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ITALIA

Terrorismo, Pm chiede giudizio immediato per Moutaharrik. Trovato "pugnale da combattimento"

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Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Enrico Pavone hanno chiesto il processo con rito immediato nei confronti di quattro presunti militanti vicini all'Isis, arrestati lo scorso 28 aprile in Lombardia. Sono il campione di kick boxing marocchino Abderrahim Moutaharrik, 27 anni, da tempo residente a Lecco con la moglie Salma, il connazionale Abderrahmane Khachia, 23 anni, residente in provincia di Varese, fratello di un "martire" dell'Isis, e Wafa Koraichi, 24 anni, sorella di un aspirante mujahidin che con la moglie italiana e i 3 figli sarebbero partiti circa un anno fa per la Siria.

Moutaharrik è il personaggio chiave dell'inchiesta milanese: secondo i magistrati milanesi, il marocchino - un campione di kick boxing particolarmente noto in Svizzera da anni residente a Lecco - voleva diventare un "martire di Allah" ed era pronto a farsi esplodere in un luogo simbolo di Roma, il Vaticano o l'ambasciata di Israele.

Dalle indagini è emerso come, poco prima dell'arresto, avesse ottenuto una "tazkia", ossia una raccomandazione necessaria per essere arruolato tra i combattenti del Califfo. A procurargliela sarebbe stato Mohamed Koraici, altro marocchino colpito da un ordine di arresto ma irreperibile da anni: nel gennaio 2015 l'uomo lasciò la propria residente di Bulciago, paesino in provincia di Lecco, per raggiungere la Siria insieme alla moglie, l'italiana Alice Brugnoli, e ai 3 figli della coppia, di 6, 4 e 2 anni.

Koraici sarebbe dunque l'intermediario tra Moutaharrik e i vertici dell'autoproclamato Califfato. "Se fai un attentato, è una cosa grande", lo esorta in una delle conversazioni intercettate dagli inquirenti milanesi. Sempre Koraici avrebbe trasmesso a Moutaharrik quel "poema bomba" scritto da un alto rappresentante dell'autoproclamato Califfato (probabilmente un principe) in arabo dotto contenente precise istruzioni su come compiere un attentato.

Koraici è latitante dal gennaio 2015 insieme alla moglie e proprio per questo la loro posizione è stata stralciata dal fascicolo di indagine e non fa parte della richiesta di processo immediato. In contatto con Koraici era anche sua sorella Wafa: la donna, classe 1992, è da anni residente a Baveno, sulla sponda piemotese del Lago Maggiore, e il suo nome compare nella richiesta di immediato presentato dai magistrati milanesi dell'antiterrorismo. Nel blitz del 28 aprile scorso era finito in carcere anche Abderrhmane Khachia, altro marocchino residente da anni a Brunello, provincia di Varese. Suo fratello, Oussama Khachia, è stato un foreign fighter del cosiddetto "Califfato". Era stato espulso dall'Italia nel gennaio 2015 ed è morto in Siria mentre combatteva per le milizie di Al Baghdadi.

Trovato "pugnale da combattimento"
Nelle perquisizioni seguite al suo arresto nell'aprile scorso, gli investigatori hanno trovato nell'abitazione di Abderrahim Moutaharrik un "pugnale da combattimento" simile a quello usato nelle esecuzioni effettuate dagli uomini dell'Isis. Il nuovo presunto elemento di prova a carico del giovane campione di boxe thailandese accusato di legami con la jihad emerge da un'annotazione delle forze dell'ordine agli atti della Procura.

"Di particolare interesse - si legge nella nota della Digos datata 8 settembre 2016 - è stato anche il ritrovamento di un 'pugnale da combattimento', custodito nell'apposita custodia ed occultato chiaramente all'interno di uno zaino posto sotto il materasso nell'apposito vano del letto; l'arma bianca, in eccellente stato di conservazione e atta all'uso, è simile a quella brandeggiata da un miliziano del califfato, in prossimità del collo di una persona condannata come 'traditore dello stato isalmico' e decapitata che si rileva in un filmato rinvenuto registrato e memorizzato all'interno del Samsung di Moutaharrik ed inviatogli attraverso la piattaforma 'Telegram' da un anonimo interlocutore".