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ITALIA

Alle 15 il voto di Fiducia

Senato, Gentiloni: "Importante dare stabilità al Paese. Primo compito completare le riforme"

Lavoro e sud tra le priorità in agenda. "L'Italia è in ripresa - dice il premier - ma non bisogna dimenticare che i dati della povertà sono in crescita". Confermato l'impegno per la ricostruzione post terremoto

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"Il risultato del referendum è stato molto netto. Potrei dire che la fiducia che chiedo è basata sulla Costituzione, ma è un po' particolare. Chiedo la vostra fiducia ma esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato, e nei rapporti tra il Governo e le Camere". Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nella sua replica in Senato al dibattito sulla fiducia. Il premier ha poi proseguito: "Non siamo innamorati della continuità, avevamo chiesto una maggiore convergenza, ma dalle forze politiche c'e' stata indisponibilità. La presa d'atto di questa situazione ha spinto le forze che compongono la maggioranza a formare questo governo. Per responsabilita'. Sarebbe stato più utile sottrarsi a questa responsabilità, ma il segno di questo governo si fa carico di questa situazione". Gentiloni inoltre ribadisce che "questo governo è nato in poco tempo per dare all'Italia istituzioni stabili e certezza in un contesto come quello attuale". 

L'Italia ricorda ancora il premier è in ripresa come evidenziano anche i dati macroeconimici del Centro Studi di Confindustria, ma bisogna tener conto anche dell'aumento della povertà. E sulla legge elettorale Gentiloni sostiene che è urgente a prescindere dal voto. 

Poi torna ad elencare le priorità di questo esecutivo: lavoro e sud: "Il Sud è uno dei luoghi nei quali contemporaneamente si manifesta la maggiore potenzialità del nostro Paese. Non abbiamo in testa operazioni all'antica con il ministero del Mezzogiorno", spiega. E aggiunge che verranno completate le riforme già avviate. Poi ricorda le scadenze internazionali come quella del Consiglio europeo di domani dove è importante che il nostro Paese "sia rappresentato a pieno titolo perchè si parla di questioni importanti come le migrazioni".

La questione delle zone terremotate sempre in primo piano nell'agenda del neo esecutivo: "Oggi pomeriggio farò una riunione con il capo della Protezione civile e il commissario per la ricostruzione" - annuncia il premier - confermando l'impegno del governo sulla ricostruzione post terremoto. Alle 15 è previsto l'inizio della prima chiama dei senatori per il voto di fiducia. Il consiglio dei ministri si terrà alle 15.30 a Palazzo Chigi.  

Si parte da una maggioranza di 166 sì ma il pallottoliere potrebbe contare anche numeri più alti. Ieri il premier Gentiloni ha incassato una fiducia ampia alla Camera, ma oggi a Palazzo Madama la soglia dell'asticella è ancora incerta. "Ci sono tra i 20 e i 30 senatori, molti dei quali non hanno mai votato fiducia al governo, che sono pronti a tutto pur di non andare a votare", riferiscono in Gal (Grandi autonomie e libertà).

Nessuna regia particolare ma un gruppo di 'stabilizzatori' potrebbe nascere proprio per porre uno stop al voto anticipato. Una volta si chiamavano 'responsabili', ora il termine è cambiato ma 'il partito del non voto' potrebbe in ogni caso crescere. "Anche nel Pd in pochi vogliono le urne", spiega un senatore di lungo corso, "il messaggio arrivato al Pd dai vertici istituzionali è chiaro: se decidono di staccare la spina lo devono fare apertamento, con un pronunciamento in Aula e saranno in pochi a volersi assumere questa responsabilita'".

I fari sono puntati sul gruppo dei verdiniani. Non tratto, dovranno trovare loro i voti, soprattutto nelle commissioni, ha spiegato il leader di Ala ai suoi. Zanetti ha dato un segnale di apertura, intervenendo in Aula a Montecitorio per spiegare le ragioni per cui il gruppo non ha partecipato al voto e chiedendo un chiarimento politico. Oggi i verdiniani si vedranno al Senato prima del voto di fiducia, "ma noi non ci spostiamo - sottolinea un fedelissimo dell'ex coordinatore azzurro -, altrimenti molti di noi se ne vanno".

