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MONDO

Il caso

Sudan: è nata in carcere la bimba di Meriam, la donna cristiana condannata a morte per apostasia

La donna sudanese resta in cella. Il tribunale ha però rinviato l'esecuzione della pena per due anni, a partire dalla data della nascita: i legali hanno presentato ricorso

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Meriam e il marito
​Meriam, la 27enne sudanese condannata all'impiccagione per apostasia, cioè per aver rinunciato alla religione musulmana in favore di quella cristiana, ha dato alla luce una bambina. La piccola è nata nell'ospedale della prigione in cui è detenuta dal 17 febbraio. La donna aveva già avuto un altro figlio, Martin, 22 mesi, che è rimasto in prigione con lei a Khartoum. 

Il marito Daniel Wani la scorsa settimana aveva denunciato le precarie condizioni di salute della donna, che veniva tenuta incatenta, nonostante fosse incinta. Il parto è avvenuto con alcuni giorni di anticipo rispetto al previsto. I suoi avvocati hanno chiesto che Meriam possa adesso essere visitata da un medico di fiducia. 

La condanna
Meriam Ibrahim è stata condannata a morte il 15 maggio da un tribunale di Khartoum. Le accuse a suo carico sono di apostasia e adulterio: il giudice non ha riconosciuto il suo matrimonio celebrato nel 2011 con Wani, un cristiano. Secondo la legge, Meriam potrà allattare per due anni, prima che la sentenza venga eseguita. Gli avvocati hanno presentato ricorso presso la Corte d'Appello di Bahri e Sharq Al Nil. Se il ricorso non otterrà risultato, i legali stanno progettando di esplorare nuove strade, e portare il caso alla Corte Suprema del Sudan e la Corte Costituzionale.

La campagna di solidarietà in rete
Intanto non non si arresta la campagna internazionale per Meriam. Il caso ha fatto nascere una gara di solidarietà sui social network di tutto il mondo.

Italians for Darfur
La notizia del parto è stata comunicata su Twitter da Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, l'ONG che segue in prima linea la vicenda e ha promosso un appello per chiedere la liberazione della giovane donna. Ma la nascita della piccola, aggiunge Napoli, "è un segno di speranza". "Mamma e piccola sono ora nell'ala ospedaliera del carcere", si legge ancora sulla pagina Facebook di Italians for Darfur. "È escluso, al momento, che possano lasciare la prigione. È per questo che la nostra battaglia continua. E non si fermerà fino a quando Meriam e i suoi bambini potranno tornare a casa".