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ITALIA

Il rapporto

Siamo nella "seconda era del sommerso". Censis: rotta la cerniera politica-società, avanza populismo

Figli più poveri dei loro genitori, redditi 15% sotto media. Partiti al penultimo posto in fiducia italiani. All'ultimo posto le banche

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L'Italia sta vivendo una "prolungata e infeconda sospensione, dove le manovre pensate in affannata successione non hanno portato i risultati attesi". In questo contesto, secondo il 50.mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, è nata una "seconda era del sommerso", che punta, dal risparmio cash alla sharing economy, alla "ricerca di più redditi". Fenomeno diverso da quella degli anni '70 che apriva a "una saga di sviluppo industriale e imprenditoriale" perché si tratta di una "arma di pura difesa". Quella di oggi è un'era del sommerso "più statico che evolutivo" e "molecolare", "senza un sistemico orientamento di sviluppo". Negli ultimi due anni, "pur se segnati da una "diffusa sensazione di impoverimento", si osserva nel Rapporto, "c'è stata una grande esplosione dei comportamenti volti all'accumulazione di redditi, di risparmi, di patrimoni, e alla decisa volontà di farli ulteriormente fruttare". Si va dall'attuazione di "una puntuale politica del risparmio" all'esplosione "negli ultimissimi anni di un grande risparmio cash" non solo legato a evasione e riciclaggio ma "in parte più consistente dovuto alla propensione di intere categorie professionali e sociali a richiedere pagamenti in moneta, 'per non andare in banca' e per gestire in proprio la propria liquidità". In parallelo alle gestione dei beni 'mobiliari' anche sugli immobili si è affermata una "vocazione al sommerso". Da una "conservazione da 'bene rifugio' " si sta passando a "una imitativa strategia di 'messa a reddito': non c'è casolare rurale, appartamento urbano, attico panoramico che non veda i proprietari decisi a farli rendere attraverso utilizzi (casa per vacanze, bed and breakfast, location per eventi vari, ecc.) dove impera la transazione cash (non solo per la parte immobiliare, ma anche per i servizi correlati".

Rotta la cerniera politica-società, avanza populismo
Il corpo sociale si sente "rancorosamente" vittima di un sistema di casta, il mondo politico si arrocca sulla necessità di un rilancio dell'etica e della moralità pubblica, le istituzioni non riescono più a "fare cerniera" tra dinamica politica e dinamica sociale e vanno quindi verso un progressivo rinserramento. E tutto ciò alimenta il populismo. Sempre secondo il Rapporto Censis. Delle tre componenti di una società moderna (corpo sociale, istituzioni, potere politico) sono proprio le istituzioni a essere oggi più profondamente in crisi. Le istituzioni, dice il Censis, sono inermi, incapaci di svolgere il loro ruolo di cerniera. Ed ecco che quindi il mondo politico e il corpo sociale coltivano ambizioni solo rimirandosi in se stessi. La politica riafferma orgogliosamente il suo primato progettuale e decisionale, mentre il corpo sociale rafforza la sua orgogliosa autonomia nel 'reggersi'. Sono destinati così a una congiunta alimentazione del populismo.

Nascite al minimo, senza stranieri declino Italia
Senza stranieri è rischio declino per l'Italia. Lo segnala il Censis. Nell'ultimo anno, rileva il rapporto, l'allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall'Unità d'Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. Senza giovani né bambini, il nostro viene percepito come un Paese senza futuro.

Boom voucher spinge lavoretti, limbo 'quasi-regolare' 
Il boom dei voucher - 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 e i 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016 - "è il segnale che la forte domanda di flessibilità e l'abbattimento dei costi stanno guidando un segmento esteso e crescente di datori di lavoro, alimentando l'area delle professioni non qualificate e del mercato dei "lavoretti", imprigionando uno strato crescente dell'occupazione (soprattutto giovanile) nel limbo del lavoro "quasi-regolare". Lo osserva il Censis nel 50.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, sottolineando che "non a caso, la nuova occupazione creata è associata a una bassa crescita economica".

Episodi di bullismo? genitori tendono a minimizzare
Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni diffusi, ma mamme e papà preferiscono non drammatizzare. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Il 52,7% degli 11-17enni nel corso dell'anno ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei (una percentuale che sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi di 11-13 anni). Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%). Su internet sono le ragazze a essere vittime in misura maggiore.

73% italiani naviga su Internet,96% tra gli under 30
Gli italiani hanno stretto i cordoni della borsa un po' su tutto ma non sui dispositivi e i media digitali connessi in rete e nel 2016 l'utenza del web in Italia è arrivata al 73,7%, dato che nel caso degli Under 30 sale addirittura al 95,9%. E' quanto emerge dal Rapporto secondo cui il 64,8% degli italiani oggi usa uno smartphone (89,4% dei giovani) per comunicare, il 61,3% utilizza la messaggistica di WhatsApp (89,4% dei giovani), il 56,2% è su Facebook (89,3%) e il 46,8% guarda Youtube, percentuale che sale al 73,9% tra i 14-29enni. Twitter viene invece usato solo dall'11,2% degli italiani, ma dal 24% degli under 30.

Partiti al penultimo posto in fiducia italiani All'ultimo posto le banche 
I partiti politici sono al penultimo posto nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia: al di sotto si collocano solo le banche. E va anche detto che, fatto salvo il volontariato, si registra una débacle per tutti i soggetti intermedi tradizionali. A rafforzare il quadro, ben l'89,4% degli italiani ha un'opinione negativa sui politici a fronte di un misero 4,1% di positivi. E' quanto emerge da un sondaggio del Censis contenuto nel Rapporto 2016.

