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MONDO

Cronologia della crisi

Da Gheddafi all'Isis, i quattro anni terribili della Libia

Nel febbraio 2011 iniziò la rivolta contro il dittatore Muammar Gheddafi. Da allora il Paese non ha avuto pace ed è ancora nel caos

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Una colonna di fumo a Bengasi (Ansa)
Tripoli
A quattro anni dalla rivolta contro il dittatore Muammar Gheddafi, le speranze della “primavera libica” si sono spente tra la violenza delle milizie e l'indifferenza dell'Occidente, lasciando il terreno ai jihadisti dell'Isis. Il Paese è ancora nel caos e la fine della crisi sembra lontana. Ecco una breve cronologia dei fatti.
 
15 FEBBRAIO 2011 - Alcune migliaia di persone scendono in piazza a Bengasi, nell'anniversario del massacro nel carcere di Abu Slim di Tripoli del 1996. Due giorni dopo le proteste si allargano ad altre città e sull'onda delle rivolte arabe di quei mesi prende il via la “Rivoluzione del 17 febbraio” contro il colonnello.
 
19 MARZO 2011 - In base a una risoluzione Onu la Francia avvia i primi raid aerei contro le truppe di Gheddafi, che minacciano la popolazione civile di Bengasi.
 
31 MARZO 2011 - la Nato prende la guida dell'operazione, cui partecipa anche l'Italia.
 
23 AGOSTO 2011 - A Tripoli il quartier generale di Gheddafi cade nelle mani dei ribelli. Il rais è in fuga, verrà ucciso il 20 ottobre a Sirte. Il Consiglio nazionale transitorio dichiara la "liberazione" della Libia.
 
7 LUGLIO 2012 - Prime elezioni libere per il Congresso nazionale, dopo 42 anni di dittatura. Vince l'Alleanza delle forze nazionali dei moderati laici di Jibril, ma il Paese è già in preda alle violenze delle milizie, ex ribelli che non hanno ceduto le armi dopo la caduta del regime. In Cirenaica si rafforzano le spinte autonomiste.
 
11 SETTEMBRE 2012 - Il consolato Usa a Bengasi viene attaccato dal gruppo qaedista Ansar al Sharia. Muoiono l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani.
 
12 GENNAIO 2013 - Il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, scampa a un agguato. La sede diplomatica chiude i battenti. Nei mesi successivi altre ambasciate occidentali verranno prese di mira.
 
APRILE-MAGGIO 2013 - A Tripoli miliziani armati assaltano e assediano diversi ministeri (Giustizia, Esteri e Interno). Il governo di Ali Zeidan vacilla e solo dopo giorni di trattative i miliziani tolgono l'assedio.
 
5 OTTOBRE 2013 - Con un blitz degli Usa viene catturato a Tripoli Abu Anas al Liby, uomo di al Qaeda considerato la mente degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998 (morirà per malattia in carcere negli Stati Uniti nel gennaio 2015). L'operazione scatena polemiche e proteste in Libia, sfociate con un breve “sequestro” del premier Zeidan.
 
18 MAGGIO 2014 - L'ex generale Khalifa Haftar dà il via all'operazione "Dignità" contro le milizie islamiche a Bengasi. Prima accusato di colpo di Stato, nei mesi successivi verrà “riassorbito”' nelle forze armate regolari contro i jihadisti.
 
25 GIUGNO 2014 - Viene eletto il nuovo parlamento, la Camera dei Rappresentanti, che prende il posto del Congresso nazionale.
 
13 LUGLIO 2014 - Scoppia la guerra tra le milizie di Zintan e quelle filo-islamiche di Misurata per il controllo di Tripoli.
 
LUGLIO-AGOSTO 2014 - Paese diviso in due
Scatta la grande evacuazione degli occidentali, italiani compresi. Per motivi di sicurezza, il nuovo parlamento e il governo di Abdullah al Thani, riconosciuto dalla comunità internazionale, sono costretti a insediarsi a Tobruk, in Cirenaica. Nonostante i raid condotti da Egitto ed Emirati arabi, le milizie filo-islamiche di Fajr Libya prendono il sopravvento nella capitale, a Tripoli, imponendo un governo parallelo, guidato da Omar al Hassi e vicino ai Fratelli musulmani. Di fatto il paese è spaccato in due. Intanto Derna, a est, ha giurato fedeltà al “califfo” Abu Bakr al Baghdadi.



13 FEBBRAIO 2015 - Il 13 febbraio però l'Isis ha raggiunto Sirte. I jihadisti armati hanno occupato la stazione radio "Radio Sirte" diffondendo un discorso di al Baghdadi nel quale si ordinava alla popolazione di sottomettersi. Sirte sarebbe stata però liberata dall'Isis dopo quattro giorni, il 18 febbrario, dalle Brigate di Misurata, che sostengono il governo "parallelo" di Tripoli.

15 FEBBRAIO 2015 - L’autoproclamato Stato Islamico ha diffuso un video che mostra l’uccisione dei 21 cristiani copti egiziani, provenienti dal governatorato di Minya, rapiti a Capodanno nella città di Sirte. Nel filmato sono presenti anche nuove minacce nei confronti dell'Italia, "Ci avete visti sulle colline della Siria, oggi siamo a sud di Roma". 

16 FEBBRAIO 2015 - Parte la controffensiva egiziana, prima aerea poi via terra contro le postazioni dei jihadisti nell'area di Derna. Nel blitz dell'esercito del Cairo sarebbero stati uccisi 155 combattenti combattenti del "Califfo" e catturati di altri 55. Ai raid aerei partecipa anche l'aviazione del governo libico riconosciuto internazionalmente con sede a Tobruk.