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ITALIA

La storia

Strage di Viareggio: dodici anni fa 32 vittime nel rogo

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Risale al 29 giugno del 2009 la strage ferroviaria di Viareggio, costata la vita a 32 persone.

LA NOTTE DELLA TRAGEDIA - Alle 23,48 di quel giorno un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria di Viareggio. Una delle cisterne che trasportano Gpl si rovescia su un fianco e da un grosso foro fuoriesce gas. Pochi minuti piu' tardi, una violentissima esplosione: la zona della citta' piu' colpita e' quella di via Ponchielli, quasi completamente rasa al suolo. Morirono in 32 ma il decesso di molti avvenne nei giorni successivi al disastro a causa delle ustioni riportate.

LE INDAGINI - La procura di Lucca apre un'inchiesta per verificare le cause del deragliamento e accertare eventuali responsabilita'. Quattro anni dopo, nel luglio 2013, il gup di Lucca, Alessandro Dal Torrione, rinvia a giudizio 33 imputati, persone fisiche e giuridiche. Tra questi, Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Fs e Rfi, Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia.

IL PROCESSO DI PRIMO GRADO - Il dibattimento si apre nel novembre 2013 nel polo fieristico di Lucca trasformato per l'occasione in aula di tribunale. I capi di imputazione piu' gravi sono quelli di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e violazione delle normative sulla sicurezza. Dopo tre anni di udienze, nel settembre 2016 dai pm giungono le richieste di condanna: 16 anni di reclusione per Mauro Moretti, 15 anni per Elia. Per quanto riguarda le societa' coinvolte, i pm chiedono ingenti risarcimenti a carico di Ferrovie dello Stato, Trenitalia, Fs logistica, Gatx Rail Austria (societa' titolare del carro che deraglio' e prese fuoco) e delle officine Jugenthal di Hannover (dove fu fatta la manutenzione dell'asse del vagone). Il 31 gennaio 2017 la sentenza di primo grado: oltre venti su 33 gli imputati che vengono condannati. Sette anni a Moretti, 7 anni e mezzo a Elia e a Soprano. Condanne anche per i dirigenti delle societa' austriache e tedesche coinvolte nel procedimento.

L'APPELLO A FIRENZE - Quasi due anni dopo, il 13 novembre 2018, inizia il processo d'appello a Firenze, sul quale incombe lo 'spettro' della prescrizione: l'11 febbraio 2019 l'accusa conclude la sua requisitoria, chiedendo una condanna a 15 anni e 6 mesi per Moretti - il quale annuncia di rinunciare alla prescrizione -, a 14 anni e mezzo per Elia e a 7 anni e mezzo per Soprano. Chiesta anche la condanna delle societa' straniere, seppur con una revisione delle pene legata ad alcuni reati prescritti. Il 20 giugno, la Corte d'appello di Firenze emette la sua sentenza: confermata la condanna a 7 anni inflitta in primo grado a Moretti, 6 anni a Elia e Soprano, condanne per gli imputati stranieri, assoluzione per alcuni dirigenti Rfi.

LA PAROLA ALLA CASSAZIONE - Il 2 dicembre 2020, in piena emergenza Covid, il processo sulla strage di Viareggio arriva al vaglio della Cassazione: udienze a porte chiuse, proprio per assicurare il rispetto delle misure attuate per far fronte alla pandemia, familiari in collegamento da Viareggio con i propri avvocati per avere notizie in tempo reale su quanto avviene al 'Palazzaccio'. Il sostituto pg Pasquale Fimiani, al termine della sua requisitoria, chiede un nuovo processo per Moretti e altri 3 imputati (Francesco Favo, ex responsabile certificazioni sicurezza Rfi, condannato in appello a 4 anni; gli ex dirigenti Rfi Giovanni Costa e Giorgio De Marco, assolti in appello) sollecitando l'annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado per queste sole 4 posizioni. Per quanto riguarda gli altri ricorsi, invece, il pg ne chiede il rigetto, e, dunque, la conferma delle condanne.

LA SENTENZA DELLA SUPREMA CORTE - La sera dell'8 gennaio 2021 arriva la sentenza della Suprema Corte, che amareggia i familiari delle vittime e soddisfa i difensori dei principali imputati, l'ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi: la Cassazione dichiara prescritti i reati di omicidio colposo e dispone un appello-bis sul disastro ferroviario. Se per Elia (condannato in appello a 6 anni) e Moretti (per cui i giudici di secondo grado avevano confermato la condanna a 7 anni) la Corte d'appello di Firenze, in sede di rinvio, dovra' tornare a valutare nel merito profili di colpa, per altre posizioni - tra cui quella dell'ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano (condannato in appello a 6 anni) e di alcuni imputati stranieri - il nuovo processo riguardera' soltanto la rideterminazione della pena, in conseguenza all'intervenuta prescrizione dell'omicidio colposo, conseguente all'esclusione - sancita dalla Corte - dell'aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

"La decisione assunta dalla Corte ha confermato, in primo luogo, l'esistenza del reato di omicidio colposo plurimo. Tale reato, con l'eccezione dell'imputato che aveva rinunciato alla prescrizione, e' stato dichiarato prescritto in quanto esclusa la circostanza aggravante della violazione delle norme di prevenzione sui luoghi di lavoro", spieghera' la Cassazione con una nota qualche ora dopo la lettura del dispositivo, e dalla quale si evince che la prescrizione del reato non riguarda la posizione di Moretti, che, nel giudizio di secondo grado, vi aveva rinunciato.

Assolte "perche' il fatto non sussiste" le societa' Gatx Rail Austria GmbH, Gatx Rail Germania GmbH, Jungenthal Waggon GmbH, Trenitalia, Mercitalia Rail ed Rfi, in relazione all'illecito previsto dall'articolo 25-septies del decreto legislativo 231/2001 sulle norme in materia di responsabilita' amministrative delle persone giuridiche. "Siamo molto soddisfatti", commenta l'avvocato Carla Manduchi, dello studio legale Stile, difensore di Rfi, mentre secondo il difensore di Moretti, il professor Franco Coppi, quello di oggi e' un verdetto che "colpisce in modo radicale la sentenza d'appello: di fronte alla catastrofe che quella sentenza rappresentava mi pare che la Cassazione abbia rimesso molte cose a posto". Dure, invece, le parole di Marco Piagentini, presidente dell'associazione 'Il mondo che vorrei', costituita dai familiari delle vittime: "Oggi tutto il Paese ha perso. Con la parola prescrizione e' stato dato un colpo di spugna a tutto quello che e' il lavoro fatto fino ad oggi e la ricerca della verita' e della giustizia".