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MONDO

Ankara attaccherà Kobane dal fronte occidentale

Erdogan: finiremo quello che abbiamo iniziato. Trump: sanzioni, pronto a distruggere economia turca

Numerosi carri armati, mezzi blindati e unità militari dell'esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati nelle ultime ore nel nord della Siria per sferrare un attacco a Kobane dal fronte occidentale. Trump annuncia sanzioni

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"Andremo fino in fondo. Siamo determinati. finiremo quello che abbiamo iniziato", ha detto il presidente Turco Recep Tayyip Erdogan, confermando l'intenzione di non interrompere l'offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria. "Con l'operazione fonte di pace, la Turchia ha intrapreso un passo vitale quanto l'operazione a Cipro del 1974", quando l'esercito di Ankara occupò la parte settentrionale dell'isola in risposta a un tentativo di golpe filo-greco", ha detto il presidente turco.

"Nessuna minaccia di sanzioni ci fermerà, purtroppo siamo vittima di un doppio standard di trattamento applicato alla Turchia nella lotta al terrorismo", ha dichiarato il presidente turco, da Baku dove si trova per una visita di Stato.

L'approccio" mostrato dalla "Russia non sarà un problema a Kobane" per il nostro attacco, ha detto Erdogan, commentando l'intesa raggiunta dai curdi con il regime siriano con la mediazione russa per difendersi dall'offensiva di Ankara partita il 9 ottobre scorso. "In questo momento girano molte voci", ha aggiunto Erdogan, sminuendo gli effetti immediati dell'accordo dei curdi con Damasco per proteggere Kobane, dopo l'abbandono dell'avamposto da parte dei marines americani.

Il leader di Ankara ha confermato anche l'intenzione di prendere d'assalto Manbij, altra località strategica curda che si trova a ovest del fiume Eufrate. "Il nostro accordo con gli Stati Uniti prevedeva che Manbij fosse evacuata dai terroristi in 90 giorni. È passato un anno e Manbij non è ancora stata evacuata", ha detto Erdogan parlando all'aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di partire per un summit in Azerbaigian. Il presidente turco ha definito "chiacchiere" le notizie riguardanti un accordo tra le milizie curde siriane Ypg e il regime di Damasco, sostenuto dalla Russia. "Ci sono troppe chiacchiere in giro. Al momento non sembra ci sia alcun problema con la Russia rispetto al nostro avvicinamento a Kobane. Per Manbij siamo nella fase in cui vanno applicate le decisioni prese.

"Nato sta con noi o con i terroristi?"
"Ho parlato ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giorno prima con il premier britannico Boris Johnson. Nei nostri colloqui ho capito che c'è una seria disinformazione. Starete dalla parte del vostro alleato Nato, o dalla parte dei terroristi? Ovviamente loro non possono rispondermi a questa domanda retorica". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan."Noi non combattiamo i curdi nella regione. Noi siamo lo stato. Loro sono i terroristi. Non può esserci una guerra con i terroristi, ma solo una lotta al terrorismo", ha sostenuto Erdogan. "I nostri colloqui con l'America e la Russia proseguono" sulle operazioni previste a Kobane e Manbij, ha aggiunto il leader turco.

Trump: sanzioni alla Turchia, pronto a distruggere economia Ankara 
Il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato un "ordine esecutivo che autorizza l'imposizione di sanzioni contro attuali ed ex funzionari del governo turco e qualsiasi persona che stia contribuendo alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nord-est della Siria". Trump ha inoltre reso noto lo "stop immediato dei negoziati" in merito a "un accordo commerciale del valore di 100 miliardi di dollari con la Turchia" e "l'aumento dei dazi sull'acciaio fino al 50%, il livello precedente alla riduzione a maggio", ribadendo di essere "pronto a distruggere" l'economia turca, se Ankara continuerà "questa strada pericolosa e distruttiva". 

"Bene chiunque voglia difendere curdi"
"Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi è bene per me, che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte", ha quindi affermato Trump, difendendo la decisione di ritirare le truppe Usa dal nord-est della Siria, dando il via libera all'offensiva militare turca contro i curdi, alleati di Washington contro l'Isis. Inoltre, gli Stati Uniti "manterranno una minima presenza di forze americane alla base Garrison ad Al-Tanf, nel sud della Siria, per continuare a bloccare gli scampoli dell'Isis": ha annunciato Trump, confermando in una nota il ritiro delle truppe dal nord-est della Siria. Questi militari, ha spiegato, saranno "ridistribuiti e resteranno nella regione per monitorare la situazione e impedire il ripetersi del 2014, quando la minaccia trascurata dell'Isis si è diffusa in Siria e Iraq".

