerea". "Lì furono piazzati mitragliatori pesanti, per non perdere tempo a discutere", ha ricordato. Ma fu alla sette del mattino, a riunione ormai finita, che zar Vladimir prese la decisione fatale. "Quando stavamo congedandoci, ho detto a tutti i miei colleghi: siamo costretti ad iniziare il lavoro per riportare la Crimea in Russia".

Quattro giorni dopo, il 27 febbraio, uomini armati non identificati presero il controllo del Parlamento regionale della Crimea, a Simferopoli, che in tutta fretta votò per un nuovo governo. Tra loro apparvero soldati senza insegne militari, i cosiddetti "omini verdi". Kiev denunciò l'invasione russa, con l'arrivo di migliaia di soldati senza mostrine che avevano preso il controllo dei siti strategici. La Crimea fu annessa da Mosca il 18 marzo, due giorni dopo il referendum, tra le condanne internazionali. Un'operazione che ora, dopo le rivelazioni di Putin, sembra essere stata prontamente pianificata con anticipo e che getta nuova luce anche sugli sviluppi successivi. Lo scorso aprile, sull'onda della secessione della penisola sul Mar Nero, scoppiò la rivolta filorussa nell'est ucraino. In maggio arrivarono i referendum che proclamarono l'indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, anch'essi tra le proteste della comunità internazionale.

Nel frattempo Kiev aveva lanciato la sua operazione anti terrorismo e, insieme all'Occidente, aveva accusato Mosca di orchestrare, finanziare e sostenere con uomini e mezzi i separatisti filorussi. Putin finora ha negato, ammettendo solo la presenze di volontari russi, anche se Ucraina, Europa ed Usa continuano a non credergli. Dopo quanto da lui stesso rivelato nel documentario, hanno un motivo in più per credergli ancora meno.