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MONDO

Urne rinviate di nuovo

Slittano ancora le elezioni a Hong Kong, dopo la 'riforma' elettorale decisa da Pechino

Il voto, previsto per lo scorso settembre, era stato rinviato di un anno lo scorso luglio con la motivazione ufficiale della pandemia di coronavirus

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Carrie Lam, governatrice di Hong Kong
Slittano ancora le elezioni per il rinnovo del mini-Parlamento di Hong Kong (LegCo). L'ex colonia britannica, sempre più nell'orbita di Pechino, dovrà attendere "dicembre". Così ha detto la governatrice Carrie Lam, secondo le dichiarazioni riportate dall'agenzia ufficiale cinese Xinhua dopo la contestata 'riforma' elettorale decisa da Pechino e dopo un incontro con il presidente del LegCo, Andrew Leung. 

L'attuale parlamento resterà in carica fino alla fine dell'anno. Così Hong Kong rinvia per la seconda volta, a fine anno, le elezioni di rinnovo del Consiglio Legislativo. "A settembre si terrà il voto per il comitato elettorale, con le elezioni per la LegCo rinviate da settembre a dicembre", ha precisato Lam.

La controversa riforma voluta da Pechino
Il comitato elettorale è responsabile della selezione del governatore e, in base alla riforma, vedrà accrescerebbe i suoi componenti da 1.200 a 1.500. La rappresentanza dei 117 consiglieri distrettuali, ora nel controllo totale dell'opposizione democratica dopo il voto del 2019 nella misura di quasi il 90% dei 452 seggi, verrebbe cancellata e anche i sei seggi dei consigli distrettuali nel parlamentino andrebbero eliminati. I cambiamenti vedrebbero il numero dei rappresentanti eletti direttamente nella Legco scendere a 20 dai 35 attuali, a fronte di un amento del numero di seggi da 70 a 90.

Lam difende la legge
La leader di Hong Kong, Carrie Lam, difende la controversa riforma del sistema elettorale di Hong Kong approvata da Pechino, affermando che chiunque soddisfi il criterio di patriota, anche se esponente dell'opposizione, potrà candidarsi alle elezioni. A una domanda diretta su questo, Lam ha dichiarato che "la risposta è sì". I candidati devono soddisfare i requisiti di lealtà a Hong Kong e di aderenza alla Legge Fondamentale, che regola il rapporto tra l'ex colonia e la Cina, e attenersi alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel giugno scorso (che ha spento i movimenti pro-democrazia della città) ha aggiunto la leader di Hong Kong. "Per chi ha differenti convinzioni politiche", ha concluso Lam citata dall'emittente di Hong Kong Rthk, "sia che siano più tendenti alla democrazia o più conservatori, se soddisfano questi requisiti di base, non vedo
perché non possano candidarsi alle elezioni".