"Turchia accelera crisi umanitaria"
"Sono stato perfettamente chiaro con il presidente Erdogan: le azioni della Turchia stanno accelerando la crisi umanitaria e preparando le condizioni per possibili crimini di guerra", scrive poi Trump su Twitter. "La Turchia deve garantire la sicurezza dei civili, incluse le minoranze religiose ed etniche, ed è ora, o forse in futuro, responsabile per l'attuale detenzione di terroristi dell'Isis nella regione. Sfortunatamente la Turchia non sembra mitigare gli effetti umanitari della sua invasione", aggiunge.

Pentagono: inaccettabile offensiva Turchia, risposta Nato
Gli Stati Uniti chiederanno alla Nato la prossima settimana di prendere misure collettive e individuali, economiche e diplomatiche contro la Turchia. Lo afferma il capo del Pentagono Mark Esper, definendo"inaccettabile" l'offensiva turca che ha anche minato la lotta all'Isis.

Macron a Trump: evitare risorgere Isis
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha insistito con il collega americano, Donald Trump, sulla "necessità assoluta di evitare il risorgere" dell'Isis alla luce del ritiro delle truppe americane dal nord-est della Siria e dell'offensiva turca contro i curdi. Lo ha riferito l'Eliseo, riferendo di una telefonata tra i due leader. Macron ha parlato anche con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il collega iracheno Barham Saleh.

Truppe di Damasco al confine turco
Intanto le forze governative siriane sono avanzate nel nord-est siriano e sono arrivate ad Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. Lo riferisce la tv di Stato siriana che mostra le immagini delle truppe di Damasco nella località siriana, 50 km a sud della frontiera turca. La decisione di Damasco di inviare proprie truppe nel nordest della Siria segue un accordo tra il regime di Bashar al-Assad e l'amministrazione curda. ''Per evitare e affrontare questa aggressione è stato raggiunto un accordo con il governo siriano. In questo modo l'esercito siriano può essere dispiegato lungo il confine sirio-turco per aiutare le Forze  democratiche siriane (Fds)''. L'obiettivo, prosegue la nota, è quello di ''liberare le città siriane occupate dall'esercito turco, come Afrin'' nel nordovest. Il generale  curdo Ismet Sheikh Hasan ha detto all'agenzia di stampa russa Rt che dalla notte le truppe siriane e russe possono entrare a Kobane e Manbij per contribuire a contrastare i turchi.

Cremlino: impensabile azione militare Russia
"Non ci piace nemmeno pensarlo".Così ha risposto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov quando gli è stato chiesto se la Russia potrebbe essere trascinata nel conflitto siriano a causa dell'intervento turco. Peskov ha poi precisato che fra Mosca e Ankara vi sono stati contatti a livello "dei presidenti" e "dei ministeri degli Esteri" nonché "fra le strutture militari". Peskov non ha però commentato in modo chiaro le affermazioni di Erdogan secondo cui l'intervento è stato concordato con Putin. Lo riporta Interfax.

Colloquio comandanti eserciti Turchia-Russia
I capi di stato maggiore delle forze armate di Turchia e Russia, generali Yasar Guler e Valery Gerasimov, hanno avuto questo pomeriggio un colloquio telefonico sull'operazione militare della Turchia nel nord-est della Siria. Lo riferisce l'esercito di Ankara, senza fornire dettagli sul contenuto del confronto, che giunge dopo l'intesa tra le forze curde e il regime di Damasco sostenuto da Mosca per frenare l'offensiva turca.

Ushakov: Ankara viola integrità territoriale
Gli attuali sviluppi in Siria non riflettono del tutto la posizione della Russia a favore del mantenimento dell'integrità territoriale del paese. Lo ha detto il consigliere per gli affari esteri del Cremlino Yury Ushakov quando gli è stato chiesto, a margine dei colloqui tra Mosca e Riad, un commento sull'operazione turca in Siria. In risposta alla domanda su cosa dovrebbe essere fatto al riguardo Ushakov ha risposto: "qualcosa faremo, vediamo". Lo riporta Interfax.

