POLITICA
"Il Pd è terrorizzato dalla finanziaria"
Senato. Corradino Mineo lascia il gruppo Pd e passa al misto: "Volevate questo, no?"
Corradino Mineo si è dimesso dal gruppo parlamentare del Partito democratico. Ora passa automaticamente al gruppo misto

Corradino Mineo si è dimesso dal gruppo parlamentare del Partito Democratico in Senato. Ora passerà automaticamente al gruppo Misto.
"Ieri sono stato oggetto di una sorta di processo sommario da parte di Luigi Zanda che ha derubricato questioni meramente politiche a questioni disciplinari. È inaccettabile" ha commentato il senatore "dissidente".
"Di fatto", ha aggiunto Mineo, "il Pd è terrorizzato da questa finanziaria e Zanda ieri ha fatto capire come gli emendamenti alla legge di stabilità non siano particolarmente graditi tanto è vero che ha raccomandato ai senatori dem di presentarli solo 'previa consulenza' con il capogruppo della commissione competente".
Alle sue dimissioni, Mineo dedica un lungo post su facebook, molto duro nei confronti del Pd: "Continuerò la mia battaglia in Senato", scrive, "cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, 'sta isolando il Pd. Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una "Italia Bene Comune". Non amo i salta fossi", precisa il senatore, "e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare, e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto".
"Però è vero", riconosce Mineo, "che ho votato troppe volte in dissenso: sulla scuola, la riforma costituzionale, l'Italicum, il jobs act, la Rai. Ed è vero che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità) per poi ritirare la mano.
"Ieri, poi, Luigi Zanda mi ha dedicato - senza avvertire né me né altri di quale fosse l'ordine del giorno - una intera assemblea", prosegue "cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti 'buoni', Amati, Casson e Tocci e del 'cattivo', Mineo. Il Pd non espelle nessuno - aggiunge Zanda - ma nelle conclusioni ha parlato di "incompatibilità" tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate".
"Ieri sono stato oggetto di una sorta di processo sommario da parte di Luigi Zanda che ha derubricato questioni meramente politiche a questioni disciplinari. È inaccettabile" ha commentato il senatore "dissidente".
"Di fatto", ha aggiunto Mineo, "il Pd è terrorizzato da questa finanziaria e Zanda ieri ha fatto capire come gli emendamenti alla legge di stabilità non siano particolarmente graditi tanto è vero che ha raccomandato ai senatori dem di presentarli solo 'previa consulenza' con il capogruppo della commissione competente".
Alle sue dimissioni, Mineo dedica un lungo post su facebook, molto duro nei confronti del Pd: "Continuerò la mia battaglia in Senato", scrive, "cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, 'sta isolando il Pd. Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una "Italia Bene Comune". Non amo i salta fossi", precisa il senatore, "e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare, e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto".
"Però è vero", riconosce Mineo, "che ho votato troppe volte in dissenso: sulla scuola, la riforma costituzionale, l'Italicum, il jobs act, la Rai. Ed è vero che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità) per poi ritirare la mano.
"Ieri, poi, Luigi Zanda mi ha dedicato - senza avvertire né me né altri di quale fosse l'ordine del giorno - una intera assemblea", prosegue "cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti 'buoni', Amati, Casson e Tocci e del 'cattivo', Mineo. Il Pd non espelle nessuno - aggiunge Zanda - ma nelle conclusioni ha parlato di "incompatibilità" tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate".