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ITALIA

Il commento del sindacato autonomo che ha promosso il ricorso

Precari scuola, Anief: "Sentenza storica, ora fare i conti con la flessibilità nel pubblico impiego"

Per il sindacato autonomo che ha promosso il ricorso "ora 250mila docenti possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per 2 miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012". Coinvolto tutto il pubblico impiego: il sindacato avvia ricorsi anche per precari Afam, Sanità, Regioni, Enti locali

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di Roberta Rizzo
I precari della scuola italiana hanno atteso cinque anni ma oggi, dopo tante battaglie, la Corte europea dà loro ragione e boccia il rinnovo sistematico dei contratti a tempo determinato. L'Anief è il sindacato autonomo che ha promosso il ricorso.

Pacifico (Anief): "Una sentenza storica" 
“Quella scritta oggi a Lussemburgo è una pagina storica che pone fine alla precarietà nella scuola e in tutto il pubblico impiego: ora è assodato che non esistono ragioni oggettive per discriminare personale docente e Ata assunto a tempo determinato nella scuola italiana dal 1999”. Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta così la decisione dei giudici della Corte di Giustizia europea dopo la lettura della sentenza sull’abuso dei contratti a termine. "Ci sono dei diritti inalienabili - spiega Pacifico - che non possono essere messi in discussione per motivi economico-finanziari, uno di questi è la dignità del lavoro".

Il decreto del 2011 ad hoc che bloccò i ricorsi
La battaglia dell'Anief e dei precari della scuola iniziò quando venne emanata la direttiva europea n. 70 del 1999 che imponeva ad ogni Stato membro di adottare un sistema di stabilità lavorativa per ogni individuo che è stato impiegato per tre anni nello stesso Ente pubblico o azienda. Pur recepita dall'Italia (con decreto legislativo 368/2001), questa normativa dell'Ue venne di fatto aggirata nel 2011 con un decreto legge creato ad hoc per fermare i ricorsi dei precari della scuola: per la presenza di "ragioni oggettive" il decreto autorizzava, in attesa dell’assunzione del personale di ruolo, il rinnovo dei posti vacanti e disponibili, senza indicare tempi certi ed escludendo possibilità di ottenere il risarcimento danno. La Corte Ue nella sentenza di oggi ha spiegato che non esistono "criteri oggettivi e trasparenti per la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio" né si prevede altra misura diretta a impedire il ricorso abusivo al rinnovo dei contratti.

Pacifico (Anief): "Ora quei 250mila precari devono essere assunti"
"Ne deriva che il sistema adottato dall'Italia fino ad oggi è illegittimo" sottolinea Pacifico. Questa sentenza coinvolge un numero altissimo di lavoratori: è di circa 250mila unità il bilancio degli insegnanti precari in cattedra per più di tre anni. Solo nella scuola, l’Anief ha calcolato (sulla base di dati Miur e Inps) sono infatti più di un milione e mezzo le supplenze annuali (fino al 31 agosto) e al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno) assegnate in questi anni ai docenti, a fronte di 250mila immissioni in ruolo e 300mila pensionamenti: "Ora quei precari devono essere tutti assunti e risarciti" sottolinea Pacifico.

Il caso tutto italiano delle supplenze di 'posti vacanti e disponibili'
La sentenza della Corte Ue distingue tra supplenze temporanee (per maternità ad esempio) dove non c'è stato abuso, da quelle che sono andate a coprire "posti vacanti e disponibili": cioè cattedre vere e proprie che potevano essere assegnate in maniera stabile a un docente mentre sono state affidate a insegnanti con contratti a tempo determinato poi reiterato di anno in anno: tutto per evidenti ragioni economiche.

L'avv. Miceli: "La riforma del governo Renzi dimentica il personale ATA"
Con La Buona Scuola "Renzi e il ministro Giannini erano già corsi ai ripari, probabilmente avranno avuto indiscrezioni sull'esito della sentenza" dichiara l'avvocato Walter Miceli che dal 2012 si occupa dei ricorsi per conto dell'Anief: "Il piano di riforma prevede infatti l'assunzione di 150mila docenti delle Graduatorie ad Esaurimento - spiega Miceli - ma la platea di precari da stabilizzare è molto più ampia". "Di questa platea non fa parte solo il corpo insegnanti - sottolinea ancora l'avvocato dell'Anief - ma anche il personale ATA e docenti abilitati con i Pas", altri 65mila precari entrambi dimenticati dalla riforma del governo. "Si parla, in totale, di almeno 250mila persone da stabilizzare". 

Riconoscimento dell'anzianità di servizio
La sentenza prevede un risarcimento anche per gli scatti di anzianità: "I precari della scuola - puntualizza l'avvocato Miceli - sono stati pagati in alcuni casi anche per 10 anni come se fossero dei neo-assunti: la sentenza di oggi sana anche questa situazione e costringe al risarcimento dell'anzianità di servizio mai riconosciuta finora". "E' evidente - aggiunge l'avvocato - che la ragione per cui il governo non stabilizzava i precari della scuola era la progressione di carriera: una motivazione di tipo economico". 

Quali potrebbero essere le conseguenze di questa sentenza?
"Principalmente due: la stabilizzazione dei precari o il risarcimento danni - precisa Miceli - Ma se si pensa a una sentenza del tribunale di Trapani che ha condannato il Ministero dell'Istruzione a un risarcimento record - del valore di 249mila euro - verso un docente di educazione fisica per "mancata stabilizzazione", al governo conviene al 100% stabilizzare. Considerando la platea, i potenziali risarcimenti potrebbero ammontare a un totale di circa 2 miliardi di euro" aggiunge l'avvocato che poi conclude: "La sentenza della Corte Ue ora fa giurisprudenza: se un docente precario oggi si rivolgesse a un tribunale del lavoro italiano, la strada dell'assuzione è certa". 

Quella di Lussemburgo è una sentenza applicabile a tutto il pubblico impiego?
"Certamente - assicura Miceli - la portata di questa sentenza è rivoluzionaria: dopo aver fatto breccia nella scuola, la sentenza apre varchi enormi anche in altri settori del pubblico impiego: penso alla sanità ad esempio dove esiste molto precariato". "In definitiva - conclude Miceli - è una pronuncia che farà discutere molto perchè se il precariato è un problema mondiale, in Italia ha assunto nei connotati di abuso di tipo abnorme: basti pensare che esistono casi di persone andate in pensione a 65 anni senza mai essere state assunte".