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MONDO

Madrid

Spagna al voto, tra partiti anticasta e il timore della governabilità

La Spagna si prepara a un voto storico domenica: con l'annunciata irruzione nel Congresso dei Deputati di Madrid dei due nuovi partiti anti-casta Podemos e Ciudadanos con più di un terzo dei 350 seggi, finirà l'era del bipartitismo Pp-Psoe che ha governato il paese dalla fine della dittatura franchista 40 anni fa

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Oltre 36 milioni di spagnoli sono chiamati oggi a eleggere i 350 deputati e i 208 senatori delle Cortes. Un'elezione in cui tutti i sondaggi prevedono la fine dei governi monocolori, l'alternanza tra socialisti e popolari che si si sono spartiti il potere dalla fine del franchismo nel 1975, e la nascita del primo governo di coalizione. Il dato importante - escludendo una 'grosse koalition' alla tedesca tra popoplari e socialisti - sara' vedere se l'ago della bilancia saranno i liberali-centristi di Ciudadanos di Alberto Rivera, in crescita, o i sempre piu' in calo, antisistema di Podemos, di Pablo Iglesias. Seggi aperti dalle 9 alle 20, quindi i primi exit poll. Solo alle 22,30 i primi dati certi.

Affluenza in lieve aumento
La partecipazione era in leggero aumento oggi alle 18  rispetto al 2011, con in media il 58,36% contro il 57,65%, secondo dati ufficiali. Un aumento significativo in particolare è stato registrato in Catalogna, dove la percentuale di votanti è salita dal 53,21% al 56,64%, e a Madrid, dove è passata dal 61,33% al 63,37%.

Verso la fine del bipartitismo
Per la prima volta dalla morte del dittatore Francisco Franco, 40 anni fa, e dal ritorno della democrazia nessuno è in grado di prevedere da chi la Spagna sarà governata dopo le cruciali politiche di domani: alle elezioni precedenti le cose erano chiare, vincevano i socialisti o i popolari, e dirigevano il paese. Dal 20 dicembre invece nulla sarà più come prima. Non solo per l'irruzione sulla scena politica dei due partiti anti-casta Podemos e Ciudadanos che hanno trasformato il gioco da bipolare a quattro.

Ma i sondaggi fanno temere che da lunedì il paese possa essere difficilmente governabile e sia necessario tornare alle urne. L'esercito degli indecisi, sconcertati dal nuovo quadro politico, fino a pochi giorni fa dato al 41%, complica ulteriormente ogni possibile previsione. L'ultimo sondaggio 'vietato' uscito a Andorra - in Spagna sono proibiti da lunedì - conferma, con tutte le riserve legate all'alto numero di incerti che potrebbero smentire ogni pronostico, il rischio di instabilità politica.

I sondaggi danno Rajoy al primo posto, ma senza maggioranza assoluta
Il Pp del premier Mariano Rajoy viene dato al primo posto, ma senza maggioranza assoluta, mentre per il secondo sono testa a testa i socialisti di Pedro Sanchez e Podemos di Pablo Iglesias, protagonista di una impressionante rimonta nell'ultima settimana di campagna. Secondo il sondaggio Gesop per il Periodic d'Andorra il Pp otterrebbe il 25,8% e 107-111 seggi su 350 nel Congresso (contro gli attuali 186), davanti al Psoe di Pedro Sanchez (21,4% e 84-88) e ai post-indignados di Pablo Iglesias (20,4% e 71-75). Ciudadanos di Albert Rivera, l'altro partito anticasta ma di centro, arriverebbe quarto con il 16% e 50-54 deputati.

Con questi numeri nessuna delle due coalizioni fra 'vecchio' e 'nuovo' considerate più probabili, Pp-Ciudadanos o Psoe- Podemos, avrebbe la maggioranza assoluta di 176 deputati. Considerando impossibile un patto Pp-Podemos, la sola ipotesi aritmeticamente fattibile sarebbe una 'grosse-koalition' Pp-Psoe, finora però considerata impraticabile. Ma per la prima volta Rajoy ha lasciato aperto uno spiraglio, rileva El Mundo. "Semmai ne parleremo da lunedì", ha detto a un giornalista. Fonti del Pp hanno confermato che l'ipotesi è ora, per forza di cose, presa in considerazione.

I popolari escludono però che possa essere messa in pratica con un Psoe guidato da Pedro Sanchez, che lunedì in un dibattito tv ha offeso Rajoy davanti a 9 milioni di spettatori, definendolo un "uomo non per bene". Se però i socialisti otterranno un cattivo risultato e subiranno l'umiliante 'sorpasso' di Podemos Sanchez potrebbe essere costretto alle dimissioni e sostituito dalla presidente della Andalusia Susanna Diaz. La dirigente andalusa, rileva El Periodico, ha "una relazione corretta" con il premier. Tutto dipenderà dal risultato domenica. Che potrebbe riservare sorprese.