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TECH

Smart working promosso dalle Sgr: migliora lavoro e qualità della vita

Presentata al Salone del Risparmio la ricerca del Politecnico di Milano

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Immagine di repertorio (Ansa)
Smart working, mai più senza. Uno strumento utile per la costruzione di organizzazioni inclusive e diversificate, per migliorare le prestazioni aziendali, la salute, l'ambiente e per attrarre i migliori talenti. E' quanto emerge dalla ricerca "Lo Smart Working nelle Società di Gestione del Risparmio" commissionata da Assogestioni al Politecnico di Milano e presentata al Salone del Risparmio.

Lo studio analizza la diffusione di iniziative di smart working all'interno delle Sgr. Tra marzo e maggio di quest'anno, quindi ben oltre la prima fase dell'emergenza pandemica, il lavoro da remoto ha coinvolto, in media, l'87% dei lavoratori delle 18 società del campione. Interessante il dato che quasi 1 su 3 (28%) ha dichiarato che prima dell'emergenza sanitaria questa modalità non era presente nell'organizzazione.

L'avvio di un progetto di smart working non è legato tanto a ragioni di aumento di competitività o efficienza, ma riguarda il perseguimento del benessere delle persone. In testa agli obiettivi indicati dai partecipanti ci sono infatti il "miglioramento della conciliazione vita privata e professionale" e il "miglioramento del benessere organizzativo/aumento della soddisfazione lavorativa". Secondo i lavoratori delle Sgr nell'ultimo anno il loro modo di lavorare e di vivere è migliorato: gli operatori del settore hanno registrato un impatto positivo sul modo di lavorare e di vivere, con un'efficacia delle prestazioni migliorata per il 48% (per il 47% è rimasta invariata), l'efficienza per il 52% (per il 41% inalterata), una qualità della vita migliorata per il 65%.

Il lavoro da remoto ha avuto un impatto positivo sul work-bilance tuttavia ha anche portato a un peggioramento nella comunicazione tra i colleghi. L'inclusività è migliorata per il 55% delle Sgr che hanno iniziative di reskilling delle competenze digitali. In particolare il lavoro da remoto ha impattato positivamente sull'inclusione di persone che vivono lontano dalla sede di lavoro, sui genitori e sui caregiver. Negativo è stato invece l'impatto sull'inclusione dei neo-assunti.

Infine, tra le criticità riscontrate dai partecipanti al sondaggio si registra la resistenza di manager e responsabili per il timore di un peggioramento delle performance lavorative e la difficoltà ad abbandonare una cultura del controllo, che si potrà arginare, sottolinea la ricerca, attraverso una formazione dedicata.