67% italiani contrari uscita da Ue ma 22,6% a favore
In Italia non hanno preso quota forti ondate di populismo neonazionalista, come accaduto in altri Paesi, tuttavia un'increspatura nella 'fede' europeista è percepibile, visto che l'uscita dall'Unione trova contrario il 67% degli italiani ma favorevole un sostanzioso 22,6% e un 10,4% di indecisi. Più o meno quanto emergeva nel Regno Unito dai sondaggi prima del referendum che poi ha portato alla Brexit. E' quanto emerge dal sondaggio. Percentuale ancora più alta quella di chi è favorevole al ritorno alla lira (28,7%) contro il 61,3% di contrari e un 10% di indecisi. E saliamo ancora se consideriamo chi è favorevole alla rottura del patto di Schengen e alla chiusura delle frontiere italiane (30,6%) che vede contrario il 60,4% e indeciso il 9%.

Da 2007 +114 mld 'sotto materasso'
Dall'inizio della crisi "gli italiani hanno accumulato un incremento di cash pari a 114,3 miliardi di euro". Lo osserva il Censis sottolineando che la liquidità aggiuntiva tenuta 'sotto il materasso' dal 2007 a oggi equivale all'incirca al "Pil di un Paese intero come l'Ungheria". La liquidità totale di cui dispongono (818,4 miliardi di euro al secondo trimestre del 2016) "è pari al valore di una economia che si collocherebbe al quinto posto nella graduatoria del Pil dei Paesi Ue post-Brexit, dopo Germania, Francia, Italia e Spagna". Quasi 4 italiani su 10 (il 36%) tengono "regolarmente contante in casa, per emergenze o per sentirsi più sicuro" e se avesse risorse aggiuntive "il 34,2% le terrebbe ferme sui conti correnti bancari o nelle cassette di sicurezza, mentre il 18,4% le userebbe per pagare i debiti". Emerge quindi una "Italia rentier" che si "limita a utilizzare le risorse di cui dispone senza proiezione sul futuro, con il rischio di svendere pezzo a pezzo l'argenteria di famiglia".

Tra i media tiene la tv, cresce ancora il digitale
Nel 2016 la televisione continua ad avere un pubblico sostanzialmente coincidente con la totalità della popolazione (il 97,5% degli italiani). I telespettatori complessivi aumentano ancora (+0,8% nell'ultimo anno), soprattutto quelli della tv digitale terrestre (+1,5%) e satellitare (+1%), mentre gli utenti delle diverse forme di tv via internet (la web tv attraverso il pc e la smart tv) si attestano al 24,4% e quelli della mobile tv all'11,2% (erano solo l'1% nel 2007). La crescita cumulata per la tv via internet nel periodo 2007-2016 è pari a +14,4 punti percentuali di utenza. Tengono anche gli ascolti della radio, con una utenza complessiva pari all'83,9% degli italiani. I quotidiani cartacei, invece, perdono lettori, ridotti al 40,5% degli italiani (-1,4% nell'ultimo anno, -26,5% complessivamente nel periodo 2007-2016), mentre continua ad aumentare l'utenza dei quotidiani online (+1,9% nell'ultimo anno) e degli altri siti web di informazione (+1,3%). Mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i mensili (+3,9%), ma non i libri cartacei (-4,3% nell'ultimo anno, con una quota di lettori diminuiti al 47,1% degli italiani), ancora non compensati dai lettori di e-book (che aumentano dell'1,1% nell'ultimo anno, ma si attestano ancora solo al 10% della popolazione). Si registrano pure piccole oscillazioni al rialzo per la diffusione di e-reader (+0,7%) e tablet (+1,7%), e mentre diminuiscono gli utenti dei telefoni cellulari basic, in grado solo di telefonare e inviare sms (-5,1%), continua la crescita impetuosa degli utilizzatori di smartphone (+12% in un anno: una crescita superiore a quella di qualsiasi altro mezzo), arrivati al 64,8% degli italiani (e all'89,4% dei giovani di 14-29 anni). Infine, la penetrazione di internet aumenta di 2,8 punti percentuali nell'ultimo anno e l'utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la totalità, dei giovani under 30).

Figli più poveri dei loro genitori, redditi 15% sotto media
Per la prima volta i figli saranno più poveri dei genitori. Lo dice il 50.mo rapporto del Censis in cui si registra il "ko economico dei millennial" che hanno "un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media dei cittadini" e una ricchezza familiare che, per i nuclei under 35, è quasi la metà della media (-41,2%). Nel confronto con venticinque anni fa, rispetto ai loro coetanei di allora, gli attuali giovani hanno un reddito inferiore del 26,5% (periodo 1991-2014), mentre per la popolazione complessiva il reddito si è ridotto solo dell'8,3% e per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%. Il reddito medio da pensione è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%) tra il 2008 e il 2014 e 4,1 milioni di pensionati "hanno prestato ad altri un aiuto economico". I nuovi pensionati, si legge sempre nel rapporto, sono più anziani e redditi mediamente migliori come effetto di carriere contributive "più lunghe e continuative". Tra 2004 e 2013 è quadruplicato chi è andato in pensione di anzianità con più di 40 anni di contributi (dal 7,6% al 28,8%).