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EUROPA

La proposta di legge

La ricetta spagnola contro l’aumento delle bollette fa arrabbiare il settore del nucleare

Gli aumenti dei prezzi dell'elettricità, alle stelle in Spagna da tutta l'estate, hanno portato il governo ad annunciare una serie di misure d'urto volte a contenerne l'impatto su famiglie e imprese. Giù la Borsa

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Il settore dell'energia nucleare spagnolo è sul piede di guerra con il governo di centrosinistra del Paese iberico: il motivo principale è una delle ultime misure adottate dall'esecutivo, alle prese con una situazione d'emergenza per un aumento da record dei prezzi dell'elettricità e che sta cercando di contenere l'impatto sui costi energetici di famiglie e imprese con diversi provvedimenti.   

La misura in questione, una proposta di legge che dovrà essere approvata in Parlamento, punta a ridurre i denominati "benefici caduti dal cielo", ottenuti da produttori d'energia con basse emissioni di Co2 (come le nucleari) che  - a causa di meccanismi attuali del mercato - riescono a venderla a prezzi simili rispetto a quelli che invece devono pagare i diritti europei d'emissione di Co2, ottenendo quindi maggiori profitti.   

Questa iniziativa ha portato sul piede di guerra le principali aziende del settore in Spagna, tra le quali ci sono grandi compagnie elettriche come Endesa e Iberdrola: un comunicato dell'organizzazione che le raggruppa, il Foro Nucleare, sostiene che, con la nuova legge, sarebbero costrette a chiudere anticipatamente le centrali attive in Spagna per insostenibilità dei costi. Attualmente nel Paese iberico ci sono sette impianti in funzionamento.   

Le concessioni attuali scadranno tra il 2027 e il 2035, ricorda il quotidiano El País, che segnala anche che l'eventuale stop delle centrali non può essere deciso unilateralmente dai proprietari perché è necessaria l'autorizzazione del governo e dell'ente regolatore del mercato. Fonti dell'esecutivo hanno risposto al settore affermando che le misure previste sono "conformi al diritto nazionale ed europeo", secondo la televisione pubblica spagnola Tve. 

​"Ci sono società energetiche che stanno attualmente registrando profitti straordinari e non penso che sia accettabile considerato che questi utili derivano dalla performance dei prezzi sui mercati internazionali", ha detto il primo ministro Pedro Sanchez lunedì notte sulla televisione pubblica RTVE, secondo quanto riferisce Bloomberg.

Le misure sugli utili affondano utility in Borsa
La Borsa di Madrid indossa la maglia nera tra i listini europei (-1,1%), penalizzata dalle vendite sulle utilities che scontano la decisione del governo spagnolo di attingere ai profitti delle società energetiche, giudicati eccessivi e motivati dalla corsa dei prezzi, per procurarsi risorse da destinare al contenimento dei costi dell'energia per cittadini e imprese.   

Il governo spagnolo punta a recuperare così 2,3 miliardi di euro fino a marzo 2022 limitando gli utili delle società energetiche, incluse quelle nucleari e idroelettriche. Endesa cede il 4,8%, la sua controllante Enel il 4,7% a Milano e Iberdrola il 4%, occupando le ultime posizioni tra le utility europee. Il comparto, che sconta il timore di interventi sugli utili delle società, è molto negativo (-2,1% l'indice Stoxx europeo). 

Prezzo dell'elettricità su di 15 euro in un giorno
Intanto il prezzo dell'energia elettrica ha registrato un altro spettacolare aumento e giovedì raggiungerà i 188,18 euro per megawattora (MWh), polverizzando il precedente massimo storico, 172,12 di questo mercoledì. Il prezzo massimo, che si avrà tra le 22:00 e le 23:00, si avvicina ai 200 euro (198,85) e il minimo raggiungerà i 180 euro tra le quattro e le sette del mattino.

La crisi energetica sta già provocando un allarme sociale a causa dell'aumento della bolletta elettrica, che ad agosto è costata il 35% in più rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Le oscillazioni del prezzo giornaliero colpiscono i consumatori coperti dalla tariffa regolata (PVPC), circa 10,5 milioni, mentre sono esenti, ma solo per il momento, coloro che si trovano nel mercato libero (circa 17 milioni. 

Data la situazione, che colpisce l'intera Europa, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea e vicepresidente della Commissione, Josep Borrell, ha esortato questo mercoledì a riformare il sistema europeo dei prezzi dell'elettricità, "perché ha troppi malfunzionamenti". "Il trasferimento del costo del gas ad altre energie il cui costo di produzione non ha nulla a che fare con il prezzo del gas è qualcosa che non ha una chiara giustificazione economica", ha sottolineato.

Nucleare in Unione europea
Oggi le centrali nucleari producono circa un quarto dell'elettricità consumata nell'Unione Europea. In base ai dati Eurostat, nel 2019, 13 Stati membri dell'Ue avevano in totale 106 reattori nucleari in funzione, producendo 765 337 GWh di elettricità, ovvero circa il 26% della produzione totale di elettricità nell'Ue.

Il maggior produttore di energia nucleare nell'Ue è stata la Francia con 399011 GWh (52,1% del totale dell'Ue), seguita da Germania (75 071 GWh o 9,8%), Svezia (66130 GWh o 8,6%) e Spagna (58349 GWh o 7,6%). Questi quattro paesi insieme rappresentavano più di tre quarti della quantità totale di elettricità generata negli impianti nucleari nell'Ue.   

In Europa sono 14 i paesi in cui non sono presenti centrali nucleari attive: Danimarca, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Austria, Polonia, Portogallo.  Tredici centrali europee sono collocate a meno di 200 chilometri dai nostri confini. Le province italiane esposte a maggior rischio, secondo l'Agenzia Nazionale per la protezione ambientale, sono Cuneo, Torino, Aosta, Varese, Sondrio, Bolzano, Udine e Trieste.

Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, la produzione di energia nucleare è destinata ad aumentare di oltre il 2% nel 2021, soprattutto a causa di una maggiore domanda di energia elettrica in Francia e a un nuovo reattore in Slovacchia, ma questo aumento è insufficiente a compensare il calo nel 2020. In base ai dati dell'Agenzia, a fine 2016 in totale le centrali atomiche europee in funzione erano 185 (di cui 128 nell'Unione europea) e producevano complessivamente 119 miliardi di Watt (GWe) nucleari, ma oltre la metà di questi derivavano dalle 58 centrali francesi. Emmanuel Macron ha confermato l'impegno per diminuire la dipendenza francese dall'energia nucleare.   

Altre 56 centrali atomiche risultavano allora operative in Stati extraeuropei (Russia, Ucraina e Svizzera) e portavano all'interno dell'Unione ben il 17% del nostro fabbisogno elettrico. In Gran Bretagna erano in funzione 15 centrali atomiche che fornivano il 7% dell'energia nucleare prodotta. La Germania, che nel 2016 contribuiva per il 9% con 8 centrali, ha programmato di smantellare tutto entro il 2022. Sia in Spagna che in Belgio risultavano attive 7 centrali.