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POLITICA

Votazione martedì

Stallo Consulta, si punta ancora su Violante-Bruno. Ma si tratta su un 'patto del Nazareno segreto'

Tredicesima fumata nera e Parlamento bloccato. Forza Italia e Partito democratico insistono con il ticket ma sarebbero pronti altri nomi

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Il premier Matteo Renzi si professa ottimista sulla possibilità di avere la prossima settimana i nomi dei nuovi membri della Consulta e del Csm, magari con una soluzione ''di alto livello''. La nuova fumata nera era attesa, ma il fatto che sia Luciano Violante che Donato Bruno siano rimasti oltre 'quota 500', la soglia minima per poter insistere sui loro nomi, per ora induce Pd e Forza Italia a confermare queste candidature. Anche per indurre i franchi tiratori ad uscire allo scoperto. Resta il fatto che l'aiuto di Vendola, dopo il chiarimento tra i capigruppo Pd e Sel, non ha portato i frutti sperati. Il che potrebbe costringere prima o poi il Rottamatore a cambiare strategia.

Prossima votazione martedì
La tredicesima fumata nera lascia però il Parlamento in stallo, mentre il Quirinale osserva con attenta preoccupazione la paralisi delle Camere. Mai come adesso maggioranza e opposizione hanno accolto come una benedizione l'avvio di un lungo fine settimana (la prossima votazione a Camere congiunte è convocata per martedì alle 12) che sarà speso alla ricerca di un accordo che possa evitare il quattordicesimo buco nell'acqua. Il Pd, attraverso il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, ha annunciato che intende andare avanti con il ticket Violante-Bruno, ma a Montecitorio si parla apertamente di una ricerca di nuovi cavalli ormai avviata. In sostanza di una rosa di nomi più lontani dalla politica da gettare in campo in caso di un altro voto infruttuoso. La sintesi di quanto sta accadendo da giorni e del perché si insista sul duo la fa Pierluigi Bersani: "C'è qualcuno che non sta ai patti. È disdicevole, ma stiamo parlando di 20-30 deputati al massimo. Non è mai stato facile trovare attorno alle persone una condivisione, ma non dovremmo essere distanti dall'obiettivo e spero che quei 20-30 se ne facciano una ragione".

Il riferimento è alle minoranze di Pd e Forza Italia che stanno tenendo bloccati i rispettivi partiti su "crinali ripidi e scoscesi". L'immagine è di un esponente di Ncd che comunque si dice ottimista per la prossima votazione. Anche altri esponenti della maggioranza la semplificano così: i due candidati alla Consulta, non sono riusciti sinora a raggiungere il quorum dei 570 voti (3/5 dei componenti), ma non si possono cambiare, a meno di un loro passo indietro, perché le minoranze difficilmente voterebbero alternative senza che prima si fossero tentate tutte le strade e senza avanzare pretese, magari su altri tavoli.

Il "patto del Nazareno segreto"
Così finora le dirigenze Dem e FI non se la sono sentita di cambiare i cavalli in corsa, non solo perché sono ormai le segreterie ad averci messo la faccia, ma anche per evitare contrasti con le ali interne e per non dar corpo alle voci che da giorni teorizzano su un "patto del Nazareno segreto" per far fuori, prima, Antonio Catricalà (che alla fine si è ritirato dalla corsa) e, poi, una personalità forte come quella di Violante che non sarebbe graditissima a Renzi: né a molti del centrodestra poco convinti della "svolta conservatrice" dell'ex presidente della Camera. E né al Colle che, altrimenti, si dice in FI, l'avrebbe potuto far entrare alla Consulta nella quota che gli spetta di nominare. 

Per dirla ancora più chiara, se ora Renzi mettesse sul tavolo un candidato alternativo del calibro, ad esempio, di Augusto Barbera, il timore è che i sostenitori di Violante non lo voterebbero. In più, si correrebbe il rischio di ingaggiare un braccio di ferro interno che, nel momento in cui si devono affrontare temi come legge elettorale e Jobs act, si vorrebbe evitare. E analogo è il discorso in FI: Bruno è voluto da una parte consistente del partito ed è uno dei pochi azzurri su cui convergono le simpatie di altre forze politiche. Così, nell'incontro tra Renzi e Berlusconi avrebbero deciso di insistere sul "ticket" cercando di allargare il più possibile la platea dei votanti.

I numeri di Sel, Lega e M5S 
La "mission" di questi 5 giorni è infatti quella di convincere Lega e Sel a convergere. Nonostante chiedano contropartite, non solo sul piano della legge elettorale. Il Carroccio vuole un proprio esponente al Csm. E analoga è la richiesta di Sel che punta tutto su Paola Balducci a Palazzo dei Marescialli, voluta dalla presidente dei senatori Loredana De Petris. Se il "ticket" reggerà alla prova del voto segreto di martedì anche grazie ai 67 di Lega (35) e Sel (32), bene. Altrimenti è allo studio un piano B che punterebbe su ‘tecnici’: ipotesi caldeggiata dai parlamentari M5S (144) che per ora, invece, bocciano la "combine" imposta da Pd e FI.  E a questo proposito circolano molti nomi tra cui quelli dei costituzionalisti Stefano Ceccanti e Giovanni Guzzetta.