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ITALIA

L'analisi

Tariffe, la Cgia di Mestre: "Italia tre le più care d'Europa. Dal 2010 prezzi su del 20%"

Peggio di noi solo la Spagna (+23.7%), a fronte di una media europea del +11.8%. Boom per rifiuti e acqua, in controtendenza solo la telefonia che segna -15%

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Tra il 2010 e il 2014 solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate più delle nostre. Se a Madrid l’aumento medio è stato del 23,7%, in Italia l’incremento è stato del 19,1%. L’area Euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell’11,8%. I calcoli sono stati effettuati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Inoltre nell’ultimo anno, a seguito del passaggio dalla Tares alla Tari, gli italiani hanno pagato il 12,2% in più, contro una inflazione che è aumentata solo dello 0,3%.

Il confronto mette in risalto che tra i grandi Paesi d’Europa la Francia ha registrato un rincaro medio del 12,9 mentre la Germania ha segnato un ritocco all’insù dei prezzi solo del 4,2. L’area dell’euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell’11,8%: oltre 7 punti percentuali in meno rispetto al nostro Paese.

Se si guarda invece alle singole voci di spesa, invece, si scopre che negli ultimi 10 anni, a fronte di un incremento dell’inflazione che in Italia è stato del 20,5%, l’acqua è aumentata del 79,5, i rifiuti del 70,8, l’energia elettrica del 48,2, i pedaggi autostradali del 46,5, i trasporti ferroviari del 46,3, il gas del 42,9, i trasporti urbani del 41,6, il servizio taxi del 31,6 e i servizi postali del 27,9.

Tra tutte le voci analizzate, solo i servizi telefonici hanno subito un decremento del -15,8%.

Per il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, "nel nostro Paese i rincari maggiori hanno interessato le tariffe locali. Se per quanto concerne l’acqua i prezzi praticati rimangono ancora adesso tra i più contenuti d’Europa, gli aumenti registrati dai rifiuti sono del tutto ingiustificabili. A causa della crisi economica - continua - negli ultimi 7 anni c’è stata una vera e propria caduta verticale dei consumi delle famiglie e delle imprese: conseguentemente è diminuita anche la quantità di rifiuti prodotta". Pertanto, secondo Bortolussi, "con meno spazzatura da raccogliere e da smaltire, le tariffe dovevano scendere, invece, sono inspiegabilmente aumentate. Si pensi che nell’ultimo anno, a seguito del passaggio dalla Tares alla Tari, gli italiani hanno pagato addirittura il 12,2% in più, contro una inflazione che è aumentata solo dello 0,3".

L’analisi di Bortolussi si conclude esaminando le cause che hanno incrementato le altre voci tariffarie. "Gli aumenti del gas hanno sicuramente risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio - rileva - mentre l’energia elettrica dell’andamento delle quotazioni petrolifere e dell’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, sono stati condizionati dagli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va nemmeno dimenticato che molti rincari sono riconducibili anche al peso fiscale che grava sulle tariffe che, purtroppo, da noi tocca punte non riscontrabili nel resto d’Europa".

Inoltre, conclude il segretario della Cgia, "nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito sensibili miglioramenti. Speriamo che la riduzione del prezzo del petrolio registrata in questi ultimi mesi comporti per l’anno venturo una contrazione delle tariffe, soprattutto di luce, gas e trasporti che sono le principali voci di spesa che gravano sui bilanci delle famiglie e delle piccole imprese italiane".