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MONDO

La donna condannata a morte per apostasia

Sudan, liberazione di Meriam, il governo fa un passo indietro: "Decisione della magistratura"

Dopo la dichiarazione del sottosegretario degli Esteri "libera tra pochi giorni", arriva la precisazione del ministro degli Esteri: "La scarcerazione dipende dall'esito del ricorso presentato in Corte d'appello"

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Meriam e il marito
La liberazione di Meriam, la giovane donna cristiana sudanese condannata a morte per apostasia, non sembra più cosi vicina. Il Sudan fa un passo indietro dopo che ieri il sottosegretario agli esteri del paese aveva annunciato la sua imminente liberazione.

Il ministro degli Esteri precisa: la sua scarcerazione dipende dall'esito del ricorso ricorso dei suoi avvocati in Corte d'appello. In un comunicato, viene confermato quanto detto dal sottosegretario e cioè che "gli
avvocati hanno presentato un ricorso e se verrà accettato dalla Corte, Meriam sarà scarcerata". Tuttavia, precisa il comunicato al contrario di quanto hanno riferito diversi media estrapolando le dichiarazioni del sottosegretario, in realtà "il governo non interferisce nel lavoro della magistratura perché è un organo indipendente".

La sorte di Miriam, in carcere da febbraio, dipende insomma dalla Magistratura. C'è ancora confusione sul destino della giovane donna nonostante la mobilitazione internazionale

Il marito "non so nulla"
Anche il marito Daniel Ibrahim conferma di non sapere nulla della sua liberazione. "Non mi mi ha contattato nessun funzionario", ha detto alla Bbc, "ho sentito la notizia dai media". Meriam pochi giorni fa ha partorito in cella la sua bambina, la secondogenita della coppia. Un parto difficile, racconta il marito, la donna era incatenata. In cella con lei anche l'altro figlio.

La storia
La triste vicenda di Meriam, 27 anni, è cominciata lo scorso febbraio con la denuncia da parte di un parente. La colpa della donna: aver rinnegato la fede musulmana del padre e aver sposato un uomo cristiano nel 2011. Per questo il tribunale di Khartoum l'ha condannata all'impiccagione per 'apostasia'. Non solo, il suo matrimonio viene annullato perché contrario alla sharia, la legge islamica in vigore in Sudan dal 1983.

La condanna
E lei, che ha già un figlio di quasi due anni, viene condannata anche a 100 frustate per adulterio. Già incinta di otto mesi, Meriam finisce in carcere con il piccolo Martin. Subito comincia una mobilitazione internazionale, dalla Gran Bretagna all'Italia, in sostegno della donna cresciuta come cristiana ortodossa, religione della madre, mentre il padre, musulmano, aveva abbandonato presto la famiglia.