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ITALIA

Prima della sentenza: "Scusa a tutti, mi sostituirei a Giangrande"

Sparatoria a Palazzo Chigi: Preiti condannato a 16 anni per tentato omicidio dei due carabinieri

La procura di Roma aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione. Il pregiudicato calabrese che il 28 aprile scorso, giorno di insediamento del governo Letta, era stato dichiarato capace di intendere e di volere dopo una perizia psichiatrica disposta dal gup. Fece fuoco davanti a Palazzo Chigi ferendo due carabinieri, uno in maniera grave. I difensori: "Faremo appello"

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Roma
Luigi Preiti è stato condannato a 16 anni di reclusione. Questa la sentenza inflitta dal gup, Filippo Steidl, per l'accusa di tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di arma clandestina. La decisione è giunta dopo poco più di due ore di camera di consiglio e non sono state concesse le attenuanti generiche, mentre alle cinque parti civili (i tre carabinieri feriti, Giuseppe Giangrande, Francesco Negri e Delio Marco Murighile, il ministero della Difesa e l'Associazione Vittime del dovere) è stata disposta una provvisionale di 100mila euro.

Prima della sentenza, lo stesso Preiti ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea: "Chiedo scusa a tutti. Vorrei essere io al posto di Giangrande ancora in ospedale. Mi dispiace". I difensori dell'uomo, originario di Rosarno, dopo la condanna hanno subito annunciato che faranno ricorso, ricordando che "ha perso il lavoro, poi il legame con la moglie, il figlio. E' stato investito da un disastro umano e personale. Ha agito perché affetto da una cosiddetta 'depressione maggiore'. Luigi Preiti aveva questa situazione. Attendiamo le motivazioni della sentenza, ma sicuramente faremo ricorso in appello perché il giudice non ha evidentemente tenuto conto della nostra consulenza tecnica nella quale si è sottolineato come la patologia di Preiti avesse inciso sulla sua volontà".

In aula, ha assistito in silenzio alla lettura della sentenza, anche Martina Giangrande, la figlia del carabiniere ferito gravemente da Luigi Preiti e che ha stretto la mano ai difensori dell'imputato e dichiarato la sua soddisfazione per la sentenza: "Sono venuta qui a Roma a sentire con le mie orecchie cosa sarebbe accaduto. Tra poco lo dirò a mio padre, che è a Prato, visto che per il momento non sono riuscita a sentirlo". 

Sentenza giusta anche per l'avvocato Eriberto Rosso che assiste i militari dell'Arma 
costituiti parte civile nel processo : "E' una sentenza che ci aspettavamo. Il giudice ha accolto tutte le richieste delle parti civili. Gli stessi carabinieri feriti e Martina hanno espresso soddisfazione". La sentenza emessa oggi - ha continuato il penalista - "è la risposta pubblica che da conto a chi è stato colpito nell svolgimento del proprio dovere. Adesso aspettiamo di leggere le motivazioni e prendiamo atto che la sentenza ha ritenuto che Preiti abbia agito in assoluta consapevolezza".

In mattinata la Procura di Roma aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione per Luigi Preiti, il pregiudicato calabrese che il 28 aprile scorso, giorno di insediamento del governo Letta, fece fuoco davanti a Palazzo Chigi ferendo due carabinieri, uno in maniera grave. Per le ferite riportate il brigadiere Giuseppe Giangrande soffre di tetraplegia. Ferito anche Francesco Negri ad una gamba ed il carabiniere Delio Marco Murighile. Illeso invece il quarto carabiniere che al momento della sparatoria si gettò a terra. A chiedere la condanna è stato il pm Antonella Nespola al termine della requisitoria di un processo con rito abbreviato.

La perizia lo ha dichiarato capace di intendere e volere
Capace di intendere e di volere, in cerca di un palcoscenico, consumatore di cocaina e assuntore di alcol, frequentatore assiduo di  "seratine" con amici. E' questo che è emerso dalla perizia psichiatrica disposta dal giudice dell'udienza preliminare su Luigi Preiti, che con una Beretta 7,65 sparò sei colpi contro tre carabinieri, nel giorno del giuramento del  governo Letta.

Puntando alla non processabilità, durante l'udienza preliminare di ottobre i suoi difensori, Raimondo Paparatti e Mauro D'Anielli,hanno chiesto di verificare il suo stato mentale e il giudice ha dato l'incarico allo psichiatra Piero Rocchini. Il risultato fa emergere un Preiti diverso e riporta a galla aspetti rimasti sempre  misteriosi in questa vicenda: chi gli ha dato l'arma con la matricola  abrasa? Cosa c'è dietro il gesto? Preiti era cosciente, dunque, mentre impugnava la Beretta e faceva fuoco contro i carabinieri. Non avrebbe, poi, avuto alcuna intenzione di suicidarsi.