ITALIA
I movimenti chiedono la chiusura
Taranto, tensioni al passaggio del corteo davanti all'ex Ilva. Sassi e bottiglie contro poliziotti
Protesta nazionale contro l'inquinamento dell'ex Ilva (ora Arcelor Mittal). I manifestanti chiedono, oltre alla chiusura degli impianti, la bonifica con il reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio
Momenti di tensione al corteo dei movimenti che chiedono la chiusura dell'ex Ilva a Taranto. In prossimità delle portinerie dei tubifici del siderurgico, sono stati lanciati dei fumogeni e il corteo ha avuto uno sbandamento interrompendo la marcia. Gli agenti delle forze di polizia si sono quindi ridispiegate, posizionando gli scudi per prevenire possibili ulteriori disordini. I manifestanti chiedono, oltre alla chiusura dell'ex Ilva, la bonifica con il reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio.
Al passaggio del corteo ambientalista davanti all'Ilva alcune persone dei circa mille manifestanti hanno lanciato sassi e bottiglie di vetro vuote contro i poliziotti che presidiano la zona, senza colpirli. Un'azione che è stata stigmatizzata da altri partecipanti alla marcia organizzata da cittadini e movimenti.
Alcuni manifestanti hanno lanciato fumogeni e petardi contro i cancelli del Siderurgico. La zona è
sorvolata da elicotteri delle forze dell'ordine. Ci sono poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, ma non si registrano altri disordini.
Secondo i manifestanti, "la provocazione è quella del governo che viene a Taranto con 5 ministri e pensa di prenderci in giro. Basta, si raccontano bugie. Non ci fidiamo dei ministri. "Questa - ha detto dal megafono uno dei promotori - è una città che risponde, che non molla di fronte a tutto e a tutti. Devono capire che l'impianto va chiuso".
Davanti allo stabilimento si sono alternati gli interventi dei portavoce delle associazioni. Un attivista ha precisato che "oggi non è neanche l'inizio di quello che vogliamo fare. Solo bloccando la produzione avremo soddisfazione. Con l'iniziativa di oggi richiamiamo l'attenzione. Dobbiamo essere in tanti. È ora che si programmi anche una settimana di manifestazioni come abbiamo fatto agli inizi degli anni Ottanta contro le centrali nucleari".
Al passaggio del corteo ambientalista davanti all'Ilva alcune persone dei circa mille manifestanti hanno lanciato sassi e bottiglie di vetro vuote contro i poliziotti che presidiano la zona, senza colpirli. Un'azione che è stata stigmatizzata da altri partecipanti alla marcia organizzata da cittadini e movimenti.
Alcuni manifestanti hanno lanciato fumogeni e petardi contro i cancelli del Siderurgico. La zona è
sorvolata da elicotteri delle forze dell'ordine. Ci sono poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, ma non si registrano altri disordini.
Secondo i manifestanti, "la provocazione è quella del governo che viene a Taranto con 5 ministri e pensa di prenderci in giro. Basta, si raccontano bugie. Non ci fidiamo dei ministri. "Questa - ha detto dal megafono uno dei promotori - è una città che risponde, che non molla di fronte a tutto e a tutti. Devono capire che l'impianto va chiuso".
Davanti allo stabilimento si sono alternati gli interventi dei portavoce delle associazioni. Un attivista ha precisato che "oggi non è neanche l'inizio di quello che vogliamo fare. Solo bloccando la produzione avremo soddisfazione. Con l'iniziativa di oggi richiamiamo l'attenzione. Dobbiamo essere in tanti. È ora che si programmi anche una settimana di manifestazioni come abbiamo fatto agli inizi degli anni Ottanta contro le centrali nucleari".