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ITALIA

Un anno fa la condanna

Italia, sovraffollamento carceri, oggi scade l'ultimatum di Strasburgo

Scade il tempo concesso dal Consiglio d'Europa per sanare il sovraffollamento carcerario nel nostro Paese. Per i Radicali resta "disumano". L'associazione Antigone: passi avanti ma ancora insufficienti. Il ministro della Giustizia: scende il numero dei detenuti

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Roma
Il termine scade oggi e il pronunciamento nel merito arriverà il 5-6 giugno. Sono ore decisive per l'esame che l'Italia deve sostenere sulle carceri di fronte alla Corte di Strasburgo e al Consiglio d'Europa.

La sentenza di condanna
La sentenza con cui a gennaio 2013 la Corte dei diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per il sovraffollamento carcerario, ha stabilito che un piano di soluzioni doveva essere individuato entro il 28 maggio 2014. Il ministro della Giustizia Orlando ha presentato un pacchetto a Strasburgo, ora si attende il responso. Il piano sarà ritenuto sufficiente?    

"Sono consapevole dei punti critici, ma anche di aver fatto tutto il possibile nelle condizioni politiche date e con le difficoltà del sistema", sintetizza Orlando, secondo il quale le misure adottate hanno riportato "sotto controllo" la situazione in maniera "strutturale". I detenuti stanno calando e "entro fine anno credo che scenderemo sotto quota 59.000".    

"A giorni", forse già nel prossimo Consiglio dei ministri, arriverà un ulteriore provvedimento del governo che conterrà anche le cosiddette misure compensative per i detenuti che si sono rivolti alla Corte di Strasburgo: sconti di pena per chi è ancora in carcere, un risarcimento presumibilmente di 8-10 euro per ogni giorno vissuto in spazi o in celle sotto i 3 metri quadri per chi è già fuori da carcere. Non è escluso che si tratterà di un decreto, ma "il veicolo lo stiamo ancora studiando", afferma Orlando.    

Antigone, il problema del sovraffollamento
L'associazione Antigone, che difende i diritti dei detenuti, ricorda che i 6.829 i ricorsi pendenti a Strasburgo potrebbero costare all'Italia circa 100 milioni di euro. Individuare uno strumento compensativo interno per ridurre questi costi è essenziale, altrimenti le cifre le deciderà Strasburgo e saranno doppie. Ma cambiare il volto delle carceri e la qualità di vita al loro interno è soprattutto una scelta di civiltà.

E 59mila 600 detenuti per 44 mila posti effettivi, al netto di quelli in ristrutturazione, sono ancora pochi, sottolinea Antigone. Pene alternative, messa alla prova, revisione della custodia cautelare all'esame del Parlamento, recepimento della sentenza della Corte Costituzionale sulla Fini-Giovanardi, convenzioni con le Regioni a favore dei detenuti tossicodipendenti, intese con i paesi d'origine per gli stranieri, sono le strade battute per invertire la marcia.    

Dall'Unione penalisti arriva nuovamente un appello per un provvedimento di clemenza, un'amnistia o un indulto per far calare in maniera più decisa il numero dei detenuti. Ma Orlando e il governo Renzi non sembrano voler percorrere questa via e intendono invece puntare su misure strutturali.