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MONDO

Condannato in Italia per 4 omicidi

Svolta sul caso Battisti, rischia l'espulsione dal Brasile. I legali: "Faremo ricorso"

La Giustizia federale brasiliana ha accolto la richiesta della Procura di annullare l’atto del governo che aveva concesso il soggiorno a Battisti. Potrebbe essere espulso verso Francia o Messico

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(Ansa)
Riesplode il caso di Battisti. L'ex terrorista sarà probabilmente espulso dal Brasile, verso il Messico o la Francia, i paesi attraverso i quali Battisti passò dopo la fuga in Italia e prima di arrivare in Brasile nel 2004. La Giustizia federale brasiliana ha infatti accolto la richiesta della Procura Federale di considerare nullo l'atto del governo che aveva concesso il soggiorno all’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato in Italia, in contumacia, per quattro omicidi. Nel 2009 Battisti aveva ottenuto lo status di rifugiato politico e come ultimo atto del suo governo Lula aveva rifiutato la richiesta di estradizione proveniente dall'Italia poi negata definitivamente dalla Corte Costituzionale brasiliana nel 2011. La decisione della magistrata ribalta ora la situazione, nega il rinnovo del visto a Battisti che quindi deve essere espulso.

Espulsione, non estradizione
'Si tratta del caso di un cittadino straniero con una situazione irregolare che, in quanto condannato per crimini nel suo Paese di origine, non ha diritto a rimanere in Brasile. Pertanto annullo l'atto di concessione della residenza di Cesare Battisti in Brasile e chiedo che venga applicato il procedimento di espulsione'', ha sentenziato la giudice federale Adverci Rates Mendes de Abreu che sottolinea che però non vanno confusi gli istituti di espulsione ed estradizione.

Legali di Battisti: "Faremo ricorso"
"Non prendiamo nemmeno in considerazione l'ipotesi di un'espulsione dal Brasile"I legali brasiliani di Cesare Battisti hanno annunciato che ricorreranno contro la sentenza della giudice federale. "Non compendiamo come la sentenza tenti di modificare una decisione della Corte costituzionale e del Presidente della Repubblcia".

Alberto Torregiani: "Chiederemo estradizione prima che scappi"
"Non dobbiamo aspettare che Cesare Battisti vada in Messico o Francia, per rifare tutto'' il processo per l'estradizione: Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac, chiede un intervento del Governo alla notizia che il terrorista, condannato in Italia fra l'altro per l'omicidio di suo padre, dovrebbe essere espulso dal Brasile. "Se non lo vogliono più ce lo prendiamo noi'' ha aggiunto. Torregiani, paralizzato da quando è stato colpito nella sparatoria in cui è morto il padre Pierluigi nel 1979, spera che dopo una lunga battaglia sia questa la migliore occasione per ripetere la richiesta di estradizione fino ad ora respinta dal Brasile. "Non credo che la Farnesina voglia fare un buco nell'acqua. Questa volta - ha osservato - non possiamo fare passi falsi. O vogliamo fare l'ennesima figura da pecore?".

Le reazioni
Arrivano su twitter le reazioni del mondo politico italiano. "Speriamo che la decisione del giudice federale brasiliano sull'estradizione di Battisti metta fine alla latitanza ingiusta e dorata di un omicida". Scrive il segretario del Psi, Riccardo Nencini. Commenta Giorgia Meloni: "La Corte federale brasiliana ha ordinato l'espulsione di un criminale e di un assassino come Battisti. Lo aspettiamo a braccia aperte".
Interviene anche il Governatore della Lombardia Roberto Maroni: "È una buona notizia, ma a metà, perché potrebbe non arrivare in Italia. Ma il fatto che venga espulso è già una buona notizia". Si augura che non venga estradato in Francia, ''perché vorrebbe dire che non sarebbe poi estradato in Italia, visti i precedenti.

Dalla fuga in Italia allo status di rifugiato politico
Arrestato nell'ambito di un'operazione antiterrorismo, nel 1981 evade dal carcere di Frosinone e fugge a Parigi. Poi si traferisce in Messico per poi tornare in Francia. Appena giunto Oltralpe Battisti viene arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia nega l'estradizione e lui torna in libertà. Nel 2004 arrivò in Brasile dove nel 2007 venne arrestato a Rio de Janeiro ma l'ex presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva respinse la richiesta di estradizione presentata dall'Italia e, come ultimo atto del suo mandato, gli concesse lo status di rifugiato politico.