Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Se-Venezia-muore-1a3ba627-a8d3-4dc6-8dd9-b71e52ddc7e9.html | rainews/live/ | true
CULTURA

Presentazione a Roma del saggio di Salvatore Settis

Se Venezia muore

Una riflessione sulle sorti di Venezia, fragile e unica. L'ultimo libro dello storico dell'arte - che parla anche di altre città cambiate in modo profondo - è lo spunto per riflettere sulla città tòpos della decadenza. E teatro di una luce che, per dirla con Brodskij, sembra esortare a dipingerla.

Condividi
Canal Grande (foto Cristina Bolzani)
di Cristina Bolzani
Il saggio è una riflessione sulle sorti della fragile Venezia, e sul suo rapporto con l'ambiente che si sta svuotando di abitanti. Ma è anche un ragionamento universale sulle città che cambiano. E' il nucleo di Se Venezia muore, l'ultimo libro di Salvatore Settis per Einaudi (qui un estratto), che sarà presentato domani alle 17 nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini di Roma.

Quanto a Venezia, si sa che è la città più spesso associata alla decadenza. L'ultima questione che l'ha messa al centro dell'attenzione mondiale con toni drammatici è stata l'invasione spettacolare del turismo di massa nelle  grandi navi da crociera. Venezia è diventata il simbolo dei cambiamenti nelle città, perché il suo caso riesce a essere spettacolare e drammatico insieme. Una delle città al mondo più belle si sta spopolando, e chi la lascia abbandona uno stile di vita che rischia di svanire. Chi resta ne testimonia il degrado con un senso di impotenza; ma ci sono anche i veneziani per scelta, arrivati da tutto il mondo. Disse Peggy Guggenheim, che vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro.

Teorema Venezia, racconta  proprio come la città sia intrappolata nella sua bellezza, nel dietro le quinte degli eventi di cui offre la location più incantevole possibile. Anche di matrimoni iper-mediatici e da favola (kitsch), come ci hanno mostrato George Clooney e Amal Alamuddin

L'arte consacra in modo indelebile la città alla decadenza simbolica. Morte a Venezia di Visconti è la avvincente trasposizione del racconto di Thomas Mann che sceglie di ambientare proprio qui l'agonia dello scrittore Gustav von Aschenbach. E che dire dei rossi infuocati di Turner?  In meno di quattro settimane a Venezia il pittore ne cattura sulla tela la luce struggente e il mistero.

Tomba di Iosif Brodskij a Venezia (foto Cristina Bolzani)

Sul mistero della città è illuminante è la divagazione sulla città scritta da Brodskij. «Venezia. L’unica cosa che potrebbe superare questa città d’acqua sarebbe una città costruita nell’aria», scrive in Fondamenta degli Incurabili. E ancora: «Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo».

E infine, la sua luce speciale che sembra esortare a dipingerla. 

«La mattina questa luce si affaccia ai vetri della tua finestra, ti schiude l’occhio come fosse una conchiglia, ti chiama all’aperto e si mette a correre davanti a te strimpellando con i suoi lunghi raggi – come un ragazzino scatenato che batte il bastone contro la cancellata di un giardino o di un parco – su arcate, portici, comignoli di mattoni rossi, santi e leoni. Dipingi, dipingi!, ti grida la luce, scambiandoti per un Canaletto, un Carpaccio, un Guardi, oppure perché non si fida, non è tanto sicura che la tua retina sia capace di trattenere tutto ciò che lei ti squaderna davanti…»