I fari saranno puntati sugli assenti. Abbasseranno il quorum per inviare un segnale chiaro alla maggioranza, sottolinea un altro senatore. Assenti che potrebbero esserci anche nelle fila di Forza Italia. Si punta pure sugli ex grillini. Il patto di Verdini - spiega un esponente di Ala - guarda alla legge elettorale e alle prossime elezioni. Un patto di desistenza, un asse con il Pd: "Il nostro futuro è con lui, inutile mischiarci in un governo che dura poco", è il ragionamento.

I senatori di Ala mirano a far saltare il numero legale, a bloccare i lavori in Aula, e sopattutto nelle commissioni. La partita con il governo si potrebbe riaprire la prossima settimana quando verranno nominati viceministri e sottosegretari. Al momento tuttavia la posizione di Ala è ferma: "Dovranno venire a chiederci i nostri si'". C'è comunque chi non esclude nel gruppo che un margine di trattativa si possa riaprire, anche su provvedimenti caso per caso. Manovre in corso a palazzo Madama, quindi. "Noi - sottolinea un esponente della minoranza dem - alla fine voteremo, l'obiettivo è quello di logorare Renzi, non certo di agevolarlo". Quindi stop ad ipotesi di incidenti parlamentari. "Se poi dovesse nascere sul serio un nuovo gruppo di stabilizzatori - afferma un esponente di Scelta civica - vorrà dire che il progetto di Verdini è fallito". 

Opposizioni all'attacco
Il senatore di Sinistra Italiana Barozzini, ha confermato il no della sua componente al governo Gentiloni: "non daremo la fiducia a questo governo, quello che è successo in questi anni, è andato ogni oltre limite di decenza. Il governo non ha mai tenuto conto di quello che stava succedendo nel paese, quando il mondo del lavoro viene calpestato non si può parlare di democrazia".

No alla fiducia arriva anche dal gruppo Cor (Conservatori e Riformisti): "ci aspettiamo una forte discontinuità dal governo precedente, noi piccolo gruppo di opposizione, riteniamo che quel 60% del referendum meriti rispetto, presenterò un'immediata proposta di un'assemblea costituente" ha detto il senatore Compagna.

Critica - sin dal nascita del neo esecutivo - la Lega. "Renzi ha presentato una riforma pasticciata, si è tentato di perpetuare un imbroglio agli italiani, ma 20 milioni di italiani vi hanno sonoramente bocciato perchè volevate togliere il diritto di voto ai cittadini e non hanno voluto vendere la propria liberta' per un bonus" - ha detto il senatore della Lega Nord, Arrigoni - nel corso della discussione generale sulle comunicazioni programmatiche del governo Gentiloni. "Noi come gruppo della Lega Nord non crediamo affatto che questo governo abbia le carte in regola per servire il Paese. La Lega Nord farà in Parlamento un'opposizione durissima e senza sconti al suo governo" ha aggiunto Arrigoni.

Sul piede di guerra anche i grillini. "Non ci preoccupa questo governo che nasce contro il volere popolare. Ogni giorno che passa ci fanno un gran regalo". Così ad Avvenire Danilo Toninelli, responsabile riforme del M5S, che esclude partecipazioni a tavoli sulla legge elettorale. "Gli interlocutori sono degli zombie, la risposta la darà la Corte costituzionale". E aggiunge: "Nessun Aventino, ma la legislatura è clamorosamente terminata. Chi cerca di proseguirla lo fa perché ha la colla per stare attaccato alla poltrona". E aggiunge che M5S sarà in Parlamento "solo per denunciare le ennesime nefandezze che si andranno a fare. Un ruolo di presidio".