SPORT
Un addio polemico
Sport e salute, Sabelli lascia: "Venuti meno presupposti fondamentali"

La riforma dello sport continua a non avere pace. Rocco Sabelli, l'uomo fortemente voluto da Giancarlo Giorgetti, lascia dopo soli otto mesi, il doppio ruolo di presidente e ad di Sport e Salute. La società nata per espressa volontà dell'ex ministro dello Sport del governo gialloverde, che tante polemiche aveva fatto nascere con il presidente del Coni Giovanni Malagò, si trova quindi senza guida.
Le ragioni, come sempre accade in questi casi, sono tutte politiche. A far prendere la decisione estrema all'ex ad di Alitalia e Piaggio un articolo inserito nel bozza del decreto Milleproroghe dove, di fatto, si dimezzano i suoi poteri. La norma infatti prevede la separazione delle cariche di presidente, affidata al Mef, e quella di amministratore delegato, al momento detenute entrambe proprio da Sabelli. Inoltre si prevede una revisione dell'organigramma della società stessa con i membri che passerebbero da tre più uno (il consigliere di nomina del Coni) a cinque più uno. Una governance più ampia che, inevitabilmente, riduce il margine di manovra del manager.
A questo si aggiunge inoltre il feeling mai nato fra lo stesso Sabelli e il ministro Spadafora. Nella sua nota di addio infatti l'ex capo della Sport e Salute sottolinea non solo "il venire meno dei presupposti fondamentali che mi avevano indotto a offrire la mia disponibilità" ma anche la sintonia "mai nata e credo, difficilmente possibile in futuro" con il nuovo responsabile dello Sport "per evidenti e sperimentate diversità di cultura, linguaggio e metodi". Spadafora, dal canto suo, preferisce non raccogliere le polemiche ringraziando Sabelli "per il lavoro svolto" e assicurando la prosecuzione della riforma dello Sport "con equilibrio, condivisione ed efficacia, per portare a termine gli impegni finora assunti".
Tecnicismi che coprono aspetti molto più pratici. Se Giorgetti aveva in Sabelli il 'pretoriano' per prendere in mano le redini del mondo dello sport Spadafora, invece, ha tenuto un approccio più laico invitando in due contendenti, Malagò e Sabelli, a deporre le armi e cercare maggiore collaborazione. Un messaggio che, ripercorrendo anche le ultime dichiarazioni del ministro ai Collari d'Oro, è stato recepito maggiormente dal numero uno del Coni rispetto all'omologo di Sport e Salute. Nel momento più difficile Malagò ha deciso di tenere duro mentre Sabelli ha preferito uscire di scena.
Le ragioni, come sempre accade in questi casi, sono tutte politiche. A far prendere la decisione estrema all'ex ad di Alitalia e Piaggio un articolo inserito nel bozza del decreto Milleproroghe dove, di fatto, si dimezzano i suoi poteri. La norma infatti prevede la separazione delle cariche di presidente, affidata al Mef, e quella di amministratore delegato, al momento detenute entrambe proprio da Sabelli. Inoltre si prevede una revisione dell'organigramma della società stessa con i membri che passerebbero da tre più uno (il consigliere di nomina del Coni) a cinque più uno. Una governance più ampia che, inevitabilmente, riduce il margine di manovra del manager.
A questo si aggiunge inoltre il feeling mai nato fra lo stesso Sabelli e il ministro Spadafora. Nella sua nota di addio infatti l'ex capo della Sport e Salute sottolinea non solo "il venire meno dei presupposti fondamentali che mi avevano indotto a offrire la mia disponibilità" ma anche la sintonia "mai nata e credo, difficilmente possibile in futuro" con il nuovo responsabile dello Sport "per evidenti e sperimentate diversità di cultura, linguaggio e metodi". Spadafora, dal canto suo, preferisce non raccogliere le polemiche ringraziando Sabelli "per il lavoro svolto" e assicurando la prosecuzione della riforma dello Sport "con equilibrio, condivisione ed efficacia, per portare a termine gli impegni finora assunti".
Tecnicismi che coprono aspetti molto più pratici. Se Giorgetti aveva in Sabelli il 'pretoriano' per prendere in mano le redini del mondo dello sport Spadafora, invece, ha tenuto un approccio più laico invitando in due contendenti, Malagò e Sabelli, a deporre le armi e cercare maggiore collaborazione. Un messaggio che, ripercorrendo anche le ultime dichiarazioni del ministro ai Collari d'Oro, è stato recepito maggiormente dal numero uno del Coni rispetto all'omologo di Sport e Salute. Nel momento più difficile Malagò ha deciso di tenere duro mentre Sabelli ha preferito uscire di scena.