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SALUTE

Depressione: ne soffrono in 350 milioni, ma 2 su 3 non si curano

Resiste a livello planetario il preconcetto contro le terapie farmacologiche per i disturbi dell’umore. Che vengono negati o sottovalutati. I più esposti al rischio suicidio sono gli anziani ed i giovani.

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Se ne è parlato in un Convegno internazionale ospitato dal Vaticano, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, e la domanda è sempre quella: perché se si ha mal di pancia, o le bolle sulla pelle, o un dolore al collo corriamo dal medico e giù analisi e pillole, mentre se soffriamo di depressione tendiamo a dire che poi passa, non è niente, soprattutto no ai farmaci?

Nel mondo, afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono almeno 350 milioni di persone che soffrono di questa malattia, che ormai è assodato sia capace di evocarne altre, da quelle cardiocircolatorie ai tumori. E’ un numero enorme, più dell’intera popolazione degli Stati Uniti: ma solo 1 su 3 si rivolge ad un medico, entra in terapia.

Che negli ultimi anni si è arricchita di nuove molecole, soprattutto di altre strategie per affrontare disturbi dell’umore e depressione: la via maestra, farmaci capaci di ricaptare la serotonina aumentando la presenza di questo neurotrasmettitore nel cervello, si sono affiancate altre strade terapeutiche. Neuropeptidi come la norepinefrina, la dopamina, il glutammato ed altri fattori neutrofici di derivazione cerebrale sono sempre più investigati e utilizzati, per affrontare la depressione.

Malattia dai molti volti: può presentarsi come endogena, reattiva, atipica, con base stagionale, distimia e melanconia sino alla forme emergenti segnalate in Giappone che sembrano individuare una ‘depressione moderna’ tipica della popolazione giovanile, segnalata già dal 2000 e in attesa di un riconoscimento da parte della comunità scientifica. Sono alcuni dei diversi tipi di questa patologia che può variare in forma, ma anche numero dei sintomi, severità, tipo e durata, variabili che la rendono particolarmente complessa da trattare ma anche da diagnosticare.

E si va dalle lievi flessioni dell’umore alla irritabilità, dalla perdita del piacere di fare le cose ai disturbi del sonno e dell’appetito, della memoria e dell’attenzione. Fino ad arrivare a veri e propri disturbi somatici: mal di testa, fatica, disturbi digestivi i più frequenti. Infine, si arriva alle comorbidità, le malattie correlate.

La depressione è ancora considerata, ovviamente a torto, una condizione ‘normale’ della terza età, periodo della vita che guarda al tramonto dell’esistenza in cui un ripiegamento su se stessi e un declino cognitivo più o meno importante viene sottovalutato anche dai sanitari. Così il 15% degli anziani mostra sintomi depressivi di varia entità e quelli con un disturbo ‘maggiore’ arriva al 3% della popolazione portando con sé un corollario di patologie importanti con un detrimento complessivo della qualità della vita di queste persone che invece potrebbero essere curate efficacemente.

Le persone anziane con depressione sono più spesso bersaglio di infarto (succede dal 30 al 60%), malattie coronariche (sino al 44% dei soggetti), cancro (sino al 40%) ma anche una caduta verticale verso le forme di demenza, l’Alzheimer e la Malattia di Parkinson (circa il 40%).