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MONDO

Stati Uniti

Russiagate, il mistero delle dimissioni al rallentatore del viceministro della Giustizia Rosenstein

Rosenstein era già dato per silurato ma sarà ricevuto da Trump in persona giovedì. Lo stesso giorno sarà ascoltato in audizone il giudice Brett Kavanaugh, nominato per la Corte Suprema Usa e accusato di molestie sessuali.  Secondo alcuni osservatori la concomitanza non è casuale

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Si avvicina una primo momento della verità per il caso Russiagate. Appuntamento con il destino giovedì per il vice ministro di Giustizia americano, Rod Rosenstein. Rosenstein, che supervisione l'indagine sul Russiagate, avrebbe suggerito di registrare segretamente le conversazioni con Donald Trump, stando al New York Times, e di ricorrere al 25esimo emendamento per rimuovere il presidente.

Rosenstein ha gia' incontrato il capo di gabinetto della Casa Bianca, John Kelly: era gia' dato per silurato ma sara' ricevuto da Trump in persona giovedi'.

Il timing: lo stesso giorno di Kavanaugh
Lo stesso giorno sarà ascoltato in audizone il giudice Brett Kavanaugh, nominato per la Corte Suprema Usa e accusato di molestie sessuali.  Secondo alcuni osservatori la concomitanza non e' casuale ma voluta per distrarre l'attenzione. "Ora la Casa Bianca dice che Trump incontrera' Rosenstein giovedi'. Non c'e' miglior giorno per cacciarlo. E' lo stesso in cui sono fissate le audizioni di Blasey Ford e Kavanaugh", ha twittato David Axelrod, ex manager della campagna elettorale di Barack Obama.




Il retroscena: panico alla Casa Bianca
Rosenstein, in realtà,  penserebbe alle sue dimissioni da giorni: le avrebbe offerte gia' venerdi' scorso al capo dello staff della casa bianca, John Kelly, che aveva pero' sollevato dubbi. Anche questa volta la rivelazione viene dal New York Times, che apre uno spaccato sul dietro le quinte delle ultime ore di panico della Casa Bianca.

La concomitanza con il caso Kavanaugh
Durante il fine settimana, Rosenstein aveva ribadito a Kelly la sua posizione, poi, domenica, ne aveva parlato con il consigliere legale della casa bianca Donald McGahn. Alle prese con l'emergenza del giudice scelto da Donald Trump per la Corte suprema, McGahn aveva chiesto al vice ministro di posticipare la discussione al riguardo fino a lunedi'.

Le dimissioni pronte e congelate
Rosenstein ha atteso con pazienza, poi alle nove del mattino di lunedi' ha iniziato a ricevere telefonate di giornalisti che gli chiedevano una conferma delle sue dimissioni: da qui la corsa alla Casa Bianca pronto a dimettersi nella convinzione che Trump lo avrebbe licenziato. Rosenstein si e' quindi recato da McGahn che pero' l'ha rimandato a Kelly mentre al dipartimento di giustizia si inizia ad abbozzare il comunicato per il suo addio. Il Kelly che Rosenstein si e' trovato di fronte era scettico, convinto che un'uscita del vice ministro della giustizia prima delle elezioni di medio termine fosse negativa per il presidente. Poi la telefonata con Trump e l'appuntamento con il presidente alla Casa bianca giovedi'. Rosenstein quindi per ora resta, almeno per altre 72 ore.