Cremlino ad Ankara: agisca in accordo con situazione
Il Cremlino invita la Turchia ad agire "in accordo con la situazione nel nord-est della Siria e ad astenersi da iniziative che possano vanificare il processo di pace". Lo ha detto il consigliere del presidente russo, Yuri Ushakov. "questo è ciò che è più importante per noi", ha precisato. Parlando dei colloqui con la leadership saudita, Ushakov ha osservato che il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammad bin Salman al Saud discuteranno in dettaglio la situazione in Siria durante la cena. "Ora l'operazione della Turchia in Siria è stata discussa brevemente. ma avremo tempo a cena con il principe ereditario. Probabilmente, sarà discussa più approfonditamente", ha aggiunto. Lo riporta la Tass.

Cnn turca: convoglio soldati Usa lascia la base di Kobane
I militari americani hanno abbandonato le basi di Kobane, città a maggioranza curda del nord della Siria. A riportare la notizia è la Cnn turca, che riferisce di un convoglio di blindati americani che ha abbandonato Kobane, diretta probabilmente verso la base di Raqqa. Le operazioni sono iniziate dopo che il Pentagono ha annunciato ieri il ritiro di altri 1000 soldati stanziati nel nord della Siria, dove avanza l'esercito turco affiancato dall'Esercito libero siriano (Els). In sostanza, il ritiro americano equivale ad un semaforo verde per l'avanzata delle truppe di Ankara su Kobane.

L'attacco di Ankara a Kobane
Numerosi carri armati, mezzi blindati e unità militari dell'esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati nelle ultime ore nel nord della Siria a ovest del fiume Eufrate, in un'area già controllata dalla Turchia, per sferrare l'attacco a Kobane dal fronte occidentale. Questa nuova offensiva partirebbe da Jarablus, località strategica siriana di confine passata nelle mani della Turchia con l'operazione 'Scudo dell'Eufrate'del 2016-2017. Il nuovo dispiegamento di forze intende attraversare l'Eufrate, che rappresenta un confine naturale della regione amministrata dai curdi-siriani, costruendo un ponte temporaneo sul fiume. Da lì punterà prima sull'area curda di Zormagar e poi verso Kobane/Ayn al Arab.   

Il ministero della Difesa turco ha annunciato che due capoluoghi, Tel Abyad e Ras al Ayn, nonché un grande centro, Suluk, e 56 villaggi sono stati "liberati dai terroristi" delle milizie curde Ypg, contro cui è diretta l'offensiva.

Milizie filo-turche si rafforzano a Manbij
Le truppe turche e le milizie arabo-siriane cooptate da Ankara stanno inviando rinforzi a Manbij, a ovest dell'Eufrate, in vista di uno scontro con le forze governative siriane, accordatesi con quelle turche per "proteggere" la zona di confine nel nord e nel nord-est della Siria. Lo riferisce la tv panaraba al Jazira che cita fonti delle milizie siriane filo-turche. Le fonti affermano che la Turchia ha anche rafforzato la sua presenza a ridosso della cittadina chiave di Ayn Arab/Kobane, controllata dai curdi ma minacciata dall'offensiva di Ankara. Anche Ayn Arab/Kobane rientra nell'accordo tra curdi e forze di Damasco.

Oms: servono cure per 1,5 milioni di persone
In questo momento nel nord est della Siria, l'area interessata dagli scontri con l'esercito turco, ci sono 200 mila profughi e 1,5 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria, con un forte rischio di malattie infettive. Lo afferma l'Oms dicendosi "gravemente preoccupata" per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie.

Raid turco: morto giornalista curdo
Un giornalista curdo-siriano è morto oggi in seguito alle ferite riportate durante un bombardamento turco compiuto ieri nel nord-est della Siria. Lo riferiscono media curdi, precisando che Muhammad Efrin è morto stamani in ospedale. Era stato vittima, assieme ad altri giornalisti, civili e miliziani curdi, di un raid dell'esercito turco a sud di Ras al Ayn/Serekaniye. Nell'attacco erano morte 14 persone, tra cui un altro giornalista curdo Saad Ahmad, e un reporter straniero di cui non si conoscono ancora le generalità.

Conte: su stop armi Italia non timida ma capofila
"Non è vero che l'Italia è rimasta indietro" sull'embargo alle armi alla Turchia, "l'Italia è capofila di una decisione forte dell'Ue sul tema, ma deve essere unitaria, altrimenti non è efficace. Se siamo capofila di una simile decisione non vuol dire mica che vogliamo vendere armi a Ankara". Lo afferma il premier Giuseppe Conte interpellato dai cronisti ad Avellino.